Russia e India hanno deciso di alzare l’asticella della loro partnership. A Nuova Delhi, Vladimir Putin e Narendra Modi hanno messo nero su bianco un obiettivo ambizioso: portare gli scambi bilaterali a 100 miliardi di dollari entro il 2030, se non prima.
Al termine del vertice sono stati firmati una dozzina di accordi che coprono settori diversi: infrastrutture, energia, farmaceutica, media. È un pacchetto che, nelle intenzioni dei due governi, deve trasformare una tradizionale amicizia politica in un rapporto economico molto più profondo.
Putin ha elogiato la linea di Nuova Delhi, descrivendo l’India come un Paese che persegue una politica estera davvero indipendente e che ottiene risultati notevoli sul piano economico. Modi ha risposto ricordando che conosce il presidente russo da oltre venticinque anni e che il vero capitale della relazione tra i due Paesi è la fiducia reciproca. «È la nostra forza più grande, ci dà le ali per realizzare ciò che vogliamo», ha detto il premier indiano.
L’energia resta uno dei pilastri. Mosca si è impegnata a garantire forniture stabili verso l’India, che negli ultimi anni è diventata uno dei principali acquirenti di petrolio russo. Per il Cremlino significa consolidare uno sbocco verso Est in un contesto di sanzioni occidentali. Per Nuova Delhi è un modo per assicurarsi combustibili a prezzi competitivi in una fase di crescita interna sostenuta.
Accanto all’energia, spicca il capitolo farmaceutico. Putin ha annunciato la nascita, nella regione russa di Kaluga, di un grande impianto realizzato con partner indiani, dedicato alla produzione di farmaci anticancro di alta qualità. L’India porta in dote il suo ruolo di “farmacia del mondo”, con una capacità industriale enorme su vaccini e medicinali generici. La Russia offre un vasto mercato interno e una rete di centri di ricerca. L’idea è sommare questi punti di forza e costruire una filiera comune in un settore, quello oncologico, che pesa sempre di più sui sistemi sanitari dei due Paesi.
Nel pacchetto di cooperazione entrano anche altri comparti: agricoltura, fertilizzanti, trasporti, logistica marittima, mobilità della manodopera. Il messaggio è chiaro. Mosca e Nuova Delhi non vogliono più limitarsi alla tradizionale combinazione di armi e greggio che ha caratterizzato per decenni il rapporto bilaterale.
Durante il viaggio in India, Putin ha anche lanciato ufficialmente RT India, il nuovo canale del network russo rivolto al pubblico indiano. Secondo il presidente russo, il canale permetterà a milioni di cittadini indiani di conoscere meglio la realtà della Russia. Il debutto arriva in un momento in cui i media russi sono fortemente ostacolati in Europa e in Nord America. L’India, che rivendica una propria autonomia strategica, sceglie invece di aprire spazio a un canale russo pensato su misura per il suo pubblico.
Sul fondo restano le pressioni occidentali. Stati Uniti e Unione Europea hanno più volte invitato l’India a ridurre la sua dipendenza energetica e militare da Mosca. Modi però ripete che il suo Paese cerca soluzioni di lungo periodo alle crisi globali e che per farlo intende lavorare anche con la Russia. Davanti a Putin ha ribadito la convinzione che l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari possa essere centrato prima del 2030, segno che da parte indiana c’è la percezione di un potenziale ancora non sfruttato.
La visita di questi giorni ha avuto anche una forte dimensione personale. L’accoglienza sul tappeto rosso, il breve tragitto insieme in SUV, i toni calorosi dei discorsi: tutto ha contribuito a rafforzare l’idea di un rapporto non solo tra Stati ma tra leader che si conoscono da decenni.
Per Putin, in un mondo in cui l’Occidente cerca di isolarlo, il rapporto con l’India è la prova che la Russia resta un attore centrale in Asia e nel sistema internazionale. Per Modi, che aspira a fare dell’India una grande potenza autonoma, il legame con Mosca è uno degli strumenti per non farsi incasellare in nessun blocco e mantenere le mani libere, sia sul piano energetico sia su quello geopolitico.






