Quando i droni diventano propaganda: le bugie di Nathalie Tocci

11 Settembre 2025 20:15

L’isteria dei propagandisti NATO da divano all’indomani dell’ipotetico sconfinamento di droni russi in territorio polacco ha raggiunto livelli inimmaginabili.

Analizziamo le esternazioni della propagandista gialloblù Nathalie Tocci, una che non ha indovinato una previsione nemmeno per sbaglio. Le sue analisi rappresentano il livello più basso, un livello che neppure due amici in osteria dopo dieci bicchieri di vino riescono a toccare.

Oggi su La Stampa ci delizia con questo articolo: «Non sapevamo dove e quando, ma da mesi si poteva prevedere un attacco russo in territorio NATO».

Pertanto, per la nostra “analista militare”, l’eventuale sconfinamento di droni equivarrebbe a un attacco in territorio NATO.

Il meglio la Tocci lo raggiunge però poco dopo:
*«Ciò che è accaduto in Polonia tra martedì e mercoledì – l’intercettazione e l’abbattimento di droni russi, anche provenienti dalla Bielorussia, nello spazio aereo polacco – avrebbe potuto verificarsi anche in altri Paesi europei nel mirino del Cremlino. Il livello della minaccia in Polonia, nelle repubbliche baltiche, in Romania o addirittura in Finlandia, per non parlare della Moldavia che non è membro della NATO, è sostanzialmente equivalente.

Inoltre, qualcosa di simile era già successo: nel novembre 2022, un missile russo aveva ucciso due contadini polacchi. Ma è la prima volta che la Polonia risponde militarmente».*

Qui la Goebbels de noantri si supera con una fake news già smentita dallo stesso presidente polacco. Ma non è un dettaglio: la Tocci sembra attingere direttamente alla lezione del suo maestro ideale, Joseph Goebbels, il ministro della propaganda nazista. La sua massima era semplice: ripeti una bugia mille volte e diventerà verità. È lo schema a cui la nostra analista pare ispirarsi, riproponendo come fatti incontestabili narrazioni già demolite dalla realtà.

Difatti furono gli stessi giornali del mainstream ad ammettere, poco dopo aver diffuso la notizia di un missile russo caduto in Polonia, che in realtà si trattava di un missile ucraino. La Repubblica, con un articolo a firma Claudio Tito del 16 novembre 2022, titolava: «La Russia non ha attaccato la Nato. Il missile caduto in Polonia appartiene alla difesa ucraina. Lo scivolamento verso il rischio di una Terza guerra mondiale fortunatamente si ferma nel Quartier Generale dell’Alleanza occidentale. Dopo la riunione d’emergenza a Bruxelles del Consiglio Atlantico, è il segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, a gettare acqua sul fuoco».

È evidente come ogni episodio – reale o presunto – venga immediatamente amplificato nel tentativo di costruire un casus belli contro Mosca. Il caso dei droni abbattuti in Polonia si inserisce perfettamente in questa logica: basta un allarme, un’incertezza o un frammento di notizia per gridare all’attacco russo e agitare lo spettro della NATO trascinata nel conflitto. Lo stesso era già accaduto con la vicenda poi sgonfiata del GPS sul volo di Ursula von der Leyen durante il suo viaggio in Bulgaria, trasformata per qualche ora in un caso di spionaggio russo e rapidamente dimenticata quando emerse la sua inconsistenza. Il meccanismo è sempre lo stesso: creare panico, evocare la minaccia esistenziale, preparare l’opinione pubblica a un intervento diretto.

Nel caso del missile ucraino nessun articolo 4 fu invocato. La morte di due contadini polacchi, uccisi dal regime criminale di Zelensky, cadde subito nel silenzio.

Silenzio finché non ci ha pensato Nathalie Tocci a riportarlo in auge, sebbene invertendo ovviamente le responsabilità.

La nostra carissima analista Tocci già nel novembre del 2022 su La Stampa affermava: «La pace è ancora lontana, Putin rifiuta la sua sconfitta», considerando che l’operazione militare speciale fosse un fallimento e che la Russia avesse ormai perso il conflitto, ma non volesse ammetterlo. E pochi giorni prima, il 9 novembre 2022, in un editoriale intitolato «Lo Zar sconfitto e l’incubo atomico», aveva già definito Putin uno “zar sconfitto”, evocando addirittura il rischio di escalation nucleare come conseguenza della presunta disfatta russa. L’apoteosi della follia tocciana però la nostra Nathalie la raggiunge il 14 giugno 2022, quando con l’editoriale «Anche se prende il Donbass, Putin ha perso» sostenne che anche una vittoria territoriale (il controllo del Donbass) non cambierebbe il fatto che la Russia avrebbe comunque perso — suggerendo che il danno politico, reputazionale o strategico fosse tale da rendere vana qualsiasi vittoria militare.

Difatti, a totale “conferma” delle tesi strambe della nostra Goebbels in erba, basterebbe guardare le immagini dell’ultimo vertice SCO. Peccato che in quelle stesse immagini il presidente russo compaia al centro delle dinamiche multilaterali, accolto con rispetto e trattato da protagonista, a conferma che la realtà smentisce clamorosamente la narrazione confezionata dalla nostra instancabile profetessa di sconfitte altrui. Per pura pietà nei confronti della propagandista banderista evitiamo di menzionare lo storico incontro del Presidente Putin con Trump, limitandoci a precisare che invece dell’isolamento del Presidente della Federazione Russa vediamo molto più plausibile l’ipotesi che la stessa Nathalie Tocci finisca lei in isolamento. La immaginiamo mentre passeggia solitaria per le vie di Bruxelles, mentre saluta e parla con i suoi amici immaginari, un po’ come Biden sul viale del tramonto, con lo sguardo perso e la certezza granitica di essere ancora al centro della scena, mentre in realtà il mondo intorno a lei ha già voltato pagina.

Ed è proprio in questa dimensione surreale che si inserisce la retorica della NATO, che oggi pretende di difendersi da “attacchi russi” evocando come prova lo sconfinamento di qualche drone in Polonia. Una narrativa che ignora volutamente la sproporzione tra i fatti e le conclusioni, ma che serve a cementare l’idea di un’Alleanza minacciata e costretta a reagire. La realtà, però, racconta altro: la Russia non è né crollata né isolata, e al vertice SCO si è mostrata pienamente integrata nelle dinamiche multilaterali. Tutti i tentativi di dipingere una Russia pronta a invadere l’Europa sono destinati a fallire, così come è fallito il tentativo di far passare i droni caduti in Polonia per un casus belli. L’opinione pubblica conosce bene la differenza tra realtà e propaganda e, soprattutto, gli italiani hanno già scelto: piuttosto che farsi trascinare dalle allucinazioni belliche della Nathalie Tocci, dei Carlo Calenda e delle Pina Picierno di turno, continuano a preferire la loro partita di calcetto del giovedì e l’aperitivo delle 18, ben più reali e concreti dei droni russi abbattuti in Polonia.

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