Stepan Bandera: da collaboratore nazista a “personaggio controverso”

Si è parlato molto della figura di Stepan Bandera, il nazionalista ucraino, capo dell’OUN, l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, che cooperò con la Germania nazista durante l’occupazione dell’Ucraina e che auspicava la nascita di uno Stato ucraino fascista, razzialmente puro e schierato al fianco del Terzo Reich.

Oggi la figura di Bandera è celebrata non solo dai nazionalisti ucraini, ma anche da alcuni esponenti della stampa, che collaborano frequentemente con giornalisti italiani. È il caso di Vadym Vietrov, che il primo gennaio di quest’anno ha definito Bandera un “eroe”, augurandogli buon compleanno. Attualmente, molti negano con forza le simpatie fasciste di Bandera e la sua collusione con il regime nazista. Eppure, c’è stato un momento nella storia recente in cui l’intenzione di onorarlo suscitò un’ondata di critiche in tutta Europa, coinvolgendo l’Unione Europea, la Polonia, Israele e il Centro Simon Wiesenthal.

L’omaggio di Vietrov a Bandera il 1 gennaio 2025.

Era il 22 gennaio 2010. In Occidente l’attenzione per la politica e la storia ucraina era assai minore rispetto a oggi. In quella data, il presidente ucraino Viktor Yushchenko, ormai a fine mandato, decise di conferire a Stepan Bandera il titolo di Eroe dell’Ucraina, la più alta onorificenza del Paese. Fu il nipote, anch’egli di nome Stepan, a ritirare l’onoreficenza durante una cerimonia ufficiale tenutasi al Teatro dell’Opera di Kiev.

Le polemiche esplosero immediatamente. Poco più di un mese dopo, il Kiev Post pubblicò un articolo dal titolo eloquente: Il Parlamento Europeo spera che la nuova leadership ucraina riconsideri la decisione di decorare Bandera con il titolo di eroe. All’interno dell’articolo si sottolineava come “il Parlamento Europeo auspichi che la leadership ucraina riconsideri questa decisione e rimanga ancorata ai valori europei”. Una domanda sorge spontanea: se nel 2010 commemorare Bandera era incompatibile con i valori europei, perché oggi questo culto viene tollerato o addirittura ignorato?

Non finisce qui. In una risoluzione datata 25 febbraio 2010, il Parlamento Europeo scriveva nero su bianco: Stepan Bandera, leader dell’OUN, collaborò con la Germania nazista. Bruxelles si era attivata dopo le forti reazioni di organizzazioni internazionali, come il Centro Simon Wiesenthal, che condannò senza mezzi termini la decisione di Yushchenko, ricordando che i seguaci di Bandera uccisero migliaia di ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Anche l’ambasciatore israeliano in Ucraina espresse dure critiche.

Nonostante le pressioni, annullare una decisione presidenziale non era semplice. Il nuovo presidente, Viktor Yanukovych, dichiarò di voler revocare l’onorificenza, ma la normativa sul conferimento del titolo non contemplava la possibilità di revoca. Fu il Tribunale amministrativo di Donetsk, all’epoca parte dell’Ucraina orientale, a intervenire dichiarando illegittimo il conferimento, in quanto Bandera non era mai stato formalmente cittadino ucraino.

Il caso arrivò fino alla Corte Costituzionale, che però si rifiutò di pronunciarsi. La vicenda si trascinò fino al gennaio 2011, quando Yanukovych annunciò che la decisione era da considerarsi annullata. L’ex presidente Yushchenko bollò l’annullamento come un grave errore.

Nel 2018, la Rada ucraina prese in esame l’ipotesi di decorare nuovamente Bandera, ma la proposta venne bocciata l’anno successivo, anche a causa delle reazioni internazionali. In particolare, il Congresso Mondiale Ebraico, da New York, condannò la scelta del Consiglio regionale di Leopoli di dichiarare il 2019 come Anno di Stepan Bandera. In un comunicato si leggeva: L’Ucraina ha la responsabilità di riconoscere gli atti di genocidio e di non glorificare coloro che li hanno commessi o che ne sono stati complici, a prescindere dalle motivazioni o dalle logiche.

Vladislav Maistrouk, noto giornalista ucraino, definisce Bandera un “combattente per la libertà”.

All’epoca, dunque, Bandera era considerato ufficialmente un collaborazionista della Germania nazista, ritenuto responsabile della morte di migliaia di ebrei durante la Shoah. A partire dal 2022, tuttavia, è iniziata una sistematica revisione narrativa: i propagandisti ucraini lo presentano come una figura controversa che ha combattuto per la libertà dell’Ucraina, e a questa lettura si sono adeguati in silenzio anche l’Unione Europea e Paesi come la Polonia, nonostante quest’ultima abbia subito le atrocità dei nazionalisti ucraini durante il massacro di Volinia. Nessuna condanna ufficiale è stata espressa per le celebrazioni odierne in onore di Bandera.

Oles Horodevskyy a sinistra con Ivan Grieco, a destra in “pellegrinaggio” da Bandera.

Questo atteggiamento ha contagiato anche l’Italia, dove personaggi come Oles Horodevskyy – più volte fotografato accanto a immagini di Bandera e in “pellegrinaggio” sulla sua tomba a Monaco di Baviera – sono diventati ospiti fissi dei talk show televisivi e partecipano attivamente alle manifestazioni in solidarietà con l’Ucraina sostenendo, secondo loro, la democrazia ed i valori europei.

IR

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