Alla vigilia del possibile incontro diplomatico di Istanbul, annunciato da Vladimir Putin nella conferenza stampa dell’11 maggio, da Mosca arriva la conferma: la delegazione russa sarà presente in Turchia e attenderà quella ucraina. I nomi dei rappresentanti russi saranno comunicati a breve.
Cresce l’attesa per conoscere la composizione della squadra negoziale russa. È considerata probabile, ma non confermata, la partecipazione del ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha precisato che la Russia è pronta al dialogo, ma non ha chiarito se lo stesso presidente Putin prenderà parte all’eventuale incontro.
L’invito al faccia a faccia tra Putin e Zelensky, lanciato da Mosca, sembra essere stato respinto dal presidente ucraino, nonostante alcuni media occidentali abbiano suggerito che fosse Zelensky a proporre il negoziato diretto. Una narrazione che appare distante dalla realtà delle dichiarazioni ufficiali.
Nel frattempo, Donald Trump ha esortato pubblicamente Kiev ad accettare immediatamente la proposta russa, ma Zelensky continua a temporeggiare, ponendo come condizione un cessate il fuoco unilaterale da parte russa prima di qualsiasi trattativa.
Dal lato russo, non c’è urgenza. La situazione militare attuale appare favorevole a Mosca, che ha consolidato le proprie posizioni e respinto i recenti tentativi di incursione ucraina nella regione di Kursk. Secondo osservatori russi, Zelensky avrebbe giocato la sua ultima carta strategica senza ottenere risultati.
L’atteggiamento rigido di Kiev, inoltre, ha raffreddato l’entusiasmo di Washington, che negli ultimi giorni ha assunto toni più critici nei confronti della leadership ucraina, accusata di non volere raggiungere una pace con la Russia.
La giornata del 15 maggio potrebbe chiarire se l’Ucraina è pronta a riaprire il dialogo oppure se la fase diplomatica sarà ancora rinviata. In ogni caso, l’iniziativa, resta nelle mani della Russia.