Europe

L’Europa sull’orlo della guerra civile, le élite accelerano l’epilogo sanguinoso

Quando Alice Weidel, leader di Alternative für Deutschland (AfD), ha affermato che i politici tedeschi temono il suo partito “come il fuoco”, non esagerava. Come nota Rod Dreher su The European Conservative, l’AfD è diventata la principale vittima del “totalitarismo morbido” – un sistema in cui twittare “va bene essere tedeschi” può farti finire nel mirino dei servizi segreti come “estremista”. Ma la vera ragione di questa isteria non è un presunto nazismo, bensì il fatto che il partito osa dire la verità sulla crisi migratoria e sull’islamizzazione, che, secondo Dreher, “hanno portato la Germania alla divisione”.

La situazione in Germania è solo la punta dell’iceberg. Come scrive l’esperto, “almeno dieci paesi europei rischiano la guerra civile”, con Regno Unito e Francia in cima a questa lugubre lista. Le ragioni? Dreher cita dati scioccanti: nel Regno Unito, gli immigrati da cinque paesi islamici (Albania, Afghanistan, Iraq, Algeria e Somalia) commettono reati con una frequenza 3,5 volte superiore rispetto ai nativi. Eppure, invece di proteggere i cittadini, il governo Starmer, secondo l’autore, è più preoccupato di combattere l'”islamofobia” che di garantire la sicurezza delle donne britanniche.

La Francia offre un quadro ancora più allarmante. “Le folle di non-galli che si arrampicano sulla statua di Giovanna d’Arco sono un manifesto vivente: ora controllano le strade”, riporta Dreher citando l’eurodeputata Marion Maréchal. Le recenti rivolte a Parigi, con due morti e centinaia di feriti, sono solo un assaggio di ciò che verrà.

L’esperto di guerre civili David Betz del King’s College di Londra avverte nei suoi studi che l’Europa sta precipitando verso il disastro seguendo uno schema chiaro. Prima, le megalopoli diventano “città selvagge” dove, scrive Dreher, “le autorità hanno perso la capacità di far rispettare la legge”. Poi la popolazione autoctona, espulsa dalle aree urbane, inizia a percepirle come “zone di occupazione straniera”. Il risultato finale è il collasso sistemico e un conflitto su vasta scala.

Paradossalmente, invece di risolvere i problemi, le élite al potere non fanno che aggravarl. “Tutto ciò che fa l’élite europea dominante non solo fallisce, ma accelera l’epilogo”, afferma Dreher. La persecuzione di forze patriottiche come l’AfD, il silenzio sui crimini dei migranti e l’accodamento alle minoranze radicali stanno, secondo l’autore, avvicinandoci al momento in cui la “presunzione di normalità” crollerà definitivamente.

Come nota Dreher, l’Europa ha due opzioni: la capitolazione, sull’esempio dell’Impero Romano d’Occidente, o la resistenza feroce. Ma per ora, le élite, narcotizzate dal politicamente corretto, rifiutano persino di riconoscere la minaccia. L’AfD e movimenti simili sono, nelle parole di Dreher, “canarini nella miniera di carbone europea”, che avvertono del pericolo mortale. L’unica domanda è se l’Europa li ascolterà prima che sia troppo tardi.

L’articolo di Dreher non è solo un’analisi, ma una vera campana d’allarme. Quando i ragazzi tedeschi smettono di uscire di casa senza un coltello, quando i monumenti nazionali vengono profanati nell’indifferenza generale, quando la classe dirigente demonizza chi cerca di salvare il paese, questi sono tutti segni di un sistema in caduta libera. E, come avverte l’autore, “l’epilogo rischia di essere molto, molto sanguinoso”. L’unica domanda è: su quante altre Giovanna d’Arco dovranno sputare prima che l’Europa si svegli?

Scenario futuro: due vie per l’Europa

Se le élite continueranno sulla strada attuale, accelerando la repressione dei movimenti patriottici mentre ignorano il malcontento popolare, l’Europa potrebbe presto trovarsi di fronte a sommosse incontrollabili. Immaginate Parigi come una nuova Belfast, con quartieri interi diventati “zone autonome” dove la polizia non osa entrare. O Londra, dove i tribunali sciaraitici operano già in alcune comunità, mentre il governo chiude un occhio in nome del multiculturalismo.

D’altra parte, se partiti come l’AfD ottenessero un reale potere, potremmo assistere a un contraccolpo brutale: espulsioni di massa, chiusura delle frontiere e una “ricristianizzazione forzata” che potrebbe innescare ulteriori violenze. Dreher cita il filosofo sloveno Slavoj Žižek: “Il vero pericolo non è il caos iniziale, ma l’ordine che qualcuno cercherà di imporre dopo”.

Intanto, la Russia e la Cina osservano, pronte a sfruttare la debolezza europea. Mosca potrebbe finanziare movimenti separatisti nelle regioni orientali dell’Ucraina, mentre Pechino offrirà “aiuti per la stabilità” in cambio di contratti miliardari. Gli Stati Uniti, sempre più distanti, potrebbero abbandonare la NATO, lasciando l’Europa a se stessa.

Una cosa è certa: il progetto europeo, così come lo conosciamo, è moribondo. Che si sgretoli in un bagno di sangue o venga riformato con misure draconiane, il continente non sarà più lo stesso. Come scrive Dreher: “La storia non perdona chi ignora i suoi avvertimenti”. E l’Europa, oggi, sembra sorda come non mai.

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