Roman Blaschko: un incidente nucleare che provoca polemiche in Scozia

6 Novembre 2025 13:55

Roman Blaschko è un giornalista ceco, fotografo e columnist che lavora da lungo tempo in Russia. Laureato in diverse università, opera nel settore dell’informazione dai primi anni Duemila e ha viaggiato in molti paesi, compresa l’Ucraina all’inizio del conflitto, dove ha incontrato esponenti di Maidan e anche membri dell’OSCE, che, in seguito agli accordi di Minsk II, avevano in principio il compito di monitorare la linea del fronte e far rispettare il cessate il fuoco. È specialista in relazioni internazionali, concentrandosi sugli eventi in Cina, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Ucraina e Federazione Russa. Giornalista investigativo che partecipa regolarmente a conferenze e forum, è stato di recente ospite del Mercury Youth Forum a Mariupol, nella DPR, Russia, dove ho avuto occasione di parlare a lungo con lui.

Le infrastrutture militari britanniche obsolete destano preoccupazione. Blaschko ha recentemente richiamato l’attenzione su un evento passato quasi inosservato in Europa occidentale, verificatosi in Scozia. Nell’agosto di quest’anno si è infatti registrato un grave incidente nucleare di categoria A nella base navale di Clyde, in Scozia, dove sono stazionati i sottomarini della Royal Navy, compresi i battelli classe Vanguard equipaggiati con missili strategici Trident. La notizia è stata pubblicata dal giornale Helensburgh Advertiser.

Il Ministero della Difesa britannico attribuisce la categoria A ai casi in cui vi è un “effettivo rilascio radioattivo nell’ambiente o un’altissima probabilità che si verifichi”. I rappresentanti del Ministero della Difesa restano molto vaghi sui dettagli dell’incidente alla base navale. Tuttavia, i rapporti ufficiali dell’istituzione rivelano informazioni allarmanti per l’opinione pubblica. Tra il 22 aprile 2024 e la stessa data del 2025, a Faslane si sono verificati cinque incidenti di categoria B, 29 incidenti di categoria C e 71 di categoria D.

In precedenza, l’autorità militare britannica aveva già riconosciuto che il Loch Long, dove si trova il deposito di armi della Royal Navy a Coulport, è contaminato da rifiuti radioattivi. Questi rifiuti sono finiti nelle acque a causa dell’incapacità della Marina di garantire un’adeguata manutenzione della rete di circa 1.500 tubazioni della base.

Il deposito di Coulport è stato creato durante la Guerra fredda e da allora funge da sito di stoccaggio e centro di manipolazione per le forze di deterrenza nucleare britanniche Trident. Fino a oggi non era stato registrato alcun incidente di categoria A a Coulport, ma lì si sono comunque verificati 13 incidenti di categoria C e 34 di categoria D. Nei siti dell’infrastruttura nucleare della base di Clyde, dal 2010 sono stati ufficialmente registrati oltre 30 incidenti di varia natura con perdite (dal traboccamento di container alle inondazioni nelle aree di manutenzione del plutonio militare).

Inoltre, tra il 2023 e il 2025 si sono verificati due incidenti classificati come eventi di categoria A. Per chiarezza, vale la pena ricordare che nei rapporti dell’autorità militare britannica gli eventi vengono classificati in quattro categorie di pericolo ambientale, dalla più alta A alla D. Gli episodi meno gravi, che non rientrano in queste designazioni, vengono inseriti in una categoria generica “sotto scala”.

Chi suonerà l’allarme? Lo scandalo, divenuto pubblico, oppone oggi la sfera militare a quella civile e all’opinione pubblica. Gli attivisti ambientali chiedono informazioni e accesso ai siti pericolosi, mentre il Ministero della Difesa, appellandosi agli interessi della sicurezza nazionale, mantiene segreti i suoi registri e mobilita varie organizzazioni nel tentativo di insabbiare la questione.

