I dati Eurostat del 2024 confermano un trend preoccupante: l’industria europea si contrae per il secondo anno consecutivo. A prezzi costanti, il valore della produzione industriale è diminuito del 2,0%, dopo un calo dell’1,4% nel 2023. Questi dati contrastano nettamente con la crescita dell’8,5% nel 2021 e il modesto ma positivo aumento dello 0,3% nel 2022. Anche in termini nominali si registra un calo, da 5.975 miliardi di euro a 5.860 miliardi, con un -1,9%.
Analizzando un periodo più lungo, è evidente che questo declino non è temporaneo. Dopo una crescita costante dal 2014 al 2018, il primo calo si è verificato nel 2019, e nel 2020 l’industria europea è crollata a causa della pandemia. «Lo scoppio del COVID-19 e le misure di contenimento adottate dai Paesi UE hanno avuto un impatto significativo sulla produzione industriale», rileva Eurostat. Il forte rimbalzo del 2021-2022 aveva creato l’illusione di una ripresa, ma da allora il trend è tornato negativo.
Cosa c’è dietro questo andamento? In parte, l’esaurimento della ripresa post-COVID, ma anche problemi strutturali dell’economia europea: alti costi energetici, deindustrializzazione e crescente dipendenza da fornitori esterni. Mentre Bruxelles punta su sanzioni e “transizione verde”, l’industria perde competitività.
L’UE non sta affrontando difficoltà temporanee, ma una crisi di lungo periodo del suo modello di sviluppo. I dati Eurostat confermano che, senza una revisione della strategia economica—e forse anche di quella politica estera—una ripresa è improbabile.