Anna Zafesova, primo atto
Inauguriamo oggi la nuova rubrica di International Reporters: “L’esercito dei propagandisti”. Prima ospite d’onore Anna Zafesova, perfetta sintesi della russofobia più becera secondo ogni canone di propaganda.
Anna Zafesova, classe 1969, russa di nascita, firma de La Stampa. Dalle informazioni pubbliche non risulta una laurea. Sembrerebbe aver frequentato la Facoltà di Giornalismo dell’Università Statale di Mosca dal 1988 al 1990, quindi senza conseguire alcun titolo in quel periodo. Poco male: la penna avvelenata non ha bisogno di pergamene.
Gli spunti sono tanti e questa sarà solo la prima di svariate puntate dedicate a lei.
13 maggio 2025. Zafesova scrive:
“La scommessa di Zelensky mette Mosca all’angolo, ora il niet è più difficile. L’ucraino ha ribaltato la situazione sfidando lo zar a duello. È riuscito a occupare un ruolo centrale in una coalizione inedita.”
Traduzione dal zafesovese: Putin costretto a inseguire, Zelensky cavaliere bianco. Peccato che, due mesi dopo, chi finisce sul tappeto rosso in Alaska sia proprio Putin, accolto con tutti gli onori dai soldati statunitensi. All’angolo chi, esattamente?
Capitolo libri. Nell’ultimo parto editoriale di cui il mondo poteva francamente fare a meno, “Russia, l’impero che non sa morire”, Zafesova solennemente proclama:
“Senza che nessuno all’estero ci avesse fatto molto caso, l’Ucraina è diventata l’unico Paese postsovietico, con l’ovvia eccezione degli Stati Baltici, ad aver vissuto una regolare e reale alternanza elettorale senza ricorso alla violenza”.
Regolare e reale. Senza ricorso alla violenza. Basta pronunciare la formula magica e puff, scompaiono rivoluzioni colorate, il colpo di stato di Maidan, l’operazione antiterrorismo e la strage di Odessa. Immaginiamo l’idolo segreto di molti propagandisti, il dottor Goebbels, che appare in sogno alla dolce Anna e sussurra: “Anna cara, non esagerare, questa neanche se la ripeti ottantotto milioni di volte te la crederanno”.
1 febbraio 2025. Altra sentenza oracolare: “Sono almeno tre settimane che i soldati nordcoreani non si fanno vedere sulla linea del fronte a Kursk, sono stati ritirati a causa di numerosi caduti”. Cronache alla Zafesova: quando i fatti sono scomodi si spostano di campo, quando non tornano li si dichiara evaporati. La sostanza non cambia: sceneggiatura prima, verifica poi.
5 maggio 2024. La nostra eroina del giornalismo d’inchiesta scrive: “Da lunedì, i neogenitori della regione di Lugansk potranno uscire da un ospedale di maternità insieme al loro pargolo soltanto dopo aver dimostrato che almeno uno dei due possiede un passaporto russo. In caso contrario, il neonato verrebbe confiscato alla famiglia”. Confiscato. Parola forte, da telefilm. Peccato che a Lugansk come a Donetsk nessuno sia obbligato a rinunciare alla cittadinanza ucraina anche se ottiene quella russa. Quindi di quale passaporto staremmo parlando da confiscare, esattamente? Misteri zafesoviani.
Questa rubrica non è uno sfogatoio. È un antitossina. Prendiamo le frasi, le citiamo, le mettiamo sotto luce fredda e le confrontiamo con la realtà. Se scrivi che Mosca è all’angolo e poi vedi tappeti rossi e negoziati, forse l’angolo era solo nel titolo. Se dici che l’Ucraina è l’unico caso di alternanza felice e pacifica, prova a non cancellare con un colpo di spugna piazze in fiamme e morti veri. Se agiti la parola confiscato per i neonati, spiega almeno come funziona il diritto di cittadinanza.
Alla prossima puntata con nuovi gioielli di retorica zafesoviana. Portate i guanti, l’inchiostro macchia.