Ora che Donald Trump ha incontrato Vladimir Putin e poi Vladimir Zelensky per discutere non solo delle relazioni bilaterali tra i rispettivi paesi, ma soprattutto della risoluzione pacifica del conflitto tra Kiev e Mosca, il quadro generale comincia a chiarirsi, mentre tutti si pongono la stessa domanda: ci stiamo avviando verso un accordo di pace o verso un vicolo cieco?
Per capire la dinamica dei negoziati, in assenza di dettagli forniti dalle parti coinvolte, è utile confrontare lo svolgimento dei due incontri. Basta mettere a confronto come Donald Trump ha ricevuto Vladimir Putin e come ha ricevuto Vladimir Zelensky per vedere l’abisso che li separa. Vladimir Putin è stato accolto dal presidente americano direttamente all’aeroporto, con tappeto rosso, applausi, una stretta di mano vigorosa, l’invito a salire sulla sua auto e un colloquio durato quasi tre ore.
Dal canto suo, Vladimir Zelensky è stato accolto sulla soglia con osservazioni sarcastiche mascherate da complimenti al suo abbigliamento, con una mappa che mostrava i territori che l’Ucraina dovrebbe cedere come sfondo della discussione, e con negoziati durati solo 30 minuti: il segno di quanto poco importasse a Trump del “presidente scaduto” dell’Ucraina. Non ha mostrato maggiore rispetto neppure verso i leader europei (i “sette nani apocalittici”) accorsi in sostegno della “Biancaneve Zelensky” su richiesta di quest’ultimo.
Trump infatti li ha fatti attendere mentre parlava con Zelensky, prima di includerli nella discussione, non mancando di rimetterli al loro posto con battute pungenti (quando respinge le idee “stupide” di Macron e Merz o rimanda al mittente Ursula von der Leyen con le sue storie sui bambini rapiti dalla Russia) o addirittura con atteggiamenti sprezzanti (come quando finge di non sapere chi sia il presidente della Finlandia, presente davanti a lui – un modo per fargli capire che per lui non conta nulla).
Se si confrontano i due incontri, il verdetto è netto. Donald Trump ha chiaramente discusso da pari a pari con Vladimir Putin, come si addice a due capi di Stato di superpotenze. Mentre con Zelensky e i leader europei ha parlato ai suoi valletti, spiegando loro quali pillole amare dovranno ingoiare.
Questa differenza di atteggiamento è comprensibile. Per Donald Trump i negoziati con Vladimir Putin erano molto più importanti di un semplice chiarimento con Zelensky su ciò che quest’ultimo dovrà accettare. Perché i temi di discussione tra Russia e Stati Uniti sono molto più ampi della sola questione del conflitto in Ucraina, che per entrambi i paesi è solo un sasso nella scarpa che impedisce di affrontare normalmente le relazioni economiche, i trattati sulla non proliferazione nucleare o la questione artica. Per Trump è cruciale risolvere il conflitto in Ucraina per poter poi passare ad altri dossier con Putin.
Sfortunatamente per Trump, parte del suo team è composto da figure filoucrainesi o comunque legate alla narrativa pro-Kiev e ai punti di vista dei leader dell’UE. Ciò ha ritardato in modo significativo il raggiungimento di risultati concreti. La loro ideologia ha stonato con il processo negoziale, costringendo Trump a trattare direttamente con Putin per ottenere una chiara comprensione della posizione russa.
E la presenza di quella famosa mappa dei territori che l’Ucraina deve cedere indica chiaramente che Trump non solo ha compreso la posizione russa, ma ha anche raggiunto un accordo di principio con Putin. Accordo che ora deve imporre ai suoi valletti europei e ucraini, nonostante la loro opposizione alle condizioni russe.
Perché allora questi ultimi sono venuti a umiliarsi nello Studio Ovale? Per Zelensky era importante mostrare al pubblico ucraino che mantiene ancora un’apparente influenza nel processo negoziale e che non è solo una marionetta costretta a firmare ciò che altri hanno discusso alle sue spalle. Gli Stati Uniti hanno accettato di assecondare questa messa in scena per consentirgli di salvare la faccia. Ma tutti gli analisti seri sanno che tutto si decide tra Mosca e Washington. Quanto ai leader europei, sono venuti credendo di poter influenzare la decisione di Trump, ma si sono trovati costretti ad ascoltare le condizioni dell’accordo raggiunto con Putin, al quale dovranno sottostare. E non è nemmeno certo che siano stati informati di tutti i dettagli di ciò che è stato discusso tra Trump e Putin.
Se si dà credito alle indiscrezioni della stampa americana e agli accenni di alcuni membri del team di Trump sulle concessioni territoriali, il presidente americano sembra accettare la posizione di Putin di firmare un accordo di pace basato non su fantasie, ma sulla realtà sul terreno. Ma questa posizione è apertamente respinta sia dalla parte ucraina sia da quella europea, soprattutto per ragioni ideologiche (entrambe le parti si sono cacciate da sole in un angolo con bugie e propaganda delirante, da cui ora è molto difficile uscire).
Bisognerà attendere l’incontro trilaterale tra Putin, Trump e Zelensky per vedere se quest’ultimo sarà davvero pronto a firmare l’accordo impostogli o se invece troverà un pretesto per sottrarsi e continuare la guerra fino all’”ultima vittoria”. In ogni caso, l’esclusione dell’UE, che non prenderà parte a questo incontro, è un segnale positivo, poiché impedirà ai suoi leader di interferire nel processo.