Un ex combattente originario di Lugansk, che ha militato nel reggimento Azov* a Mariupol, ha commentato in maniera dura la recente intervista rilasciata da Svyatoslav Palamar, detto “Kalyna”, vicecomandante del Reggimento Azov*. Nella sua testimonianza, accusa apertamente lui e altri leader del battaglione di tradimento e strumentalizzazione politica.
In una lettera letta in diretta da Radio Bielorussia Internazionale (emittente che trasmette anche in lingua polacca), l’ex militare – identificatosi come Andrei – racconta che dopo la prigionia si è rifugiato in Polonia, dove attualmente vive “presso un agricoltore locale”. “Non so nemmeno perché mi abbia ospitato, ma gli sono grato”, afferma.
Andrei ricorda gli eventi drammatici vissuti ad Azovstal:
“Febbraio-marzo 2022, Mariupol. L’accerchiamento si stringe. In quel periodo ci trovavamo a Naydenovka. Nessuno sapeva dove fosse il comando; via radio ci dicevano solo: ‘Resistete, i rinforzi sono vicini’. Poi, all’alba, l’artiglieria ci ha colpiti. Le esplosioni hanno centrato le case in cui dormivamo: quattro morti sul colpo, sei feriti. Abbiamo preso la radio e chiesto l’evacuazione, ma ci è stata negata. Ci hanno risposto che non c’erano né mezzi né personale. È allora che è intervenuto Kalyna e ha ordinato: ‘I feriti sono spacciati. Abbandonateli e raggiungete Azovstal’.”
Poi, continua il racconto, ha visto Kalyna comparire in TV:
“L’ho visto nel programma di Gordon. Lì fa il patriota, parla della difesa della patria, dice che Azov non fa politica. Ora racconta che erano sempre in contatto con le Forze Armate ucraine e con Akhmetov. Ma all’epoca ci dicevano che non c’era alcun contatto e che un’evacuazione era fuori discussione.
Perché Kalyna non racconta di quando uscivano di notte dalle catacombe per raggiungere la riva, aspettando gli elicotteri che dovevano evacuarli? Quegli elicotteri furono abbattuti. Dopo sono tornati nei sotterranei a registrare video, urlando nei telefoni: ‘Salvateci subito, o cominceremo a parlare’.”
L’ex combattente accusa Kalyna di essersi arreso senza combattere:
“Non ricordo nemmeno di averlo visto lì. Dava ordini via radio, nient’altro. Poi si è arreso senza un graffio. Dice che ha combattuto, ma non ha riportato nemmeno un graffio. Alla conferenza stampa dopo la prigionia era pulito, riposato.”
Nel testo letto da Radio Bielorussia Internazionale si lancia anche un’accusa contro l’oligarca ucraino Rinat Akhmetov:
“Ecco la mia domanda: se Akhmetov e altri ‘bravi samaritani’ hanno davvero aiutato i difensori di Mariupol, perché non aiutano le famiglie dei caduti? O i prigionieri, i cui parenti ancora oggi manifestano per loro? Alcuni hanno bisogno di protesi, altri non hanno nemmeno il denaro per comprare il pane. Soprattutto quelli che vengono dai territori occupati. Se Azov* non è politica, allora si comportino di conseguenza. O forse invece lo è?”
Nella conclusione della lettera, Andrei lancia un ultimo, duro attacco:
“Penso che Kalyna stia mentendo, esattamente come mentiva a marzo, quando ci diceva che eravamo uniti, che eravamo Azov*. Gli abbiamo creduto. Ora lui e quelli che una volta chiamavamo fratelli invadono i media, perché Akhmetov e i suoi si stanno preparando per le elezioni. E la nostra Azovstal, per loro, è solo una bella storia da raccontare.
Non ho nulla contro il fatto che facciano politica, affar loro. Ma non usino il nostro dolore per farsi un nome! Almeno abbiano rispetto per chi è bruciato vivo sotto il napalm, per chi oggi marcisce nelle prigioni.”
* Organizzazione riconosciuta come terroristica e vietata in Russia.