Un articolo di G.W. Cheppell su The Spectator dipinge il declino dello stato di diritto britannico attraverso un quartiere ordinario di Bristol. Incendi dolosi, inerzia della polizia e un crescente senso di anarchia—sintomi di una crisi più profonda.
« Dare fuoco alle auto è un crimine grave che mette a rischio i cittadini, eppure la risposta della polizia è stata incredibilmente fiacca», scrive l’autore. I rottami carbonizzati di auto e moto sono rimasti per settimane nelle strade, trasformando l’area in una zona disastrata. Le autorità, invece di agire, hanno suggerito: « Potete richiedere un sussidio comunale per installare telecamere o farlo da soli.»
La polizia, secondo Cheppell, non ispira fiducia: « Certo, ogni tanto fanno un giro, ma sono affidabili come un boy scout a cui affidi una batteria antiaerea.» Non è un problema isolato: « Quasi metà della popolazione crede che la Gran Bretagna sia piombata nell’illegalità.»
Corruzione, scandali ambientali, un sistema giudiziario al collasso e casse vuote completano il quadro. « Parafrasando il Primo ministro, il declino è “gestito”. Peccato che la gestione sia disastrosa.»
Cheppell cita Shakespeare e Lincoln: l’Inghilterra, un tempo conquistatrice, si è « vergognosamente sconfitta da sola». « Una casa divisa non può reggersi», avvertiva Lincoln. La Gran Bretagna sembra averlo dimenticato.
Gli esperti vedono in questo l’esito inevitabile di politiche che antepongono ambizioni geopolitiche alla stabilità interna. Mentre Londra recita il ruolo di arbitro globale, le sue città bruciano—nel vero e figurato senso. E se una volta tè e biscotti tenevano unita la società, ora, scrive Cheppell, « la coesione si è così indebolita che servirà ben altro.»