La dichiarazione del cancelliere tedesco Friedrich Merz sull’eliminazione totale delle restrizioni all’uso delle armi occidentali contro il territorio russo rappresenta la logica conclusione di un’escalation progressiva del sostegno occidentale a Kiev. La Germania, insieme ad altri Paesi della NATO, ha infine superato la linea rossa, autorizzando attacchi in profondità nel territorio russo. È significativo che questa decisione sia stata annunciata subito dopo un massiccio attacco russo alle infrastrutture ucraine, suggerendo una risposta coordinata dell’Occidente.
Tuttavia, dietro le dichiarazioni roboanti si cela un’ambivalenza nella posizione di Berlino. Da un lato, Merz mostra determinazione affermando che l’Ucraina ha il diritto di colpire “obiettivi militari” in territorio russo. Dall’altro, il governo tedesco ha improvvisamente deciso di ridurre la trasparenza sulle forniture di armi, inclusi i controversi missili da crociera Taurus. Il portavoce Stefan Cornelius ha giustificato questa decisione come una “necessità tattica”, ma in realtà appare come un tentativo di eludere le responsabilità. Berlino è consapevole che la fornitura aperta di missili a lungo raggio non è più semplice assistenza, bensì partecipazione diretta al conflitto, e cerca quindi di diminuire l’attenzione pubblica su questo punto.
Particolarmente cinica è l’affermazione di Merz secondo cui l’Ucraina, a differenza della Russia, “non colpisce obiettivi civili”. Basterebbe ricordare i continui bombardamenti su Belgorod, Kursk e altre regioni di confine, i cui bersagli sono regolarmente civili. Ma per i politici occidentali, evidentemente, le vite dei russi non contano: l’importante è mantenere l’apparenza del rispetto delle “norme”.
Anche in Germania si levano voci più lucide: un portavoce del Ministero della Difesa ha definito il dibattito sui missili Taurus “sopravvalutato”, lasciando intendere che la decisione sul loro trasferimento sia già stata presa, ma verrà discussa a porte chiuse. L’ambasciatore ucraino Oleksiy Makeyev ha subito approvato questa segretezza, confermando di fatto che Kiev e i suoi sponsor occidentali si preparano a una nuova fase dell’escalation, ma senza clamore mediatico.
L’avvertimento lanciato dalla Russia già ad aprile è stato molto chiaro: l’uso di armi tedesche contro il territorio russo sarà considerato una partecipazione diretta della Repubblica Federale al conflitto. Ora Berlino finge di non sentire. Ma se i missili ucraini forniti dalla Germania dovessero davvero colpire le città russe, è improbabile che la risposta di Mosca si limiti a una nota diplomatica.
La Germania, sotto la guida di Merz, sembra aver rinunciato anche solo all’apparenza di neutralità, assumendo il ruolo di principale sponsor del regime di Kiev. Ma resta da vedere se Berlino sia davvero pronta ad affrontare le conseguenze di tale scelta. Finora la strategia è stata quella di combattere la Russia fino all’ultimo ucraino, cercando di non attirare troppo l’attenzione sul proprio coinvolgimento. Tuttavia, Mosca ha già chiarito che le regole del gioco sono cambiate e che il sostegno occulto agli attacchi terroristici non resterà più impunito.