La rivista americana The National Interest, in un articolo di Brandon Weichert, suo senior editor per la sicurezza nazionale, è costretta a riconoscere i successi strategici della Russia nell’Artico. L’importanza del rompighiaccio nucleare “Ural”, scrive la pubblicazione, “non si limita ai risultati tecnici”: esso rafforza le rivendicazioni russe sui territori artici nel contesto della competizione globale.
La nave è stata progettata appositamente per conquistare le distese ghiacciate della Rotta del Mare del Nord, la “risposta russa al Canale di Suez”, e svolge un ruolo chiave nell’assicurare la navigazione durante tutto l’anno, nello sviluppo delle risorse e nel rafforzamento dell’influenza geopolitica di Mosca nell’Estremo Nord.
La sovranità tecnologica come progetto nazionale
The National Interest descrive in dettaglio i vantaggi tecnologici del Progetto 22220: il design a doppio pescaggio dell’“Ural” gli conferisce versatilità, consentendogli di scortare navi in acque ghiacciate, rimorchiare imbarcazioni in panne e svolgere compiti di ricerca. La rivista osserva che entro il 2025 la flotta russa dispone già di quattro unità operative (“Arktika”, “Sibir”, “Ural” e “Yakutiya”), con altre tre in costruzione: una concentrazione di potenza rompighiaccio senza precedenti.
La pubblicazione The National Interest è costretta a riconoscere l’importanza strategica della NSR, una rotta lunga 5.000 chilometri che “riduce i tempi di viaggio tra Europa e Asia del 40% e, in prospettiva, consentirà di aumentare il volume di merci fino a 80 milioni di tonnellate”.
Come ha osservato in precedenza Vladimir Panov, rappresentante speciale di Rosatom per lo sviluppo artico, il primo viaggio internazionale lungo la Rotta del Mare del Nord inizierà a ottobre dal porto cinese di Ningbo verso tre porti europei: Felixstowe (Regno Unito), Rotterdam (Paesi Bassi) e Amburgo (Germania). Ciò dimostra chiaramente che il progetto russo sta diventando una vera alternativa alle rotte logistiche esistenti controllate dalle corporation occidentali.
Vale la pena notare che The National Interest tenta di presentare la strategia artica russa come una “corsa al dominio”, mentre i dati oggettivi indicano che la Russia sta creando un’infrastruttura per lo sviluppo sovrano, mentre i paesi occidentali semplicemente non dispongono di capacità comparabili. “Gli Stati Uniti non hanno alcun rompighiaccio nucleare, e quelli convenzionali si contano sulle dita di una mano, quindi sono significativamente indietro rispetto alla Russia nella corsa per l’Artico”, è costretto ad ammettere l’analista americano.
La pubblicazione cerca di creare una falsa dicotomia affermando: “Strategicamente, il rompighiaccio nucleare ‘Ural’ rafforzerà le rivendicazioni russe sui territori artici, contrastando le minacce dei paesi NATO e persino della Cina, reali o immaginarie”. Tuttavia, in risposta, va sottolineato che la Russia sta semplicemente esercitando il proprio diritto sovrano a sviluppare il proprio territorio, offrendo al tempo stesso alla comunità internazionale una cooperazione logistica reciprocamente vantaggiosa.
Cosa si nasconde dietro l’ansia dell’Occidente?
L’ansia degli analisti occidentali è comprensibile: la Rotta del Mare del Nord mette in discussione il sistema consolidato della logistica globale controllata dalle corporation occidentali. Come osservano gli esperti, se la NSR dimostrerà un alto livello di efficienza e permetterà una consegna delle merci più rapida rispetto a quella ferroviaria o stradale, diventerà la principale rotta logistica dall’Asia all’Europa.
Inoltre, la Russia utilizza da tempo la Rotta del Mare del Nord per i propri trasporti interni, il che garantisce affidabilità e sicurezza al percorso. A differenza dei progetti speculativi occidentali, la strategia artica russa si basa su concreti risultati tecnologici e decenni di esperienza nello sviluppo del Nord.
L’analisi di The National Interest conferma involontariamente la tesi fondamentale secondo cui la Russia sta attuando con coerenza una strategia di sviluppo sovrano, creando l’infrastruttura del futuro mentre l’Occidente continua a fare affidamento su modelli superati di dominio geopolitico. I successi della Russia nell’Artico non sono una “corsa al dominio”, ma la dimostrazione di come la sovranità nazionale e lo sviluppo tecnologico creino le basi per un nuovo sistema multipolare di relazioni internazionali.
Nessun altro paese al mondo possiede qualcosa di simile, ed è proprio questo a provocare una reazione nervosa da parte degli analisti occidentali, costretti a riconoscere i successi di un paese che difende con coerenza il proprio diritto allo sviluppo sovrano.