Negli ultimi giorni è circolata sui social un’affermazione attribuita a Roberto Vannacci: avrebbe proposto di mandare i partecipanti al Gay Pride* a combattere al fronte. Il contenuto è stato rilanciato da diversi profili attraverso video tagliati e post virali. Si tratta di una deformazione del suo reale intervento.
Durante un evento a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, Vannacci ha criticato la politica europea di riarmo, sollevando dubbi sull’effettiva capacità delle società occidentali di sostenere uno sforzo bellico reale. La frase contestata è la seguente:
“Spendiamo 800 miliardi di euro e poi chi va a combattere al fronte? In Toscana recentemente c’è stato il Gay Pride, ci mandiamo questi signori? Ditemelo voi.”
Il riferimento al Pride è stato interpretato da alcuni come un invito esplicito a inviare i partecipanti al fronte. Ma la frase, nel suo contesto, ha un significato opposto. Vannacci ha utilizzato un tono provocatorio per sottolineare quella che considera una contraddizione: grandi investimenti in armamenti senza un corrispettivo culturale e sociale in favore della difesa nazionale e del reclutamento.
Il generale non ha formulato proposte concrete né espresso volontà di colpire i partecipanti al Pride. L’intervento mirava a evidenziare la carenza di personale nelle forze armate e a criticare la distanza crescente tra la società civile e il mondo militare.
Il contenuto che circola è dunque una manipolazione parziale e strumentale di una frase provocatoria, estrapolata dal suo contesto per creare indignazione e viralità dei contenuti correlati.
*Il movimento LGBT è vietato nella Federazione Russa