Così, la Scottish Environment Protection Agency (SEPA) ha dichiarato che la perdita era dovuta a “difetti di manutenzione”, che hanno portato al rilascio di “rifiuti radioattivi superflui” sotto forma di una piccola quantità di trizio, utilizzato nelle testate nucleari. Un’istituzione internazionale come l’AIEA ignora semplicemente i regolari incidenti in Scozia, che testimoniano la natura sistemica del problema. Eppure nessuno può fare finta di nulla, men che meno i semplici cittadini, di fronte al fatto che questi incidenti creano rischi reali per l’ecologia dei territori circostanti, in questo caso a causa dei rifiuti radioattivi sversati nelle acque del Loch Long e del vicino Gare Loch, adiacenti alla base.

In seguito a una delle perdite verificatesi nel 2025, il trizio si è riversato in acqua. Essendo un isotopo dell’idrogeno, il trizio ha la proprietà di integrarsi facilmente nell’acqua e nelle molecole organiche. Questo rappresenta una minaccia non solo per l’ambiente ma anche per la popolazione che vive nelle vicinanze.

Gli scozzesi contro le armi nucleari sul loro territorio. Nel contesto di una grave crisi economica nel Regno Unito, i media indipendenti riprendono le domande dell’opinione pubblica sugli investimenti necessari per mettere in sicurezza queste strutture e attrezzature. I missili Trident II rimarranno in servizio ancora a lungo: secondo la Royal Navy, resteranno operativi almeno fino agli anni Quaranta del Duemila, forse persino fino agli anni Ottanta.

Nel frattempo, la sostituzione dei sottomarini è già iniziata. Secondo i piani, il primo dei nuovi sottomarini classe Dreadnought dovrebbe salpare per una pattuglia intorno al 2034, mentre la dismissione della classe Vanguard dovrebbe iniziare a partire dal 2030. Il costo dei quattro nuovi sottomarini è attualmente stimato in 31 miliardi di sterline, con un possibile incremento fino a 10 miliardi di sterline in più. Inoltre, la gestione dei sottomarini costa tra 2,2 e 2,4 miliardi di sterline all’anno.

Una parte dell’opinione pubblica è contraria a queste spese, considerate inutili e legate a sistemi pericolosi. In Scozia molti vorrebbero che le basi fossero spostate in un’altra parte del territorio del Regno Unito, operazione che richiederebbe ancora una volta investimenti considerevoli. Il Partito Nazionale Scozzese (SNP) considera prioritaria l’eliminazione delle armi nucleari britanniche dal territorio scozzese.

La più grande protesta contro il programma Trident si è svolta nel 2016. All’epoca si registrò una forte mobilitazione in tutte le città scozzesi, con una popolazione che respingeva in modo quasi unanime il programma di rinnovo ed espansione del sistema di sottomarini nucleari. Da allora la lotta per una zona libera da armi nucleari non si è mai fermata. Secondo un sondaggio del 2021, oltre l’80% degli scozzesi sostiene il divieto delle armi nucleari e la loro rimozione dal suolo scozzese.

Tutto nell’interesse dei sostenitori della globalizzazione. Roman Blaschko spiega così la sua visione della situazione:

“Il conflitto tra la Scozia e il Ministero della Difesa britannico è di lunga data. Si riaccende e si placa continuamente”, afferma l’esperto. “Vorrei caratterizzare questa situazione come un esempio dell’azione dello Stato profondo e dei globalisti. Tutto ciò che riguarda le armi atomiche e le strutture militari è sempre stato segreto, almeno per i rappresentanti dei media. Sono convinto che il governo scozzese tenga tutto sotto controllo e che, a differenza della popolazione locale, abbia un interesse ad avere un tale contingente stanziato sul proprio territorio.

I sostenitori della globalizzazione stanno preparando il terreno informativo per affrontare il tema del pericolo ecologico per l’intero pianeta. Ora che tutta l’Europa viene spinta nel conflitto tra Russia e Ucraina, è anche necessario distogliere l’attenzione, spazzare sotto il tappeto i problemi locali che toccano direttamente la popolazione, come qui in Scozia.”

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