Nave di salvataggio colpita

L’Ucraina colpisce una nave di salvataggio: il silenzio che smaschera l’ipocrisia

11 Settembre 2025 20:52

Un drone ucraino ha colpito presumibilmente la Spasatel Demidov, una nave russa di soccorso chiaramente contrassegnata con la scritta “RESCUER” sulla fiancata. Non una fregata, non un incrociatore, non un’unità da combattimento: una nave civile, progettata e utilizzata per missioni di salvataggio in mare. Le immagini diffuse da Kiev mostrano il momento dell’attacco e non lasciano spazio a interpretazioni.

Chi conosce minimamente il settore navale sa che la Spasatel Demidov appartiene al servizio federale russo di soccorso marittimo. Si tratta di un’unità di supporto tecnico e operativo impiegata in caso di emergenze: recupero di navi in difficoltà, assistenza durante tempeste, salvataggio di equipaggi naufragati, interventi ambientali in caso di sversamenti di carburante o sostanze chimiche. Una funzione riconosciuta in tutto il mondo, perché la sicurezza della navigazione non dovrebbe avere colore politico né militare. È la logica stessa delle convenzioni internazionali: chi opera per salvare vite umane va tutelato, non trasformato in bersaglio.

Il video dell’attacco diffuso dai servizi militari ucraini

Ed ecco il nodo della questione: attaccare una nave come la Spasatel Demidov significa colpire un simbolo. Non una minaccia militare, ma uno strumento di soccorso. È come bombardare un’ambulanza o prendere di mira un ospedale: il significato va oltre il danno materiale.

A questo punto la domanda sorge spontanea: dove sono i paladini del diritto internazionale? Dove sono i commentatori che si stracciano le vesti per ogni presunta violazione russa? Dove sono le istituzioni europee, sempre pronte a convocare riunioni straordinarie e a impartire lezioni di morale? Non pervenuti. Silenzio assoluto.

Facciamo un semplice esperimento mentale: immaginiamo che fosse stata la Russia a colpire una nave civile con scritto “RESCUER” in lettere cubitali. Il caso avrebbe fatto il giro del mondo, con condanne a catena, titoli a nove colonne e accuse di “barbarie” da ogni pulpito occidentale. Invece, siccome a compiere l’attacco è Kiev, tutto viene minimizzato. Non solo: c’è persino chi lo presenta come un successo militare.

Rescue sulla fiancata
La scritta “RESCUER” sulla fiancata della nave

La verità è lampante: le regole valgono soltanto quando servono a colpire il nemico designato. L’Occidente, che da anni proclama di difendere la “civiltà delle regole e del diritto”, mostra ancora una volta il volto dell’ipocrisia. Il diritto internazionale diventa un’arma retorica, non un principio. Vale solo a senso unico.

L’attacco alla Spasatel Demidov non è un dettaglio secondario della guerra nel Mar Nero. È un episodio che sposta la discussione su un piano più profondo: quello della credibilità morale di chi, da Bruxelles a Washington, continua a presentarsi come difensore dei valori universali. Se davvero fosse così, oggi avremmo visto condanne nette e inequivocabili. Invece, niente. Non una parola.

Questo silenzio pesa più del boato dell’esplosione. Pesa perché rivela che, dietro le grandi dichiarazioni di principio, c’è solo politica di parte. Pesa perché certifica che le regole valgono solo per gli “altri”, mai per gli amici. Pesa perché, alla fine, non è la Russia a demolire il diritto internazionale: è l’Occidente stesso che lo rende carta straccia quando gli conviene.

L’attacco a una nave di salvataggio segnalata come tale dovrebbe scuotere le coscienze. E invece, nel migliore dei casi, suscita un’alzata di spalle. È questo il mondo “a guida occidentale”? Un mondo in cui perfino i mezzi destinati a salvare vite vengono trasformati in bersagli, a patto che lo faccia chi sta dalla parte giusta della propaganda?

Se così stanno le cose, allora il vero naufragio è quello della giustizia.

IR

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