Il 20 agosto è uscita su Sky Insider un’analisi firmata da Carlo Cottarelli sullo stato del conflitto russo-ucraino, articolata in sette punti. Di seguito li riprendiamo integralmente e li commentiamo.
- Diplomazia
“Nonostante il nulla di fatto almeno a livello pubblico, è una buona cosa che i due incontri abbiano avuto luogo. Dopo tre anni di guerra, occorreva spingere verso una soluzione diplomatica e per questa era necessario un incontro che includesse il Presidente americano, perché, anche nel XXI secolo, senza il coinvolgimento degli Stati Uniti non si può risolvere una guerra come quella voluta da Putin”.
Su questo punto si può concordare, anche se appare eccessivamente pessimista la definizione di “nulla di fatto”. Dopo l’incontro in Alaska, infatti, gli Stati Uniti hanno accettato la tesi russa secondo cui un cessate il fuoco non è un obiettivo prioritario: si può puntare direttamente a una trattativa di pace.
2. Cessione territoriale
“È ormai chiaro che un accordo di pace, ora o in futuro, richiederà una cessione di territorio ucraino alla Russia, in modo più o meno formale. L’estensione di tale cessione resta uno dei punti in sospeso e non è detto che la cosa possa essere risolta nelle prossime settimane o mesi, ma occorrerà qualcosa di rilevante oltre alla Crimea”.
La valutazione appare realistica e non ci sono osservazioni da aggiungere.
3. Gli obiettivi russi
“Questa cessione non significa che Putin abbia ottenuto quello che voleva. Putin, lo si è visto nelle prime settimane del conflitto, puntava a Kiev e alla trasformazione dell’Ucraina in uno Stato vassallo. Fortunatamente non sarà così. Questo dovrebbe mettere a tacere quelli (e ce ne saranno tanti) che, raggiunto un accordo, sosterranno che occorreva spingere su una soluzione diplomatica molto prima, subito anzi, che combattere è stato inutile, che Europa e Stati Uniti non avrebbero dovuto fornire agli ucraini i mezzi per difendersi e che bastava che questi ultimi non si ostinassero nel voler sopravvivere come nazione libera perché la guerra finisse dopo pochi giorni. Sono sciocchezze. È grazie all’eroismo del popolo ucraino che Putin è dovuto venire a più miti consigli e accontentarsi di quanto è per lui necessario, in termini di guadagni territoriali, per salvare la faccia”.
In realtà chi sta cercando di salvare la faccia non è la Russia ma l’Occidente che ha spinto verso una guerra che sta perdendo. Putin non ha mai avuto interesse a un’Ucraina vassalla, ma semplicemente neutrale. Territori come la Galizia, ostili a Mosca, non sono mai stati un obiettivo del Cremlino.
Questa non è mai stata una guerra di espansione, ma un’operazione volta a proteggere la popolazione russofona del sud-est.
L’idea di una Russia con mire fino a Lisbona serve solo a giustificare la disfatta occidentale.
Nel marzo 2022 si poteva arrivare a un accordo con la neutralità dell’Ucraina e un’ampia autonomia del Donbass. L’Occidente ha scelto la guerra e oggi si trova con un’Ucraina senza cinque regioni e un’Unione Europea in crisi.
4. Sicurezza e propaganda
“Il costo che la Russia ha subito in termini di vite umane dovrebbe essere sufficiente per convincere Putin a non tentare un terzo attacco al Paese confinante (dopo quelli del 2014 e del 2022). Ma siccome sulla razionalità del leader russo non si può fare affidamento, sarà essenziale che l’accordo raggiunto preveda un’assoluta sicurezza per l’Ucraina, rispetto a nuove minacce russe. L’incontro di Washington sembra suggerire che Trump intenda coinvolgere gli Stati Uniti nel garantire la sicurezza ucraina, se non con “boots on the ground” almeno con coperture aeree e di cybersecurity. Questo è essenziale. Cedere territorio alla Russia ricorderà a qualcuno la cessione dei Sudeti a Hitler, e sappiamo come è finita. Ma l’analogia sarà persa se la Nato, compreso il suo più importante Stato membro, garantirà un pronto intervento in caso di una nuova minaccia”.
