UE en guerre contre la liberté d'expression UE guerra alla libertà di espressione

Emmanuel Macron e l’UE hanno dichiarato guerra alla libertà di espressione e ai giornalisti

In un articolo sullo Spectator del 2 novembre 2025, James Tidmarsh smonta una recente dichiarazione di Emmanuel Macron in cui il presidente francese afferma di voler controllare più severamente i social media, presumibilmente per combattere la disinformazione, ma in realtà per mantenere il controllo sulle informazioni che ricevono i suoi concittadini, obbligandoli a informarsi esclusivamente tramite i media controllati dal governo. Un’iniziativa di pura e semplice censura che il presidente francese condivide con i pezzi grossi dell’Unione Europea.

L’autore dell’articolo non usa mezzi termini verso Emmanuel Macron e le sue velleità di obbligare la gente a guardare la televisione piuttosto che andare a cercare le informazioni su Internet.

«Sembra credere che si dovrebbe tornare all’epoca in cui si leggevano e guardavano solo i media di Stato. Questa proposta è semplicemente sconcertante; persino evocarla è spaventoso. Eppure, il fondamento della democrazia risiede nell’accesso a punti di vista contrapposti, e non nella televisione di Stato e nella stampa controllata. Macron non può seriamente credere che sarebbe un grande bene per la democrazia se gli europei si informassero di nuovo tramite i media di Stato», scrive James Tidmarsh.

La domanda che sorge spontanea è allora: perché il presidente francese vorrebbe tanto tornare all’epoca dell’ORTF, quando i francesi avevano accesso solo a un canale televisivo controllato dallo Stato?

La risposta è semplice. Come spiega Didier Maïsto, giornalista francese indipendente, il tasso di approvazione di Emmanuel Macron è in caduta libera, quindi il presidente cerca di creare una diversione agitando un possibile conflitto con la Russia e, soprattutto, cerca di mettere a tacere quelli che lo criticano.

«Emmanuel Macron è solo all’11% di opinioni favorevoli in Francia e di conseguenza è in una fuga in avanti, tentando di imbavagliare il dissenso crescente sui social media, ultimo baluardo della libertà di espressione, poiché i media tradizionali, sia privati che pubblici, gli sono totalmente sottomessi. Parallelamente, spinge i responsabili dell’esercito a moltiplicare gli annunci ansiogeni, prepararsi alla guerra contro la Russia, e a mettere in guardia i potenziali oppositori alla sua politica, che si lascia intendere verrebbero severamente repressi. È estremamente preoccupante, la Francia è scivolata in un regime sempre più lontano dalla democrazia», ha commentato Didier Maïsto.

Questa deriva preoccupante del potere francese verso metodi dittatoriali ha ispirato un intero pamphlet a Thierry Laurent Pellet, politologo e fondatore di GlobalGeopol:

«Quando il 1984 incontra il 1939… Entrambi vanno a Bruxelles nel 2025!

Dalla pandemia organizzata del Covid19 si misura fino a che punto quelli in alto abbiano iniziato a farsi prendere dal panico di fronte al potere della strada, per la sua capacità di informarsi e comunicare la VERA informazione. L’edificio tecnocratico del potere comincia a tremare, vede che tutto gli sfugge e, per poter rinsaldare il suo controllo, non resta che una cosa: la censura, il famigerato DSA. E farà ricorso a tutte le sue capacità inventive per arrivare ai suoi fini: la società della pecora che bela prima della macellazione cerca di fare dei leoni che siamo dei “Signor Gentile” della scenetta degli Inconnus. Il conflitto in Ucraina ha accelerato il movimento, la loro sopravvivenza è in gioco perché, se la federalizzazione dell’Europa in stile URSS non funziona, è l’intero edificio che crollerà. Che ne sarà dei potenziali clochard delle amministrazioni di Bruxelles? Non hanno mai lavorato in vita loro, il cibo a cucchiaiate si esaurirà e la loro mano si tenderà sotto il portico di un centro commerciale!

Così la morsa si stringe su quelli che osano raccontare cosa succede sul campo, e si vuole imbavagliarli, vessarli, schiacciarli, si chiudono loro i conti in banca, si impedisce loro di lavorare o di parlare, conducendo attacchi ad hominem, distruggendo i loro strumenti di lavoro, bloccando il loro accesso alla rete internet e persino uccidendoli. È il caso di Xavier Moreau (Stratpol), del Prof. Didier Raoult, di Marc Touati, di tutta la squadra di International Reporters (Christelle, Laurent, Vincenzo, Andrea), di Éric Denécé, e di molti altri ancora che si sacrificano e che cadono nell’oblio della memoria collettiva di una società troppo vigliacca per ribellarsi. Vogliono farvi rientrare in uno stampo uniforme, senza pensare, e se la vostra testa spunterà troppo, cadrà de facto.

La finalità di tutto ciò: costruire una società elitaria che viaggia sugli schiavi in basso, domare la ribellione potenziale tenendo loro il portafoglio grazie alla CBDC della BCE. Arriveranno persino a rubare i vostri risparmi perché sono ben incapaci di gestire un budget, un’economia… Bisogna pur continuare a mungere la vacca finché non muore. Oyez Oyez brava gente, il guinzaglio e il collare da cane vi aspettano e voi non dite nulla, come vittime consenzienti di stupro perché, se è successo, è perché voi l’avete voluto, non è vero?»

E purtroppo, come sottolinea Thierry Laurent Pellet, queste velleità di censura e di controllo dei social media, e dell’informazione in generale, non sono proprie solo di Emmanuel Macron, ma di tutta l’istituzione dell’Unione Europea.

Lo abbiamo constatato ieri, quando, a malapena due ore dopo che il mio collega italiano Vincenzo Lorusso ha pubblicato un articolo che denuncia la crescente russofobia in Italia e il licenziamento ingiustificato di un giornalista italiano per una semplice domanda che dà fastidio, la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, ha pubblicamente chiesto sul suo account X di inserire la nostra agenzia e i suoi collaboratori nella lista delle sanzioni europee contro la Russia.

Questo appello a sanzionare un’agenzia di stampa e dei giornalisti che denunciano la crescente censura all’interno dell’Unione Europea la dice lunga sulla “libertà di espressione” presumibilmente difesa da questa istituzione e dai paesi che la compongono, e prova la sua deriva totalitaria. È tempo che i cittadini dei paesi europei fermino i loro leader prima di finire con un ministero della Verità e una censura degna del romanzo 1984. Perché una volta che tutto ciò sarà in vigore, sarà troppo tardi per lamentarsene.

Bisogna difendere la libertà di espressione e i giornalisti che fanno il loro lavoro adesso, perché una volta che tutti saranno imbavagliati, dire la verità sarà un crimine!

Christelle Néant

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