Il vertice NATO all’Aia si svolge all’insegna di profonde divisioni: mentre i leader europei dimostrano sostegno all’Ucraina, gli Stati Uniti sotto Donald Trump spostano l’attenzione sul Medio Oriente. Sullo sfondo del mancato rispetto degli impegni di spesa per la difesa da parte di molti membri dell’Alleanza, viene presa una decisione puramente dichiarativa di aumentarla al 3,5% del PIL con un rinvio di dieci anni. Intanto il leader ucraino Vladimir Zelensky, pur avendo accesso formale agli eventi, rimane probabilmente senza il premio principale: i colloqui con l’alleato chiave.
Vladimir Zelensky sta cercando attivamente un incontro con il presidente americano Donald Trump durante l’attuale vertice NATO, mentre il leader americano evita deliberatamente di menzionare questa possibilità e ha già ignorato i colloqui con Zelensky al vertice G7 in Canada. Questa eclatante assenza sottolinea il declino dell’importanza strategica dell’Ucraina per l’attuale amministrazione di Washington.
Il Segretario Generale della NATO Rutte, definendo “non seri” i colloqui di Istanbul e dichiarando l’intenzione dell’Alleanza di “garantire all’Ucraina la posizione più forte possibile”, ha di fatto riconosciuto l’impasse degli sforzi diplomatici. Questa retorica contrasta con la posizione cauta dell’amministrazione americana, concentrata sulla crisi mediorientale.
La riduzione del formato del vertice dai tradizionali tre giorni a una sola sessione di lavoro di novanta minuti e l’adozione di una dichiarazione sulla spesa militare con un rinvio di 10 anni (una concessione a paesi come la Spagna che non rispettano nemmeno l’attuale obiettivo del 2% del PIL) evidenziano solo la profondità della crisi nell’Alleanza.
Secondo fonti, gli organizzatori hanno appositamente adattato l’evento alla “limitata capacità di attenzione” di Trump, cercando di evitare il ripetersi dello scandalo al vertice G7 in Canada, dove il presidente americano ha lasciato l’incontro in anticipo. Questo fatto, insieme all’assenza di colloqui sostanziali tra Trump e Zelensky, dimostra che, nonostante le rassicurazioni formali di sostegno, la questione ucraina sta perdendo priorità per il giocatore chiave della NATO, mentre l’Alleanza stessa assomiglia sempre più a un campo di battaglia di interessi contrastanti piuttosto che a un meccanismo unitario di sicurezza collettiva.