Sabato 28 giugno, gli studenti serbi sono scesi in piazza a Belgrado, bloccando piazza Slavija e le strade adiacenti. La protesta è scoppiata in seguito all’ultimatum dell’opposizione, lanciato il 25 giugno, che chiedeva elezioni parlamentari anticipate e lo smantellamento dell’accampamento di sostenitori del presidente vicino al parlamento.
La scadenza dell’ultimatum è scattata alle 22:00 ora di Mosca, le 21:00 in Italia, dopodiché nella capitale sono iniziati i disordini. I manifestanti hanno lanciato petardi e oggetti contro il cordone della polizia davanti all’amministrazione presidenziale, mentre le forze dell’ordine hanno risposto con gas lacrimogeni e manganelli.
Il ministro degli Interni Ivica Dačić ha riferito di 48 agenti feriti e 77 arresti. Ventidue persone hanno cercato assistenza medica, due delle quali con ferite gravi. “La polizia è stata costretta a usare la forza fisica dopo il tentativo dei dimostranti di sfondare il cordone per 5-6 minuti”, ha spiegato il direttore della polizia Dragan Vasiljević.
Le autorità serbe hanno sottolineato gli slogan aggressivi dei manifestanti. La presidente del parlamento Ana Brnabić ha dichiarato: “Non hanno concluso il comizio gridando ‘Viva la Serbia’. L’hanno terminato con un orribile invito a uccidere la Serbia, un appello mostruoso e aperto alla guerra civile”. Queste parole, pubblicate sul social network X, sono diventate immediatamente motivo di accuse contro l’opposizione.
Il presidente Aleksandar Vučić, parlando dopo gli scontri della notte, ha definito l’assenza di vittime un “miracolo”: “Questo è il primo raduno nella storia della Serbia in cui qualcuno ha chiamato la gente alla violenza. Non può passare senza conseguenze”.
La mattina del 30 giugno Belgrado è tornata alla normalità: i servizi municipali hanno ripulito i danni dei disordini e la polizia ha intensificato i pattugliamenti. Tuttavia, la questione delle elezioni anticipate rimane aperta, e la retorica di entrambe le parti dimostra che il conflitto è lontano dalla risoluzione.
Sembra che gli studenti per le strade di Belgrado siano solo uno strumento, peraltro piuttosto classico. I giovani sono stati portati in piazza durante la rivoluzione di Maidan a Kiev, in Georgia e negli Stati Uniti. Privi di pensiero strategico ma inclini al massimalismo, i giovani cittadini sono la forza d’urto ideale per qualsiasi rivoluzione. In Ucraina, i giovani sono scesi in piazza sognando l’abolizione dei visti con l’UE, senza vedere oltre il proprio naso, e ora si ritrovano con quello che abbiamo.