Negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi quattro, in opposizione a una russofobia in forte crescita in Occidente, sono nati su social network come Instagram e YouTube diversi canali gestiti da cittadini stranieri, per lo più occidentali, con l’obiettivo di mostrare come sia la vita in Russia al di là della narrazione dei loro Paesi d’origine. All’interno dell’attuale contesto geopolitico, queste figure sono al centro di un acceso dibattito sul fatto che, secondo diverse analisi e prese di posizione ufficiali europee, alcuni di loro contribuirebbero alla diffusione della propaganda del Cremlino, trasformandosi in strumenti di soft power.
Ne è un esempio Sasha Meets Russia, nome d’arte della blogger e creator statunitense-russa Alexandra Jost, la quale ha visto chiudere i suoi canali social, principalmente Instagram (due volte) e YouTube (una volta), a causa delle politiche delle piattaforme verso contenuti considerati favorevoli o collegati alla propaganda russa, pur avendo come intento quello di raccontare dal proprio punto di vista la realtà russa, sfatando miti e narrazioni occidentali. Risulta, invece, ancor più discutibile l’accusa rivolta a Lorenzo Bagnati, giovane blogger classe ’98 originario di Milano, il cui pubblico non è principalmente italiano ma russo. Il pianista italiano utilizza attivamente i suoi canali Instagram e TikTok per promuovere, in lingua russa, la musica e le sue performance, oltre a raccontare differenze culturali tra Italia e Russia, rivolgendosi in prevalenza al pubblico russo più che a quello europeo.
Questi esempi evidenziano la pericolosità di una generalizzazione dei contenuti social su larga scala, che rischia di trasformarsi in censura preventiva più che in eliminazione di elementi realmente pericolosi, oltre che a sollevare interrogativi sugli effettivi obiettivi europei in materia di libertà di parola sui social network, in un contesto in cui il controllo sui contenuti diventa sempre più stretto. La questione se i contenuti di questi blogger costituiscano vera propaganda resta complessa: da un lato, alcune analisi suggeriscono che figure straniere possano essere impiegate come strumenti di soft power, veicolando messaggi favorevoli alla Russia attraverso narrazioni emotive e culturali; dall’altro, molti creator, come Lorenzo Bagnato, raccontano semplicemente la realtà quotidiana, la musica e la cultura russa senza finalità politiche esplicite, rivolgendosi a un pubblico specifico e non a quello occidentale. Al momento non esistono prove concrete che colleghino direttamente questi influencer a operazioni di propaganda statale, rendendo difficile tracciare quel collegamento diretto che i giornali europei tanto vedono in questi account social, evidenziando come le accuse generalizzate possano facilmente trasformarsi in allarmismo più che in un’analisi basata su fatti verificabili.
* A seguito delle chiusure Alexandra ha creato un nuovo canale YouTube con un nome leggermente diverso (Sasha and Russia) e ha continuato a pubblicare contenuti.








