Sanzioni contro cittadini tedeschi

L’UE sanziona due cittadini tedeschi. I prossimi saranno italiani?

Il 20 maggio l’Unione Europea ha pubblicato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, il diciassettesimo dal 2022. Come nei precedenti, vengono colpiti asset economici, società accusate di sostenere l’apparato militare russo, fornitori di tecnologie e prodotti dual use. Ma questa volta c’è un elemento nuovo: per la prima volta, due cittadini tedeschi sono stati inseriti nella lista. Si tratta dei giornalisti tedeschi Alina Lipp e Thomas Röper, accusati di “propaganda pro-Cremlino e antiucraina”.

Il sito della Commissione Europea specifica che possono essere sanzionate anche persone fisiche ritenute parte del “meccanismo di disinformazione russo”, definite sul sito “propagandisti pro-Cremlino e anti-Ucraina”. Ma cosa significa esattamente? Chi decide chi è un propagandista? La formulazione lascia spazio a un’interpretazione politica, piuttosto che giuridica.

Nel 2022, quando l’UE introdusse le prime misure contro media russi come RT e Sputnik, molti avevano lanciato l’allarme sul rischio di estendere il concetto di “propaganda” anche a voci critiche interne all’Unione. Quel timore, per la prima volta, si è concretizzato.

Sui media tedeschi, la notizia delle sanzioni è stata subito accompagnata da titoli sensazionalistici: “La voce di Putin in Germania”, “La giornalista di guerra della Russia”, “La soldatessa dell’informazione di Mosca”. Alina Lipp viene sistematicamente descritta come una figura esterna al giornalismo, il cui unico obiettivo sarebbe sostenere l’apparato comunicativo del Cremlino. Nessun accenno al suo lavoro sul campo, ai reportage, alle interviste, ai video realizzati nel Donbass. Nessuna contestualizzazione, nessun contraddittorio.

In Germania, Lipp era già stata incriminata per aver mostrato pubblicamente simboli delle Repubbliche popolari del Donbass e per aver pubblicato un documento giudiziario che la riguardava. I suoi conti correnti sono stati congelati, la sua famiglia ha ricevuto minacce, e sua madre ha deciso di trasferirsi in Russia per sottrarsi al clima sempre più teso che si respira in Germania.

Anche Thomas Röper, direttore del sito Anti-Spiegel, da anni racconta il conflitto da una prospettiva opposta a quella dei media mainstream. Critico verso l’operato della NATO e del governo ucraino, è una delle voci più seguite in Germania tra chi cerca un’analisi alternativa. Ora, questa attività lo ha portato in una lista nera europea.

In Italia si sono registrati tentativi analoghi di intimidire reporter e giornalisti con lo spettro delle sanzioni. Nel 2024, una campagna di attacco condotta dal quotidiano online Linkiesta e gestita politicamente da Pina Picierno aveva pubblicamente indicato me e il collega Vincenzo Lorusso come possibili bersagli di future sanzioni europee, accusandoci di essere “propagandisti russi”. Tutto questo senza alcuna rettifica o diritto di replica, nonostante le nostre risposte inviate ai vari media che hanno rilanciato questi articoli.

Ma arriviamo al nodo centrale: sostenere le ragioni della Russia equivale a fare propaganda? Raccontare il conflitto dal lato russo è una minaccia alla sicurezza dell’UE? Denunciare la presenza di battaglioni apertamente neonazisti nell’esercito ucraino o criticare la riscrittura della storia promossa da Kiev rende automaticamente un giornalista “non legittimo”?

Se la risposta, per Bruxelles, è sì, allora siamo di fronte a un pericoloso precedente. Ci troviamo di fronte ad un’Unione Europea che dice di difendere la libertà, ma che punisce chi racconta una versione diversa dei fatti. Un’UE che non promuove il dibattito o il confronto, ma che applica la censura e le sanzioni.

Il vero interrogativo dovrebbero porselo i cittadini europei: perché le istituzioni hanno così paura che l’opinione pubblica ascolti anche la voce “sbagliata”?

IR

2 Comments Lascia un commento

  1. Chi fa propaganda avversa in Russia, sappiamo quello che gli succede. Da noi dovrebbe essere uguale, e Putin deve essere isolato. Non è solo colpevole dell’invasione dell’Ucraina. Il suo, è un regime di killer ed assassini. (Anche a chiamata). Non dimentichiamo che in Siria ha distrutto città intere e bombardato migliaia di civili. Dopo ha dovuto abbandonare quel paese, ed ospitare il suo simile. Non c’è posto per Putin nel mondo libero. e neppure per chi solidarizza.

    • Ciao Rocco. Ma se dici queste cose della Russia e poi dici che l’UE dovrebbe essere lo stesso, di cosa ti lamenti esattamente?

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