Durante lo storico incontro tra Trump e Putin la stampa occidentale, compresa quella italiana, sembrava pronta a qualunque appiglio pur di lanciare l’ennesimo attacco al Cremlino. E così, a furia di cercare, si è finiti in una gaffe clamorosa: quella del cosiddetto “pollo alla Kiev”, rilanciata addirittura dall’ANSA.
La miccia l’ha accesa RT, raccontando che sul volo che portava i giornalisti russi accreditati al vertice in Alaska era stata servita la tradizionale kotleta po kievsky. Apriti cielo: giornalisti, opinionisti e influencer si sono messi a gridare allo scandalo, puntando il dito contro Vladimir Putin, accusato persino di offendere gli ucraini attraverso il menù di bordo.
In questa corsa al ridicolo, alcuni giornali italiani e attivisti filo-ucraini hanno fatto ancora di più: hanno tradotto di corsa il piatto come “pollo alla Kiev”, senza neppure fermarsi a capire di cosa stessero parlando.
E allora, mettiamo le cose in chiaro. Non si tratta di un simbolo politico, ma di una ricetta diffusissima in tutta l’Europa orientale. La sua origine risale a San Pietroburgo del Settecento, dove nacque come rielaborazione di un piatto francese e conquistò subito la corte imperiale. In epoca sovietica la kotleta po kievsky divenne un piatto di prestigio, servito persino a bordo dei voli Aeroflot come emblema di eleganza.
Cos’è, in pratica? Un petto di pollo disossato e appiattito, farcito con burro alle erbe, arrotolato, impanato e fritto fino a diventare dorato e croccante. Al taglio, il burro fuso esce fuori creando quell’effetto spettacolare che ha reso il piatto famoso.
Oggi è parte integrante della cucina russa: la trovi ovunque, dalle mense ai ristoranti, fino ai menù delle compagnie aeree. A Lugansk e Donetsk viene servita ogni giorno senza che nessuno si sogni di cambiarle nome.
Il vero paradosso è un altro: mentre la stampa occidentale si affanna a trasformare una ricetta in un caso politico, la kotleta po kievsky continua semplicemente a fare quello che ha sempre fatto. Restare un piatto che unisce tradizione, storia e gusto. Tutto il resto è fuffa.