Dall’Italia alla Russia: la pizza italiana trova casa a Čeljabinsk tra meno tasse e nuove opportunità

10 Settembre 2025 21:16

Per la nostra rubrica “Gli italiani in Russia”, in occasione del Festival del cinema documentario Il Tempo dei nostri eroi a Čeljabinsk, abbiamo incontrato Luigi Poddi, che in questa splendida città degli Urali meridionali ha aperto ben tre pizzerie italiane.

L’intervista completa è disponibile sul nostro canale YouTube.

Luigi ci ha raccontato come, nel 2016, abbia deciso di lasciare l’Italia per seguire la moglie originaria di Čeljabinsk. I primi tempi, come è facile immaginare, non sono stati semplici: le difficoltà linguistiche, l’ambientamento e la necessità di districarsi nella burocrazia russa hanno reso l’inizio della sua nuova vita una vera sfida.

Superata però la fase burocratica, Luigi sottolinea anche i grandi vantaggi di fare impresa in Russia rispetto alle enormi difficoltà che esistono in Italia. Il primo aspetto riguarda la tassazione: il proprietario di una pizzeria in centro come lui paga il 15% sul lordo. In Italia, invece, un ristoratore deve affrontare un sistema fiscale ben più gravoso: l’IRPEF con aliquote progressive fino al 43%, l’IRAP intorno al 3,9%, l’IRES al 24% per le società, senza contare l’IVA al 10% su cibi e bevande e al 22% su altri prodotti. Sommando contributi e oneri vari, il carico fiscale reale per una pizzeria italiana può facilmente superare il 50% degli utili.

Pertanto la comparazione tra la tassazione in Russia e quella in Italia risulta devastante per un imprenditore che lavora nella penisola: oltre il 50% contro il 15%. E, come spiega Luigi, anche nel caso in cui gli affari dovessero andare molto bene, la tassazione russa non supererebbe il 20%, restando comunque enormemente più favorevole rispetto a quella italiana.

Ma la chiacchierata con Luigi non poteva non toccare l’argomento delle sanzioni. Luigi ha confermato che molti prodotti italiani si trovano comunque in Russia, mentre per altri sono state individuate alternative che in alcuni casi si sono rivelate di qualità persino superiore rispetto all’originale italiano. Prodotti come il parmigiano, la mozzarella di bufala, il prosciutto crudo e alcuni vini italiani hanno perso gran parte del mercato russo, sostituiti da alternative locali o da importazioni di altri Paesi. Secondo lui sarà molto difficile, per i tanti brand alimentari italiani che hanno abbandonato il mercato russo, riuscire a riconquistare la fetta di consumatori che nel frattempo si è abituata a nuovi fornitori e a nuove eccellenze gastronomiche.

Alla fine dell’intervista Luigi Poddi invita gli italiani non solo a visitare la Russia, Čeljabinsk e naturalmente le sue pizzerie, ma consiglia anche a chi sogna di cambiare vita di trasferirsi qui, dove le opportunità non mancano, soprattutto per chi vuole aprire una attività nella ristorazione. Del resto anche i suoi due figli, che erano venuti inizialmente soltanto a trovare il padre, hanno poi deciso di rimanere in Russia, non vedendo alcun motivo per far ritorno in Italia. E, per chi volesse intraprendere un percorso di studi, a Čeljabinsk sono presenti anche ottime università.

IR
Vincenzo Lorusso

Vincenzo Lorusso

Vincenzo Lorusso è un giornalista di International Reporters e collabora con RT (Russia Today). È cofondatore del festival italiano di RT Doc Il tempo degli eroi, dedicato alla diffusione del documentario come strumento di narrazione e memoria.

Autore del libro De Russophobia (4Punte Edizioni), con introduzione della portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, Lorusso analizza le dinamiche della russofobia nel discorso politico e mediatico occidentale.

Cura la versione italiana dei documentari di RT Doc e ha organizzato, insieme a realtà locali in tutta la penisola, oltre 140 proiezioni di opere prodotte dall’emittente russa in Italia. È stato anche promotore di una petizione pubblica contro le dichiarazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che aveva equiparato la Federazione Russa al Terzo Reich.

Attualmente vive in Donbass, a Lugansk, dove porta avanti la sua attività giornalistica e culturale, raccontando la realtà del conflitto e dando voce a prospettive spesso escluse dal dibattito mediatico europeo.

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