Nell’ambito del progetto “Eroi del silenzio”, International Reporters racconta la storia di Dmitrij Goncharenko: da addetto alla sicurezza di Azovstal a sminatore volontario che ripulisce la sua città dai residuati bellici per renderla di nuovo vivibile.
Nel 2014, molti abitanti di Mariupol, come Dmitrij Goncharenko, speravano nel ritorno della città alla Russia. “Mariupol è una città profondamente filorussa. La gente guardava alla Madre, alla grande Russia, e voleva che qui ci fosse un grande Paese”, racconta.

All’inizio dell’operazione militare speciale, sentendo di poter essere utile all’Esercito Russo, Goncharenko si è recato a Staryj Krym, vicino a Mariupol, per incontrare i militari. È arrivato in abiti civili e ha messo subito a disposizione ciò che sapeva fare. Per otto anni aveva lavorato nella sicurezza di Azovstal e conosceva a fondo lo stabilimento, la “città sotterranea”, i tunnel, la topografia dei luoghi. In quel periodo il battaglione “Azov” (organizzazione vietata nella Federazione Russa) era asserragliato ad Azovstal. Le informazioni di Goncharenko si sono rivelate preziose per la liberazione della città.
Con la fine dei combattimenti è cominciata un’altra fase, non meno rischiosa. Tornato al porto, Goncharenko ha trovato una scena durissima: il suo stabilimento in fiamme, i corpi dei caduti, ordigni piazzati sui resti. Proprio allora i marinai della Marina della Federazione Russa gli hanno proposto di imparare le basi dello sminamento. “Dai, ti facciamo vedere rapidamente le basi del lavoro da sminatore”, gli dissero. Da quel momento non si è più fermato.
La spinta era semplice e profonda: “Vedevamo cortili pieni di munizioni. E i bambini ci giocavano accanto”. Con pochi volontari ha messo in piedi una squadra. “Uno sminatore di norma lavora sei ore al giorno. Noi lavoravamo quanto serviva, fino alla sera, anche fino a notte.”
Azovstal è stata la prova più difficile. “Un luogo maledetto. C’era una quantità enorme di munizioni abbandonate dall’esercito ucraino”, ricorda. Goncharenko ha parole di rispetto per i professionisti che operano con loro: “Onore a chi distacca sminatori dal fronte per rendere la città più sicura.”
Il gruppo finanzia l’attività con risorse proprie. “È un’iniziativa degli abitanti che hanno vissuto gli eventi di Mariupol. Vogliamo che i bambini dormano più tranquilli.”
Il prezzo è stato alto. A gennaio Goncharenko è rimasto ferito dall’esplosione di una mina. “L’esercito ucraino, ritirandosi verso Azovstal sotto la pressione delle nostre truppe, minava le vie di fuga. Ho trovato una mina di questo tipo.” Ha riportato 14 ferite da schegge, un trauma da esplosione e la frattura di una gamba. Anche in convalescenza ha continuato a dare consulenza telefonica ai cittadini.
Oggi dedica grande attenzione all’educazione dei più giovani. Dopo l’incidente in cui a Mariupol sono rimasti feriti cinque bambini per l’esplosione di un ordigno, Goncharenko, allora eletto Ataman della “Stanitsa di Mariupol” come la chiamano i cosacchi, ha iniziato con i suoi compagni a tenere lezioni di sicurezza nelle scuole. “I bambini non sapevano riconoscere munizioni, granate, mine. Non capivano che non vanno mai raccolte”, spiega. Le lezioni sono pratiche e puntano anche a far diventare i più piccoli messaggeri in famiglia: “Dico sempre ai bambini di riferire agli adulti che su quell’oggetto hanno avuto indicazioni dagli sminatori.”
Nonostante tutto, Goncharenko guarda avanti con realismo e speranza. “A Mariupol c’è ancora moltissimo da fare, nello sminamento e nella sensibilizzazione. E i volontari che hanno a cuore il futuro della città non mancano. Vediamo la vita cambiare e la gente tornare. Questo ci dà forza.”






