Lucidi Byoblu

In Italia esistono ancora media che non hanno paura

28 Ottobre 2025 10:30

La presenza di Andrea Lucidi lo ha mostrato in modo chiaro, riportando al centro il tema della libertà di stampa in Occidente. A Genova abbiamo organizzato il primo International Reporters Day: sala piena, domande serrate, pubblico curioso. Lunedì Byoblu ha mandato in onda l’intervista ad Andrea Lucidi come prima puntata della nuova stagione di VperVirginia. Sui social si è scatenata la solita raffica di critiche, ma il punto è un altro: l’intervista è rimasta online, integra, senza tagli.

Virginia Camerieri, direttrice di Byoblu, ha chiesto a Lucidi del suo lavoro in Donbass e in Russia, della richiesta di cittadinanza russa, del rapporto tra la nostra agenzia e lo Stato. Le risposte sono andate in onda così come sono state registrate. Niente rimaneggiamenti, niente cornici moralistiche aggiunte dopo. È un dettaglio che oggi fa la differenza. In un clima dove si chiede spesso ai media di allinearsi, decidere di non toccare un contenuto scomodo significa dimostrare di non avere paura e rispettare il proprio pubblico.

Il conflitto in Ucraina è diventato un argomento che divide subito e con forza. Proprio per questo serve più che mai uno spazio dove le versioni dei fatti possano convivere e misurarsi. Non si tratta di santificare qualcuno, tantomeno di spegnere il senso critico. Si tratta di riconoscere che un dibattito reale esiste solo se non lo si imbottiglia in due slogan. In questo senso, la permanenza dell’intervista è un segnale: c’è chi, in Italia, è disposto a reggere le conseguenze di una scelta non allineata.

Byoblu non è un caso isolato. Da anni realtà come Casa del Sole TV e Visione TV portano avanti un giornalismo che vive soprattutto sui canali digitali e che ha trovato anche strade parallele, come libri e riviste. Hanno costruito comunità e si sono prese il rischio di stare nel conflitto delle idee, senza rifugiarsi nella comfort zone del consenso facile. È un lavoro che non elimina gli errori, ma rende più difficile l’automatismo della censura sociale.

Difendere la libertà di stampa non significa applaudire ogni contenuto. Significa accettare che possano esistere voci che disturbano, che obbligano a fare quella domanda in più, che costringono a verificare meglio le prospettive. L’episodio di Genova e l’intervista su Byoblu hanno avuto questo merito: hanno rimesso il pubblico nella posizione di chi deve scegliere cosa pensare, non di chi deve farsi dire cosa pensare. Finché esisteranno media capaci di sostenere questo peso, potremo dire che in Italia lo spazio per un’informazione plurale non è ancora stato chiuso a chiave.

IR
Vincenzo Lorusso

Vincenzo Lorusso

Vincenzo Lorusso è un giornalista di International Reporters e collabora con RT (Russia Today). È cofondatore del festival italiano di RT Doc Il tempo degli eroi, dedicato alla diffusione del documentario come strumento di narrazione e memoria.

Autore del libro De Russophobia (4Punte Edizioni), con introduzione della portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, Lorusso analizza le dinamiche della russofobia nel discorso politico e mediatico occidentale.

Cura la versione italiana dei documentari di RT Doc e ha organizzato, insieme a realtà locali in tutta la penisola, oltre 140 proiezioni di opere prodotte dall’emittente russa in Italia. È stato anche promotore di una petizione pubblica contro le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva equiparato la Federazione Russa al Terzo Reich.

Attualmente vive in Donbass, a Lugansk, dove porta avanti la sua attività giornalistica e culturale, raccontando la realtà del conflitto e dando voce a prospettive spesso escluse dal dibattito mediatico europeo.

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