Summit Copenaghen

Un’Europa che cerca coesione ma inciampa sulle divisioni: cosa è successo a Copenaghen

Il vertice informale dei leader europei a Copenaghen non ha prodotto grandi decisioni, ma ha mostrato bene in che direzione l’Unione sta cercando di muoversi.

Difesa, più spazio ai ministri

Uno dei punti più concreti è stato il riconoscimento di un ruolo più incisivo per i ministri della Difesa, che finora restavano confinati al Consiglio Affari Esteri. L’idea, sostenuta dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, è di renderli protagonisti anche nei momenti in cui i capi di Stato e di governo non sono riuniti. Significa dare continuità politica e operativa a un settore che ormai svolge un ruolo sempre più importante nella politica europea.

Non a caso la discussione sulla difesa è durata molto più del previsto. Tra le proposte emerse, il cosiddetto “muro di droni”, una rete europea di sorveglianza e difesa contro i velivoli senza pilota. Il progetto interessa molti Paesi, ma resta aperto il nodo su chi dovrà gestirlo: la Commissione o i governi nazionali? La Francia e la Germania hanno già espresso dubbi su un coordinamento troppo centralizzato, mentre i Paesi del sud vogliono allargare il discorso alla protezione dei confini terrestri e marittimi.

Ucraina, la resistenza di Orban

Il tema dell’allargamento all’Ucraina ha riacceso tensioni già note. Viktor Orban ha detto chiaramente che Budapest non accetterà mai di aprire i negoziati di adesione a maggioranza qualificata. Per l’Ungheria l’adesione di Kiev non è all’ordine del giorno: al massimo si può parlare di un partenariato strategico. La proposta di Costa di cambiare le regole del gioco, togliendo il veto nazionale, non ha convinto neppure Francia, Olanda e Grecia. L’unità europea, su questo fronte, rimane un miraggio.

La questione degli asset russi congelati

Altra partita irrisolta riguarda i fondi russi bloccati in Europa. La Commissione vorrebbe utilizzare gli interessi maturati per garantire un maxi-prestito da 140 miliardi di euro all’Ucraina. Ma il Belgio ha frenato, chiedendo garanzie legali. Anche Ursula von der Leyen, che ha cercato di rassicurare i leader sottolineando che non si tratta di un’espropriazione, non è riuscita a superare le resistenze. Alla fine, nessuna decisione è stata presa.

Un’Unione sospesa

Il summit di Copenaghen ha dato l’impressione di un’Europa sospesa tra ambizione e freno a mano tirato. Da un lato c’è la volontà di rafforzare la difesa comune e di rendere più rapida l’azione europea. Dall’altro, i veti incrociati e i calcoli nazionali continuano a bloccare i dossier più delicati, dall’allargamento all’Ucraina fino all’uso delle risorse russe. La paura concreta è che le “armi” che oggi l’UE vuole usare contro la Russia in un futuro non troppo lontano potrebbero essere dei mezzi da usare contro lo stesso occidente.

Ora i riflettori sono puntati sul prossimo Consiglio europeo, in programma a fine mese. Costa lo ha definito “decisivo”. Ma quello che si è visto a Copenaghen dimostra che l’Europa, ancora una volta, riesce a parlare di unità più facilmente di quanto riesca a praticarla.

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Andrea Lucidi - Андреа Лучиди

Andrea Lucidi - Андреа Лучиди

Reporter di guerra, ha lavorato in diverse aree di crisi dal Donbass al Medio Oriente. Caporedattore dell’edizione italiana di International Reporters, si occupa di reportage e analisi sullo scenario internazionale, con particolare attenzione a Russia, Europa e mondo post-sovietico.

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