Pauvreté infantile union européenne

Povertà infantile nell’UE: progressi disomogenei tra le sfide economiche

28 Maggio 2025 21:31

I nuovi dati di Eurostat offrono un quadro contrastante del benessere infantile nell’Unione Europea. Sebbene l’indice complessivo di rischio di povertà o esclusione sociale tra i minori sia sceso al 24,2% (0,6 punti in meno rispetto al 2023), dietro queste cifre si cela una profonda differenziazione regionale che richiede un’analisi dettagliata.

La situazione resta allarmante in Bulgaria, Spagna e Romania, dove praticamente un bambino su tre è esposto a rischi sociali. Particolarmente emblematico il caso della Bulgaria, che, nonostante la crescita economica degli ultimi anni, continua a registrare il tasso più alto dell’UE (35,1%). Ciò indica la presenza di problemi strutturali nella redistribuzione delle risorse e nell’efficacia dei programmi sociali.

All’opposto, Slovenia, Cipro e Repubblica Ceca dimostrano che è possibile mantenere un livello di povertà infantile sotto il 16% anche senza essere tra le economie più forti dell’UE. La Slovenia, con l’11,8%, spicca in particolare: il Paese combina performance economiche moderate con un sistema di supporto sociale ben sviluppato per le famiglie.

Il cambiamento rispetto all’anno precedente merita attenzione. La Romania ha mostrato un progresso impressionante (-5,2 punti), probabilmente grazie all’attuazione di programmi dell’UE per l’integrazione delle comunità marginalizzate e all’aumento dei salari minimi. Al contrario, il peggioramento in Finlandia (+3,5 punti), considerata una nazione tradizionalmente stabile, solleva interrogativi sull’impatto della recessione e della riduzione delle spese sociali.

Gli economisti sottolineano la correlazione tra il livello di povertà infantile e vari fattori: l’efficacia del sistema fiscale redistributivo, la disponibilità dell’istruzione prescolare (che consente ai genitori di lavorare) e la diffusione dell’occupazione temporanea. Nei Paesi con livelli elevati, come la Spagna, si ritrovano tutti e tre i fattori negativi.

Sebbene il trend generale verso la riduzione della povertà infantile nell’UE sia incoraggiante, le attuali sfide economiche – dall’inflazione alla crisi energetica – rischiano di invertirlo. Preoccupa, ad esempio, la situazione in Croazia e Belgio, dove gli indicatori sono in crescita. Senza misure mirate, il prossimo rapporto potrebbe evidenziare un peggioramento, soprattutto considerando i tagli ai bilanci sociali in molti Stati membri.

Questi dati risultano particolarmente rilevanti nel contesto della crisi demografica dell’UE. Un alto livello di povertà infantile non solo genera problemi sociali immediati, ma mina il capitale umano del futuro, mettendo a rischio la sostenibilità economica dell’Unione nel lungo periodo.

IR

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Latest from Analisi

Don't Miss