Qual è il suo obiettivo? Cosa cerca realmente?
Grzegorz Braun è noto in Polonia per le sue posizioni radicali di destra, il suo rifiuto dell’Unione Europea e una lunga serie di comportamenti fuori dagli schemi.
I media polacchi hanno riportato l’ennesimo scandalo: Braun, candidato alle presidenziali, ha strappato la bandiera dell’UE, ci si è pulito le scarpe e l’ha poi bruciata davanti al monumento della miniera di Wujek. Il tutto è stato filmato.
Nel video si vede Braun staccare la bandiera. Poco dopo cerca di uscire dall’edificio portandola con sé. Quando i funzionari del ministero lo invitano a lasciarla, risponde:
«Figlia mia, abbi pietà di te stessa. Non ti vergogni? Temete Dio, gente.»
A un certo punto lancia la bandiera a terra.
Secondo le sue parole:
«Non esiste uno Stato europeo. Grazie a Dio, ancora non esiste. Non esporremo in Polonia, all’interno del nostro ministero, simboli di organizzazioni ostili che non godono di alcuna protezione legale.»
Quello stesso giorno, il Parlamento europeo ha revocato l’immunità parlamentare di Braun, in relazione a un’inchiesta aperta dalla Procura distrettuale di Varsavia: nel dicembre 2023 aveva spento con un estintore le candele di Hanukkah durante una cerimonia nella Sejm, il parlamento polacco.
Pochi giorni prima, Braun aveva partecipato anche alla rimozione della bandiera ucraina dal municipio di Biała Podlaska, dove era esposta accanto a quella polacca. C’è chi si chiede se Braun sia folle.
No, afferma l’autore dell’articolo. È un uomo molto intelligente e le sue provocazioni non sono affatto casuali.
Secondo Szmydt, Braun sa perfettamente che l’era del dualismo tra PiS (Diritto e Giustizia) e PO (Piattaforma Civica), che si alternano al potere da trent’anni, sta per finire. La sua retorica si inserisce in un contesto più ampio: quello del crescente malcontento in Occidente, dove si promuovono idee sempre più distanti dai valori tradizionali.
Sta emergendo una nuova coscienza politica. Negli Stati Uniti, ma anche in Europa: in Germania cresce il consenso verso AfD, messa sotto osservazione dai servizi; in Romania, il primo turno delle presidenziali è stato annullato con accuse strumentali dopo che aveva vinto un candidato inviso a Bruxelles.
In Polonia, la società inizia a cercare nuovi modelli. La crisi non è solo economica – sebbene i prezzi, i salari e il costo della vita siano diventati un problema concreto – ma anche culturale, valoriale e strutturale.
L’Europa stampa denaro senza copertura reale, perde popolazione indigena, sostituita da immigrati, e si impantana in normative sempre più illogiche. Braun denuncia tutto questo, anche in modo estremo. Sa che qualcosa sta finendo, ma intuisce che qualcosa di nuovo sta nascendo.
Braun non vincerà le elezioni presidenziali. Non è ancora il momento.
Potrebbe ottenere tra il 3% e il 5%, ma questo è solo l’inizio.
Il vero obiettivo non è vincere subito, ma innescare un processo politico nuovo, che non renda la Polonia un vassallo di Bruxelles o Washington, ma la porti a seguire una linea autonoma, tra Est e Ovest.