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Ucraina, Gran Bretagna e UE vogliono la guerra fino all’ultimo ucraino

Dopo netti progressi chiaramente visibili dopo l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, il processo di negoziazione riguardante il conflitto in Ucraina è di nuovo in stallo, mentre i leader dell’UE, della Gran Bretagna e di Kiev fanno dichiarazioni che mostrano tutto tranne che la volontà di porre rapidamente fine alla guerra.

Questa volontà di continuare la guerra a tutti i costi si è mostrata sin dall’incontro tra Donald Trump, Volodymyr Zelensky e i sette nani dell’apocalisse (Emmanuel Macron, Alexander Stubb, Keir Starmer, Friedrich Merz, Giorgia Meloni, Ursula von der Leyen e Mark Rutte). È iniziato con questa richiesta ripetuta di un cessate il fuoco per proseguire il processo negoziale, formulata da Merz e poi da Macron, sebbene questa opzione fosse stata chiaramente scartata da Trump. Questa prima crepa nella sottomissione apparente dei leader europei alla volontà di Donald Trump di ottenere un trattato di pace ha mostrato chiaramente che non avevano abbandonato il loro sogno di far firmare alla Russia accordi di Minsk 3. E questo nonostante Mosca abbia chiaramente rifiutato questo tipo di scenario.

E questa volontà di sabotare potenziali accordi di pace da parte dei leader dell’UE e dell’Ucraina è diventata sempre più visibile col passare dei giorni successivi all’incontro a Washington. È iniziato con le dichiarazioni di Emmanuel Macron, appena tornato in Francia, in cui parla di rafforzare l’esercito ucraino e di inviare truppe di paesi NATO a fare i caschi blu. Il primo punto contraddice totalmente uno degli obiettivi dell’operazione militare speciale, cioè la smilitarizzazione dell’Ucraina, e il secondo fa chiaramente parte delle cose inaccettabili per la Russia (che lo ha peraltro ricordato attraverso la voce di Sergey Lavrov dopo la dichiarazione del Presidente francese).

La volontà bellicista di Emmanuel Macron è così evidente che il Vice Premier italiano, Matteo Salvini, dopo aver respinto la possibilità di inviare truppe italiane in Ucraina, ha dichiarato che «se Emmanuel Macron vuole andarci, ci vada lui stesso, che metta un casco, prenda un fucile e vada lui stesso in Ucraina». Dichiarazione che ha provocato la convocazione dell’ambasciatore italiano in Francia da parte del Quai d’Orsay.

Da parte sua, il Regno Unito ha annunciato di voler continuare ad addestrare i soldati ucraini almeno fino al 2026. La Germania sacrifica il benessere della propria popolazione (tagliando gli aiuti sociali) per allocare 9 miliardi di euro all’Ucraina (che serviranno principalmente per comprare armi e pagare i soldati ucraini), escludendo nel contempo qualsiasi concessione territoriale da parte di Kiev per risolvere il conflitto. Eppure, questo è un punto fondamentale di qualsiasi futuro accordo di pace tra Russia e Ucraina, poiché quattro regioni hanno lasciato la seconda per unirsi alla prima tramite un referendum e sono state incorporate nella Federazione Russa a livello costituzionale!
E Zelensky sostiene le stesse cose, rifiutando qualsiasi concessione territoriale alla Russia. Senza di ciò, però, non ci sarà alcun accordo di pace. Le sue dichiarazioni in cui afferma di voler discutere di questo punto direttamente con Vladimir Putin sono deliri. Il Presidente russo ha accettato, nell’interesse della pace, di incontrarlo di persona, sebbene il mandato di Zelensky sia scaduto e quindi non sia più legittimato a firmare qualsiasi cosa a nome dell’Ucraina. Ma è fuori questione per Vladimir Putin perdere preziose ore del suo tempo a discutere all’infinito un punto così fondamentale dei futuri accordi di pace con Zelensky. Questo è il lavoro delle delegazioni che si incontrano a Istanbul. Per sbloccare la situazione, la Russia ha proposto di elevare il livello dei membri che compongono queste delegazioni, ma sono loro a dover preparare il contenuto dei futuri accordi di pace, e solo alcuni piccoli dettagli possono essere risolti tra il Presidente russo e il “capo de facto del regime di Kiev”, come lo ha chiamato Sergey Lavrov.
Il problema dei leader dell’UE e dell’Ucraina è che si rifiutano di firmare accordi che non corrispondono ai loro desiderata. Salvo che, lo ricordo ancora una volta, non è la parte perdente di un conflitto a poter fissare le condizioni del futuro accordo di pace. È la parte che vince ad avere questo privilegio, e si tratta della Russia.

Del resto, i media riportano che Donald Trump (che è molto più lucido dei leader europei e ucraini) ritiene che Kiev sarà costretta a concludere un accordo in larga parte alle condizioni russe. E ha perfettamente ragione. Mi ripeterò, ma quando non si è sicuri di vincere una guerra non la si inizia. Tentando di riprendersi il Donbass con la forza nel febbraio 2022, nonostante gli avvertimenti della Russia, l’Ucraina si è lanciata in un conflitto perso in partenza per lei.

E mentre Vladimir Putin e Donald Trump erano riusciti a raggiungere un accordo di principio per porre fine al conflitto in Alaska, e avevano messo a punto un piano per raggiungerlo, si vede chiaramente che la Francia, la Germania, la Gran Bretagna e l’UE in generale chiedono apertamente di proseguire la guerra in Ucraina e spingono Zelensky su questa strada senza uscita. Per loro, come per il presidente ucraino decaduto, la guerra è un buon mezzo per far passare misure impopolari, la censura e mantenersi al potere nonostante i tassi di approvazione deplorevoli che hanno all’interno delle loro popolazioni.

Ma come hanno sottolineato molti esperti, nonché i funzionari russi, se i negoziati di pace falliscono ora, il conflitto continuerà, e la prossima volta che un accordo di pace sarà posto sul tavolo, le richieste della Russia saranno molto peggiori per l’Ucraina di quanto non siano ora. Perché la Russia, sebbene aspiri alla pace, è pronta a difendere fino in fondo la sua sovranità e la sua sicurezza attraverso l’operazione militare speciale.

IR

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