La Guardia di Ferro, un’eredità inquietante

Fondata nel 1927 da Corneliu Zelea Codreanu come Legione dell’Arcangelo Michele, la Guardia di Ferro fu uno dei movimenti fascisti più radicali e peculiari dell’Europa. Conosciuto anche come Movimento Legionario, si distingueva per la fusione tra ultranazionalismo, fanatismo religioso e antisemitismo ossessivo, che sfociò in violenze sistematiche e pogrom in tutta la Romania.

A differenza del fascismo italiano o del nazismo tedesco, la Guardia di Ferro affondava le proprie radici nella religione ortodossa e nella cultura contadina rumena. Codreanu, soprannominato “Il Capitano”, promuoveva una visione spirituale e sacrificale della politica: i legionari erano chiamati a purificare la nazione attraverso il martirio e l’obbedienza mistica all’organizzazione.

Il simbolo del movimento, la Croce dell’Arcangelo Michele, evocava le sbarre della prigione, intese come segno di sofferenza con funzione redentrice. I membri indossavano uniformi verdi e si organizzavano in cuiburi (“nidi”), piccole cellule fondate su disciplina, silenzio e fratellanza. Il movimento attirava soprattutto studenti, giovani intellettuali e classi medie rurali, frustrati dalla crisi politica, economica e morale della Romania del primo dopoguerra.

L’antisemitismo era il fulcro ideologico della Guardia di Ferro. Codreanu e i suoi seguaci accusavano gli ebrei di controllare l’economia, i mezzi di comunicazione e la cultura, presentandoli come nemici interni della nazione da sradicare. I legionari erano convinti che la “salvezza” della Romania passasse attraverso l’eliminazione dell’elemento ebraico e il ritorno alla purezza spirituale del popolo rumeno.

Arrestato nel 1938 dal regime di Re Carlo II e ucciso in carcere senza processo, Codreanu divenne un martire politico per i suoi seguaci. Venerato come un santo laico, il suo culto sopravvisse anche dopo la repressione del movimento. Ancora oggi, la sua immagine viene evocata in ambienti ultranazionalisti, spesso ignorando o distorcendo il contesto reale di violenza e fanatismo in cui operò.

Immagine di Codreanu a “Cantiere Laboratorio”, Lamezia Terme, Italia 2022.

Il movimento fu responsabile di numerosi atti terroristici: tra gli episodi più noti, l’assassinio del primo ministro Ion Duca nel 1933 e, nel 1941, un pogrom a Bucarest in cui oltre cento ebrei furono uccisi brutalmente. Tra le vittime, come ricordò anche l’ambasciatore statunitense in Romania, vi fu una bambina scuoiata viva di nemmeno cinque anni. Nel 1940, con il sostegno della Germania nazista, la Guardia di Ferro entrò al governo insieme al generale Ion Antonescu, dando vita allo “Stato Nazionale Legionario”. Tuttavia, nel gennaio 1941, il movimento tentò un colpo di stato per eliminare Antonescu. Il tentativo fallì e la Guardia venne messa fuorilegge.

L’odio per il comunismo e l’URSS
Fin dalle origini, la Guardia di Ferro elaborò una retorica violenta contro il comunismo e l’Unione Sovietica, intrecciandola all’ossessione antiebraica nella narrativa del “giudeo-bolscevismo”. Il comunismo era rappresentato come una minaccia anticristiana, distruttrice della famiglia, della religione e dell’identità nazionale. L’URSS era vista come il volto demoniaco della modernità atea e materialista.

Durante la Seconda guerra mondiale, molti ex-legionari presero parte con entusiasmo alla campagna contro l’Unione Sovietica, combattendo a fianco della Wehrmacht. L’odio verso il comunismo si tradusse in una collaborazione attiva con l’occupazione nazista, accompagnata spesso da violenze contro ebrei, rom e sospetti simpatizzanti sovietici.

Oggi, questa narrazione viene recuperata da alcuni ambienti neofascisti in chiave antirussa, descrivendo la Guardia di Ferro come “patrioti” che avrebbero difeso la nazione da una duplice minaccia, sovietica e straniera. Una lettura ideologica e distorta, che oscura le reali responsabilità storiche del movimento.

Nonostante la proibizione dei simboli fascisti in Romania, la memoria della Guardia di Ferro riaffiora periodicamente. Nel 2025, in vista delle elezioni presidenziali, si è registrata un’esposizione crescente di simboli legionari durante cerimonie religiose e commemorazioni. A pochi chilometri da Bucarest, nel luogo in cui sarebbe stato ucciso Codreanu, ogni anno si radunano gruppi neofascisti rumeni e stranieri, esibendo apertamente simboli della legione. Nonostante le ripetute segnalazioni, la procura generale non ha mai aperto un’indagine.

Nel 2016, la Banca Nazionale di Romania ha emesso una moneta commemorativa in onore di Mihail Manoilescu, ex governatore e membro della Guardia di Ferro. Nonostante le proteste, l’istituto non ha ritirato l’emissione.

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