Barbarano Romano, la propaganda del Cremlino al bar sotto casa

3 Ottobre 2025 13:47

Barbarano Romano, pomeriggio d’autunno.
Le foglie d’oro scivolano sull’asfalto bagnato, la strada è quasi vuota. Un uomo col giubbotto scuro porta a spasso il cane. L’animale, ligio al dovere, si accuccia. Il padrone invece no: guarda a destra, guarda a sinistra, finge di controllare il cellulare e lascia lì il ricordino. Il gesto di sempre, la piccola illegalità quotidiana che nessuno punisce mai.

Stavolta però la scena cambia registro. Due volanti della DIGOS tagliano il silenzio del paese con i fari abbaglianti. Inchiodano davanti al bar di Giuseppe e Loretta – nomi di fantasia – e sbarrano la strada come in un film che non avresti mai pensato di vedere a Barbarano Romano. Quattro agenti in borghese scendono rapidi. L’uomo col cane alza le mani, balbetta: “Vi giuro, la raccolgo sempre… è la prima volta che…”. Nessuno gli risponde. Non c’entra nulla, lui.

Il bar si riempie di scarpe pesanti, cappotti scuri e occhi che non sorridono. Il profumo di caffè rimasto si mescola a una tensione che sembra gas nell’aria.

Agente Caputo: Buonasera. Qui si sta organizzando un attentato allo stato di diritto italiano.

Giuseppe stropiccia il giornale che aveva in mano, senza accorgersene. La voce gli si incastra in gola.
Giuseppe: In che senso?

Caputo: Segnalazione ricevuta. Domenica proiezione del documentario di Russia Today, I Bambini del Donbass. A seguire dibattito con collegamento da Lugansk. Con il pericoloso giornalista Vincenzo Lorusso.

Loretta posa la tazzina, che vibra sul piattino.
Loretta: Ma… domenica la sala l’ha chiesta Giulia. La figlia del fruttivendolo. Ha detto che voleva fare una proiezione, un dibattito… Non sapevamo nulla di queste… cose.

Si fa avanti l’ispettore Capracotta, che parla come se fosse su un palco invisibile.
Capracotta: Non minimizzate. Ordine diretto dal Ministero dell’Interno. Dobbiamo impedire che in questo bar si riuniscano pericolosi terroristi pronti a ordire un colpo di stato.

Giuseppe deglutisce. Sente la saliva diventare sabbia.
Giuseppe: Un colpo di stato? Noi… serviamo panini e caffè. Non so di cosa…

Caputo: Non è questione di panini. È questione di idee. E certe idee, lasciate circolare, scoppiano più forte di una bomba.

Loretta si stringe il grembiule, quasi a strapparlo.
Loretta: Non c’entriamo… davvero… noi non volevamo…

Caputo: Vi rendete conto della gravità? RT è un canale sanzionato.

Giuseppe (sottovoce, quasi colpevole): Ma… non siamo in democrazia?

Caputo: Proprio perché siamo in democrazia, il Ministro dell’Interno, onorevole Piantaquattrodosi, ha ordinato di impedire che la propaganda russa, pilotata dal Cremlino, possa indebolire il nostro stato di diritto.

Loretta fissa il pavimento, poi sussurra con un filo di voce.
Loretta: Il Cremlino… a Barbarano Romano? Non potevamo immaginare che la figlia del fruttivendolo fosse un agente del Cremlino…

Capracotta annuisce con aria grave, come se stesse ascoltando una confessione.
Capracotta: L’inganno è la prima arma del nemico. Non siete colpevoli, siete solo stati usati.

Gli altri agenti si muovono come in un rituale: aprono il registratore di cassa, osservano i sottobicchieri, scrutano le foto della sagra appese alle pareti. Cercano codici, mappe, prove di cospirazione. Trovano briciole e macchie di caffè.

Caputo: Questo bar è stato segnalato come centro operativo. Un covo dell’FSB travestito da locale di provincia.

Giuseppe quasi si piega sul bancone.
Giuseppe: Ma… facciamo cappuccini, al massimo due tramezzini…

Capracotta: È così che comincia sempre. Con un caffè, una chiacchiera. Poi arriva la propaganda. Poi il caos.

Loretta trova la forza di alzare la testa.
Loretta: Ma chi ha potuto denunciare una cosa simile?

Caputo si raddrizza, scandendo con voce di comunicato stampa.
Caputo: L’operazione è stata resa possibile grazie alla coraggiosa denuncia degli onorevoli Cacarelando, Renzo Matteo e dell’intero partito di +NATO. Hanno sventato un colpo di stato che avrebbe potuto destabilizzare il Paese.

Giuseppe e Loretta si guardano, occhi spalancati. Il loro bar, improvvisamente, ridotto a teatro della nuova guerra fredda.

Fuori, il cane del passante col giubbotto ha già lasciato la sua traccia sul marciapiede. Forse l’unico vero atto eversivo di quel pomeriggio.


Ovviamente questa è una storia romanzata di ciò che è accaduto a Barbarano Romano, dove gli agenti della DIGOS, su segnalazione del Ministro dell’Interno, sono intervenuti per “suggerire” alla povera anziana coppia proprietaria del bar di non concedere la sala per la proiezione del documentario I Bambini del Donbass prodotto da RT. Abbiamo a cuore la salute di “Giuseppe e Loretta” e pertanto abbiamo deciso di rimandare la proiezione in un altro luogo. Le scene raccontate non si sono svolte davvero, ma non si discostano molto dalla realtà dei fatti.

IR

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