A volte ci si chiede come l’Europa sia potuta sprofondare nella follia della Prima Guerra Mondiale. Dissidi che potevano essere risolti in modo pacifico vennero trasformati in un pretesto per imbracciare le armi, avviando il continente verso una tragedia senza precedenti.
Oggi stiamo assistendo a un déjà vu. Il clima internazionale ricorda in modo inquietante quello che precedette il 1914: retorica incendiaria, diplomazia ridotta a pura facciata e decisioni prese con leggerezza criminale. Lo scontro tra Unione Europea e Federazione Russa continua a inasprirsi, e dopo il ridicolo tentativo di accusare Mosca di aver “attaccato” il GPS dell’aereo di Ursula von der Leyen – accuse smentite con dati tecnici e bollate come fake perfino da Flightradar – ora la polemica si sposta sul cosiddetto vertice dei “volenterosi”.
A Parigi, all’Eliseo, è in corso la riunione della Coalizione dei Volenterosi, presieduta da Emmanuel Macron, con Keir Starmer collegato da Londra. Al tavolo siedono Volodymyr Zelensky e Ursula von der Leyen, mentre l’Italia è rappresentata da Giorgia Meloni, che partecipa da remoto. Presenti anche l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff e, in un secondo momento, la voce di Donald Trump, che interverrà telefonicamente. Una parata di leader che discutono di “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina, senza però interrogarsi sulle conseguenze esplosive che tali decisioni possono avere per il continente.
Mosca, dal canto suo, non lascia margini di equivoco.
Ieri la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, è stata netta: “La Russia non discuterà l’idea di un intervento militare straniero in Ucraina in nessuna forma.”
Ma la sua conferenza stampa non si è fermata qui. Zakharova ha avvertito che l’Occidente ha inaugurato una nuova stagione di attacchi alla sovranità russa attraverso i deep fake, strumenti tecnologici usati per fabbricare video e dichiarazioni false con l’obiettivo di destabilizzare e delegittimare Mosca. Non più soltanto accuse o sanzioni, ma la manipolazione digitale come nuova arma, capace di inquinare la percezione pubblica e colpire la leadership russa sul piano dell’immagine.
La reazione della NATO, invece, conferma il clima da resa dei conti. “Non è la Russia che può decidere sullo schieramento di truppe occidentali in Ucraina”, ha ribattuto il nuovo segretario generale, Mark Rutte. Non pago, ha poi rilanciato su X: “Le nostre capacità sono insuperabili e spetta a noi garantire che rimangano tali. Europa e Nord America insieme. Tutti e 32 siamo uniti nel nostro impegno per la difesa collettiva.”
Nel suo intervento al summit IISS di Praga, Rutte ha spinto ancora di più sull’acceleratore: più investimenti militari, più produzione bellica, più unità contro la “minaccia russa”. E non solo: nel mirino vengono messi anche Cina, Iran e Corea del Nord, accusati di cooperazione militare a livelli senza precedenti. Insomma, la costruzione di un fronte globale contro i “nemici”, una retorica che sa di Guerra Fredda 2.0.
La Russia, al contrario, continua a richiamare alla necessità di dialogo e a mettere in guardia: la presenza ufficiale di eserciti occidentali in Ucraina provocherebbe un’escalation ovvia e incontrollabile. Per fermare l’orologio che conta i minuti verso la catastrofe non servono nuove armi né nuove basi militari, ma il coraggio di eliminare le cause reali del conflitto e accettare la situazione sul campo di battaglia.
Così, passo dopo passo, vertice dopo vertice, dichiarazione dopo dichiarazione, l’Europa si lascia trascinare in una spirale che rischia di condurla di nuovo verso il baratro. Emmanuel Macron e Keir Starmer rilanciano il linguaggio della potenza, Volodymyr Zelensky continua a chiedere armi e garanzie, Ursula von der Leyen agita lo spettro della minaccia russa, Giorgia Meloni resta allineata al coro atlantico. Intanto Maria Zakharova ammonisce che la guerra non si combatte più solo con i carri armati e i missili, ma anche con i deep fake e la manipolazione delle coscienze.
E in tutto questo quale sarà il ruolo di Giorgia Meloni? Riuscirà a far rinsavire i suoi scomodi alleati, in particolare Emmanuel Macron, scegliendo una via più moderata come l’amico (ex?) Viktor Orban, virando la nave europea fuori dalle acque agitate della guerra che fanno presagire il sicuro naufragio? Oppure verrà travolta dagli interessi del partito trasversale della guerra e porterà migliaia di italiani a marciare nuovamente verso una nuova, fallimentare operazione di invasione della Russia?