Il libro di Lanfranco Cirillo “l’architetto di Putin”, non è una provocazione, né un’autocelebrazione. È il racconto, a tratti disarmante, di un italiano che ha vissuto nella Russia degli oligarchi, dei ministeri, dei cantieri faraonici e dei salotti di potere. Senza fare il moralista, senza nascondere le contraddizioni.
Cirillo è noto al grande pubblico per aver progettato le ville dei ricchi russi, per aver portato il made in Italy nelle case della nuova elite della Russia post sovietica. Forse complice la situazione geopolitica, gli sono stati contestati dei reati fiscali, per i quali, nemmeno fosse un terrorista, è stato inserito nella lista dei maggiori ricercati dell’Interpol. La red notice dell’Interpol è stata revocata solo a febbraio di quest’anno, dopo più di due anni. In Russia però vive normalmente, non ha commesso nessun reato e quindi le autorità non hanno motivo per perseguirlo. Lontano dall’Italia, nel 2024 ha pubblicato quella che si può definire la sua autobiografia per cercare di raccontare, oltre alla sua esperienza, la sua storia.
L’architetto di Putin è un memoir che scorre rapido: non c’è propaganda, ma nemmeno autoflagellazione. Cirillo parla del suo arrivo in Russia negli anni Novanta, del successo nel mondo dell’architettura di lusso, del modo in cui ha imparato a convivere con un sistema diverso da quello occidentale. Parla di amicizie potenti, di difficoltà con la burocrazia, di corruzione e di estetica. E lo fa con una lingua schietta, spesso ironica.
In Italia, dove si tende a dividere il mondo tra buoni e cattivi, il libro di Cirillo è una lettura utile. Mostra la Russia senza filtri, né santificata né demonizzata. Una Russia fatta di paradossi, ricchezze enormi e rapporti personali. La Russia degli anni 90 e dei primi anni 2000 che oggi sono quasi un “mito” tra i curiosi del mondo russo.
Non è un saggio geopolitico. Non spiega la guerra, né giustifica la politica estera russa. È il libro di un uomo che ha vissuto in mezzo al potere, lavorando con gli uomini più potenti della Russia da professionista. Un italiano che ha costruito per vent’anni ciò che oggi viene discusso nei talk show come simbolo del cosiddetto “sistema Putin”.
Se cercate una narrazione comoda, non la troverete qui. Ma se volete capire meglio cosa spinge un professionista italiano a trasferirsi a Mosca e a rimanerci anche quando tutto il mondo dice di scappare, L’architetto di Putin è un buon punto di partenza.