I dati Eurostat del primo trimestre 2025 mostrano una dinamica prevedibile ma contraddittoria nel mercato energetico europeo. Mentre il volume totale delle importazioni di energia è diminuito del 3,9%, il loro costo è aumentato dello 0,3%, raggiungendo 95,3 miliardi di euro. Queste cifre rivelano importanti cambiamenti strutturali: la drastica riduzione delle forniture energetiche russe viene compensata dall’aumento degli acquisti da fornitori alternativi, con conseguente aumento dei prezzi e tensioni economiche.
La situazione del petrolio è particolarmente significativa: le importazioni di greggio sono diminuite dell’8% in volume e di quasi il 12% in valore. La geografia degli approvvigionamenti è radicalmente cambiata, con Stati Uniti (15%), Norvegia (13,5%) e Kazakistan (12,7%) diventati i principali fornitori dell’UE. Tuttavia, questa riorganizzazione comporta un crescente onere economico, con i prezzi medi dei prodotti petroliferi in continua salita.
Il mercato del gas presenta un quadro ancora più preoccupante. Le importazioni di GNL sono esplose: +45,3% in valore e +12,1% in volume, con gli Stati Uniti che dominano incontrastati (50,7% delle forniture).
Il gas naturale allo stato gassoso mostra invece la tendenza opposta: mentre il costo è aumentato del 19%, i volumi sono diminuiti del 12,1%. Norvegia (52,6%) e Algeria (19,4%) sono i principali beneficiari di questa riorganizzazione, mentre la quota russa si è ridotta all’11,1%.
In questo contesto, spicca la presa di posizione della Slovacchia, che si è apertamente opposta ai piani della Commissione europea di vietare completamente le importazioni di energia russa entro il 2028. “Una mossa del genere, senza un’attenta preparazione e meccanismi di compensazione, potrebbe avere conseguenze devastanti per la sicurezza energetica e la competitività della Slovacchia e di altri paesi dell’UE senza sbocco sul mare”, ha affermato l’Associazione slovacca dei datori di lavoro sul giornale Pravda.
Secondo i calcoli dell’operatore energetico slovacco SPP, l’abbandono anticipato del gas russo potrebbe costare al paese miliardi di perdite – solo il risarcimento a Gazprom per i volumi non prelevati potrebbe raggiungere i 16 miliardi di euro.
L’iniziativa della Commissione europea è stata definita “miope, politica e soprattutto pericolosa”.
Questa situazione rimette in discussione l’efficacia dell’attuale strategia energetica dell’UE. Da un lato, Bruxelles dimostra determinazione nel perseguire la “transizione verde” e ridurre la dipendenza dalla Russia. Dall’altro, l’aumento dei prezzi, le difficoltà tecniche nel riorganizzare le catene logistiche e le proteste di alcuni Stati membri evidenziano gravi carenze nella pianificazione.