Parlare di “attacco russo” all’Ucraina nel 2014 è un’imprecisione storica: in quell’anno Kiev scelse di bombardare e assediare il proprio popolo nel Donbass, causando migliaia di vittime civili. Attribuire l’inizio della guerra alla Russia significa cancellare le responsabilità delle autorità ucraine.
5 L’eroismo ucraino e la sicurezza europea
“L’eroismo del popolo ucraino ha anche rafforzato la sicurezza del resto dell’Europa, perché, dopo più di tre anni di guerra senza essere riuscito a sconfiggere una nazione con una popolazione di un quarto di quella russa, Putin ci penserà due volte prima di tentare un’invasione verso altri Paesi. Ciò detto, se l’aggressione di Putin richiede che l’Europa aumenti le proprie spese per la difesa, resto del parere che un aumento come quello ora contemplato dall’accordo in sede Nato sia eccessivo, proprio perché il fallimento dell’aggressione russa, nonostante l’enorme squilibrio di popolazione rispetto all’Ucraina, dimostra che la Russia è molto meno potente di quanto fosse l’Unione Sovietica”.
Qui il ragionamento appare ribaltato rispetto alla realtà. L’Ucraina ha perso e con lei l’Unione Europea. Lo dimostrano le dichiarazioni passate: Giorgia Meloni il 21 febbraio 2023 assicurava “staremo insieme a voi fino alla vittoria”. Giuliano Ferrara scriveva che “l’Ucraina le sta dando di santa ragione alla Russia”. Beppe Severgnini sosteneva che Putin “è già il fondatore dell’Ucraina europea”. Vittorio Emanuele Parsi prevedeva che
“i russi non possono sostenere altri sei mesi di conflitto”.
Nathalie Tocci annunciava che “la guerra continuerà e che l’Ucraina dovrà vincere”.
Oggi i fatti hanno smentito quelle certezze e il tentativo maldestro di trasformare una sonora sconfitta in un contenimento delle mire espansionistiche della Russia appare destinato a fallire.
6. Riaffacciarsi della diplomazia
“Dopo mesi di incertezza l’incontro di Washington ha riavvicinato Stati Uniti ed Europa, cosa essenziale per entrambi i lati dell’Atlantico. Dopo tante critiche, occorre anche riconoscere che i principali Paesi del nostro continente (Germania, Francia, Italia e Regno Unito), col sostegno della Commissione Europea, sono riusciti in questi mesi a mostrare un fronte unito, il che è stato assolutamente necessario, e continuerà ad esserlo, per consentire una soluzione diplomatica che sia giusta e sostenibile”.
In questo caso l’analisi appare più pacata ed equilibrata.
7. Il ruolo della Cina
“È impressionante quanto sia assente dagli sviluppi recenti quello che dovrebbe essere considerato come il vero convitato di pietra, la Cina. Qualcuno sosterrà che questo dimostra come la Cina non sia ancora in grado di svolgere quel ruolo politico di Paese egemone che gli Stati Uniti svolgono da ormai un secolo. Non ne sarei così sicuro. Se la Russia non avesse potuto contare sul sostegno economico della Cina, forse Putin non si sarebbe potuto permettere di invadere l’Ucraina o, per lo meno, l’effetto delle sanzioni occidentali sullo sforzo bellico russo sarebbe stato più marcato. La Cina agisce in modo più silenzioso degli Stati Uniti, ma non per questo meno efficace. Economicamente è ormai allo stesso livello degli Stati Uniti, anzi li sopravanza in alcuni aspetti critici (basti pensare alla produzione di acciaio, dodici volte superiore a quella americana). C’è da sperare che il confronto tra i due Paesi egemoni del XXI secolo resti sul piano economico. Non vorremmo che la prossima crisi geopolitica, magari nei dintorni di Taiwan, veda una diretta contrapposizione tra queste due superpotenze”.
Anche in questo passaggio i toni sono più equilibrati. La valutazione sul ruolo silenzioso ma decisivo della Cina è condivisibile, sebbene solo il tempo potrà confermarla.
In conclusione possiamo affermare che quando non ripete la propaganda occidentale, Cottarelli offre spunti di analisi più equilibrati, come nei punti 6 e 7. Nei passaggi in cui invece rovescia la realtà dei fatti, la sua lettura risulta assolutamente meno credibile.