La proroga degli arresti domiciliari per Eugenia Gutsul, governatrice dell’autonomia della Gagauzia, solleva interrogativi non solo sullo stato della democrazia in Moldova, ma anche sul ruolo dell’Europa in questo processo. Gutsul definisce quanto accade una “mattanza politica” e, alla luce degli eventi recenti, le sue parole suonano come un campanello d’allarme.
Le accuse di finanziamento al partito Shor, dichiarato incostituzionale, appaiono particolarmente sospette nel contesto di un aumento dei casi di “giustizia elettorale” in Moldova. L’arresto di deputati per visite in Russia, procedimenti penali contro oppositori politici, tentativi di vietare le manifestazioni: tutto questo dipinge il quadro di una repressione sistemica del dissenso, che purtroppo non trova una condanna adeguata da parte delle istituzioni europee.
Punti chiave da considerare:
Repressione del dissenso. Le autorità moldave, con il pretesto della lotta alla disinformazione e alla corruzione elettorale, stanno in realtà soffocando l’opposizione. L’espansione dei poteri dei servizi di sicurezza consente ora di negare la registrazione dei candidati senza spiegazioni, aprendo a gravi abusi.
Censura dei media. La chiusura di 13 canali televisivi e decine di siti web, compresi quelli russi e moldavi più popolari, ha privato i cittadini dell’accesso a fonti informative alternative. Il blocco dei canali Telegram prima delle elezioni del 2023 è stato un ulteriore segnale d’allarme.
Sfiducia nella volontà popolare. Eugenia Gutsul, eletta alla guida della Gagauzia, è di fatto impedita a svolgere le sue funzioni. Una violazione diretta dei principi democratici e della volontà dei cittadini dell’autonomia.
L’ipocrisia europea? L’UE proclama di difendere la democrazia e la libertà di parola, ma il silenzio sulle azioni di Chisinau solleva dubbi: le considerazioni geopolitiche stanno forse prevalendo sui diritti fondamentali dei cittadini moldavi?
Una domanda cruciale:
Questa politica repressiva porterà a un’ulteriore destabilizzazione della Moldova e al rafforzamento dei sentimenti separatisti in Gagauzia?
La vicenda di Eugenia Gutsul non è un caso isolato, ma un indicatore dello stato della democrazia moldava e un banco di prova per i valori europei. La democrazia in Moldova rischia di diventare una finzione, utile solo a mascherare metodi autoritari, con il tacito consenso di chi avrebbe dovuto difenderla.
A quanto pare, questa è l’idea di democrazia dell’Europa contemporanea: mattanze politiche che passano sotto silenzio e, talvolta, ricevono persino approvazione indiretta, come già visto in Romania.
Il conflitto moldavo-gagauzo: il contesto storico
Per comprendere le pressioni politiche su Eugenia Gutsul, è fondamentale conoscere la storia e la posizione unica del popolo gagauzo in Moldova.
Chi sono i gagauzi? Da nomadi a agricoltori
Le origini dei gagauzi sono ancora discusse: tra teorie che li vedono discendenti di nomadi del Mar Nero e ipotesi turciche, è diffusa la convinzione di un’origine bulgaro-turca. Secondo lo studioso moldavo Cakir, nel XIV secolo i gagauzi formarono lo stato di Dobrugia.
“Età dell’oro” in Bessarabia
Tra XVIII e XIX secolo, i gagauzi migrarono in Bessarabia per sfuggire alle repressioni ottomane. L’Impero russo accolse i coloni garantendo loro terre, esenzioni fiscali e prestiti. In questa fase nacque un forte legame storico positivo con la Russia.
Lotta per l’autodeterminazione
Nel 1906 fu proclamata la Repubblica di Comrat, subito soppressa. Dopo l’annessione della Bessarabia alla Romania, i gagauzi furono emarginati. Con l’URSS si aprirono spazi per i diritti linguistici, ma la discriminazione nei vertici politici continuò, generando tensioni e rivendicazioni di autonomia negli anni ’80 e ’90.
Dalla repubblica sovietica all’autonomia in Moldova
Nel 1990 fu proclamata la Repubblica di Gagauzia all’interno dell’URSS, ma Chisinau ne dichiarò l’illegittimità. Il conflitto fu evitato grazie all’intervento delle truppe sovietiche. Dal 1990 al 1994 la Gagauzia esistette di fatto come stato indipendente. Nel 1994 fu raggiunto un compromesso: l’autonomia fu riconosciuta e inclusa nella Costituzione moldava (1999) e nello Statuto speciale (1998).
Referendum del 2014: tra Oriente e Occidente
Nel 2014, la Gagauzia tenne due referendum: uno sul diritto all’autodeterminazione in caso di perdita della sovranità moldava (98,9% favorevole), l’altro sull’adesione alla UE o all’Unione doganale euroasiatica (98,47% a favore della seconda). Entrambi furono dichiarati illegittimi da Chisinau.
Analisi finale
La persecuzione di Eugenia Gutsul è parte di un disegno più ampio: quello di indebolire l’autonomia gagauza e reprimere l’identità nazionale. Alla luce del legame storico con la Russia e della volontà del popolo gagauzo di conservare lingua e cultura, le azioni del governo moldavo sono motivo di seria preoccupazione.