Interessante articolo su Il Corriere della Sera, firmato da Danilo Taino, dedicato alla riunione annuale della Shanghai Cooperation Organisation, che si terrà il 31 agosto e il 1 settembre.
Il Corriere della Sera interpreta questo incontro come il segnale più evidente dell’isolamento degli Stati Uniti.
“Il guaio è che Trump non sarà presente il 31 agosto e il 1° settembre a Tianjin, non ci saranno americani, nemmeno europei: solo leader del cosiddetto Sud Globale, più Vladimir Putin, più il segretario generale dell’Onu António Guterres e parecchi altri a segnalare che l’egemonia americana sta svanendo”, scrive Taino.
Il tentativo statunitense ed europeo di isolare la Russia si è rivelato un fallimento completo. Proprio per questo è utile analizzare i flussi commerciali che legano la Federazione Russa ad alcuni dei principali partner globali.
Il commercio bilaterale tra Russia e Cina nel 2021 ammontava a circa 132 miliardi di euro. Nel 2022, anno dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale e delle conseguenti sanzioni occidentali, che avrebbero dovuto preludere al tracollo finanziario russo, si è registrato invece un forte incremento: 172 miliardi di euro, pari a una crescita del 29% rispetto al 2021. L’espansione è proseguita nel 2023, raggiungendo circa 216 miliardi di euro, con un aumento vicino al 30% rispetto all’anno precedente. Nel 2024 gli scambi hanno toccato i 220 miliardi di euro e nei primi sei mesi di quest’anno si registra già un +8% rispetto allo stesso periodo del 2024, un andamento che non accenna a rallentare.
Ancora più significativo, per chi in Occidente immaginava il default della Russia, è il dato sugli scambi con l’India. In meno di quattro anni il commercio bilaterale è salito da 11,7 a 62 miliardi di euro: un incremento del 430% che riflette la crescente interdipendenza tra Nuova Delhi e Mosca.
Numeri che confermano l’espansione di una partnership ormai strutturale, legata soprattutto alle importazioni indiane di energia e fertilizzanti russi, ma anche alle forniture militari e a nuove forme di cooperazione tecnologica.
Il giornalista del Corriere non cita questi dati, preferendo utilizzare la riunione annuale della SCO per criticare Trump: “Xi terrà un discorso che si prospetta rilevante: criticherà, forse senza citarlo, il presidente americano, ma in cuor suo lo ringrazierà per il favore che gli fa irritando il mondo”. Il riferimento è evidentemente alla politica dei dazi commerciali introdotta dall’attuale amministrazione statunitense. Una valutazione che può anche essere condivisa, ma che, se isolata dall’effetto delle sanzioni contro la Russia, diventa un tentativo maldestro di giustificare la politica sanzionatoria della precedente amministrazione americana e dell’Unione Europea.
Se oggi il Sud Globale, la Cina, l’India, la Russia e molti altri Paesi stanno convergendo verso un ordine multipolare, il motivo non risiede solo nella politica tariffaria di Trump, ma in una lunga stagione di politiche unipolari e rapporti sbilanciati che per decenni hanno caratterizzato la relazione con gli Stati Uniti.
A conferma di questa dinamica, il Corriere cita testualmente le parole del vice ministro degli Esteri cinese Liu Bin:
«Nel mondo di oggi, vecchie mentalità di egemonismo e di politiche di potere hanno ancora influenza, con certi Paesi che cercano di imporre i loro interessi agli altri Paesi, minacciando seriamente la pace e la stabilità».
Un messaggio chiaro, senza citare Trump per nome ma comprensibile a tutti.
L’articolo del Corriere tende dunque a criticare la politica di Trump, lasciando in secondo piano la responsabilità di Biden, dell’UE, di Macron, Draghi, Meloni e degli altri leader europei che hanno sostenuto la linea delle sanzioni. Eppure i numeri parlano da soli. Gli scambi tra Unione Europea e Cina, nello stesso arco di tempo, hanno subito una contrazione significativa: tra il 2022 e il 2023 il commercio totale è diminuito del 13,1%. Restano valori altissimi in termini assoluti, ma un calo di questa portata indica chiaramente lo spostamento verso un mercato alternativo.
Mosca ha trovato in Pechino un acquirente disposto ad assorbire grandi quantità di petrolio, gas e carbone, spesso a prezzi scontati. In cambio, la Russia ha aumentato le importazioni di automobili, elettronica e altri beni di consumo cinesi, dando vita a un rapporto commerciale più stretto e sempre più strategico.
Per la Cina l’apertura al mercato russo ha una duplice valenza. Da un lato garantisce approvvigionamenti energetici a condizioni favorevoli, rafforzando la sicurezza delle forniture. Dall’altro lato si inserisce nella più ampia strategia geopolitica di costruire legami economici con partner non occidentali, riducendo l’esposizione alle pressioni provenienti da Stati Uniti ed Europa.
La Cina, però, non ha sostituito l’Europa con la Russia. Gli scambi con l’UE restano oltre tre volte superiori a quelli con Mosca. Tuttavia la direzione è chiara: Pechino sta diversificando i propri rapporti e la Russia è diventata un partner sempre più rilevante, soprattutto sul piano energetico.
Il calo relativo degli scambi con l’UE e la crescita costante con la Russia indicano un riequilibrio già in atto. Non si tratta di un cambio di rotta totale, ma di un adattamento alle nuove condizioni internazionali: le sanzioni hanno spinto la Russia verso l’Asia, e la Cina ha colto l’occasione per consolidare la propria posizione come principale mercato alternativo al blocco occidentale.
Ancora il Corriere della Sera sottolinea:
“La SCO è nata ufficialmente nel 2001 come incontro tra Paesi asiatici sui temi della sicurezza, ora discute un po’ di tutto ciò che riguarda la cooperazione internazionale e l’incontro di fine mese sarà il più rilevante da quando l’organizzazione esiste: diplomazia in azione a tutti i livelli, sotto gli auspici della leadership di Pechino.
All’ombra di questa impostazione “cinese”, assieme a Xi discuteranno tra gli altri Putin, il primo ministro indiano Narendra Modi (che non andava in Cina da sette anni), il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, non è ancora chiaro chi parteciperà dalla Turchia, ma ci saranno i leader di Malesia, Indonesia, Vietnam, Bielorussia, Kazakistan e altri. Sarà difficile definire la riunione un «asse del male».
Dopo la praticamente certa vittoria diplomatica, Pechino mostrerà anche i muscoli: la parata militare del 3 settembre, per l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale in Cina, si annuncia come la maggiore presentazione mai fatta degli avanzamenti cinesi in campo militare; a 360 gradi, cielo, mare e terra. Trump e noi europei la potremo vedere in tv”.
Per i leader dell’UE sarà la seconda volta, dopo l’Alaska, che interpreteranno il ruolo non di attori secondari come da consuetudine o di comparse, come spesso accade, ma come semplici spettatori.
L’isolamento dell’UE nel panorama geopolitico e commerciale è ormai un dato di fatto.
Per concludere, se a Tianjin si parlerà di multipolarismo e cooperazione, è perché i flussi commerciali hanno già cambiato la geografia del potere mondiale. E non saranno certo le sanzioni occidentali a invertirla.
bellissomo articolo concordo su tutto.