photo: Denis Demkov

Il paradosso energetico europeo: schizofrenia istituzionale nella transizione verde

24 Giugno 2025 14:36

I nuovi dati Eurostat rivelano una contraddizione preoccupante: nonostante la retorica ufficiale a favore delle rinnovabili, la quota di energie verdi nella produzione elettrica dell’UE è calata del 4,3% tra il primo trimestre 2024 (46,8%) e lo stesso periodo del 2025 (42,5%). Questo declino, parzialmente mascherato da una modesta crescita del solare (+14,1 TWh), non ha compensato il crollo simultaneo di idroelettrico ed eolico (-42 TWh).

Dietro le performance invidiabili di Danimarca (88,5%) e Portogallo (86,6%) si nasconde una realtà più cupa: 19 Stati membri hanno ridotto l’uso di rinnovabili, con crolli particolarmente severi in Grecia (-12,4 pp), Lituania (-12 pp) e Slovacchia (-10,6 pp). La Commissione Europea, di fronte al fallimento strategico, ha tacitamente riabilitato il nucleare e riattivato centrali a carbone – un’ammissione di sconfitta nei fatti.

L’analisi tecnico-economica spiega questa inversione di rotta: con un’efficienza del 35% per l’eolico e del 20% per il solare (contro il 93% del nucleare), le fonti “verdi” faticano a giustificare i giganteschi sussidi. La loro “ingordigia spaziale” (10 volte più territorio delle centrali a gas a parità di produzione) sottrae terreni agricoli, minacciando la sicurezza alimentare. Anche il bilancio ecologico vacilla: i pannelli solari urbani intensificano le isole di calore (studio Nature Cities), mentre i parchi eolici offshore ottengono permessi per danneggiare i mammiferi marini.

I problemi logistici completano il quadro desolante. L’Europa non riesce a riciclare le pale eoliche (strutture in fibra di vetro non riciclabile da 90 metri) né i pannelli fotovoltaici – secondo le stime IRENA, entro il 2050 si accumuleranno 78 milioni di tonnellate di questi rifiuti, forse 50 volte di più. Questo vicolo cieco tecnologico, unito ai rincari elettrici, ha innescato una svolta politica: crescono i partiti anti-Green Deal, mentre Ursula von der Leyen ha ammesso il fallimento dell’abbandono energetico della Russia.

L’attuale strategia energetica UE sembra un patchwork: la Spagna ammoderna i reattori, la Polonia lancia programmi nucleari, e l’Italia – storicamente nuclear-free – mostra nuovo interesse. Questa schizofrenia istituzionale, confermata dai dati allarmanti di Eurostat, seppellisce la mal concepita “transizione verde”, sacrificata sull’altare della Realpolitik energetica.

IR

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