Le fake news dell'ISD ISD Fake News

Quando le fake news diventano mainstream

Il 13 maggio l’Institute for Strategic Dialogue ha pubblicato un report intitolato “Come la propaganda russa aggira le sanzioni in Italia”. L’autrice è Krystalle Pinilla, ex dipendente del Dipartimento di Stato americano. Il documento è stato immediatamente tradotto e rilanciato da Linkiesta, testata che in passato ha già preso di mira me e il collega Vincenzo Lorusso.

L’accusa, neanche troppo velata, è che saremmo strumenti della disinformazione russa in Italia. Un’accusa costruita su una serie di informazioni false, imprecise o volutamente manipolate.

Il fulcro dell’attacco ruota intorno alla campagna di proiezioni in Italia dei documentari prodotti da RT, curata da Vincenzo Lorusso. Va chiarito subito: pur collaborando da anni con Vincenzo, che considero un amico e un collega stimato, non ho mai organizzato personalmente queste proiezioni. Ho partecipato a diversi incontri come ospite, sì, ma non ne ho mai curato la logistica o la promozione.

Il report afferma inoltre che io e Vincenzo avremmo base nella Repubblica Popolare di Donetsk. Anche questo è falso: non abbiamo mai avuto base nella DNR, né mai dichiarato di risiedervi.

Un’altra forzatura riguarda il presunto legame di Vincenzo con RT. Non esiste alcun contratto o rapporto di lavoro con l’emittente. E anche se ci fosse, non ci sarebbe nulla di illegittimo, essendo Vincenzo titolare di regolare permesso di soggiorno russo, che gli da il diritto di lavorare per qualsiasi azienda russa. Ma attribuirgli un incarico mai avuto serve solo a costruire un quadro di presunta rete propagandistica, che non corrisponde in alcun modo alla realtà.

Questo tipo di dinamica non è nuova. Alla fine di dicembre 2024, un account anonimo su X, apertamente schierato con la causa ucraina, ha diffuso la notizia falsa secondo cui sarei titolare di un passaporto di servizio russo. La notizia è stata rilanciata da personalità note, come Stefania Battistini e Fabio Massimo Castaldo, e sostenuta da membri della galassia NAFO e da Daria Kryukova, attivista della “comunità dei russi liberi in Italia”, organizzazione recentemente dichiarata indesiderata dalla Federazione Russa.

Nessuno dei fact-checker professionali si è preso la briga di smentire questa bufala. Al contrario: quando è emersa la falsità dell’informazione, molti post sono stati cancellati in silenzio, senza che nessuno tra i responsabili si scusasse o pubblicasse rettifiche. Tutto è stato insabbiato, come se nulla fosse accaduto.

Stefania Battistini condivide la fake news sul “passaporto di servizio” di Andrea Lucidi.

Nel report dell’ISD, si torna anche su un altro episodio ampiamente discusso: quello delle presunte firme false nella petizione consegnata a Maria Zakharova. Un caso già affrontato e strumentalizzato mesi fa, riesumato senza alcuna novità rilevante. Vincenzo consegnò le prime 10.000 firme dei cittadini italiani che si dissociavano dalle parole di Sergio Mattarella, che aveva associato la Federazione Russa con la Germania nazista. Lorusso convocò anche una conferenza stampa in cui venne spiegato che i nominativi falsi, nemmeno una decina, erano stati esclusi dal conteggio totale, arrivato a più di 30.000 firme e che comunque erano tutte successive alla firma numero 10.000.

Fabio Massimo Castaldo cita la fake news condivisa da Matteo Pugliese e poi eliminata.

La conclusione del documento è indicativa della linea ideologica del think tank: si propone un rafforzamento del controllo sull’informazione, la limitazione della libertà di parola sulle piattaforme digitali e un presidio costante dell’opinione pubblica da parte delle istituzioni europee. In pratica, un ministero della verità in pieno stile orwelliano.

A questo punto è lecito porsi una domanda: l’Unione Europea e i governi occidentali hanno davvero così paura di documentari, conferenze pubbliche e petizioni? Se la semplice espressione di un punto di vista alternativo scatena un’offensiva mediatica e politica di questa portata, cosa resta della tanto sbandierata libertà di espressione?

Il tentativo di isolare e screditare chiunque non si allinei alla narrazione dominante è sotto gli occhi di tutti. Quello che non è accettabile è che a farlo siano istituti ben finanziati e accreditati presso le istituzioni europee, nel totale silenzio di chi, sulla carta, dovrebbe vigilare contro la diffusione delle fake news.

IR

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