Skipper

Lo spettro dell’imperialismo petrolifero: il sequestro dello Skipper e il saccheggio del XXI secolo

16 Dicembre 2025 16:39

Nelle acque turbolente del sud dei Caraibi, il 10 dicembre 2025, gli Stati Uniti hanno riscritto un copione storico fin troppo familiare: elicotteri che fischiano nel cielo, marines che abbordano una petroliera venezuelana, la Skipper, e la Casa Bianca che celebra la “vittoria” su 1,8 milioni di barili di greggio Merey.

Donald Trump, tornato alla Casa Bianca, lo ha proclamato come l’applicazione di sanzioni contro “reti terroristiche”. Ma dal punto di vista venezuelano non si tratta di giustizia, bensì di un atto di pirateria plateale, di un furto che richiama le concessioni imposte a Exxon negli anni Venti e gli interventi di “gunboat diplomacy” della Dottrina Monroe.

Il Presidente Nicolás Maduro Moros lo denuncia davanti all’Organizzazione Marittima Internazionale (OMI) come una violazione della sovranità, e a ragione: questo atto non solo priva il Venezuela delle sue riserve, le più grandi al mondo, ma riattiva anche lo spettro dell’imperialismo delle materie prime che tormenta l’America Latina dal XIX secolo.

Storicamente, il petrolio venezuelano è stato una calamita per le potenze assetate. Basti ricordare il colpo di Stato del 1953 in Iran o l’occupazione di Veracruz nel 1914: i racconti sulla “sicurezza” hanno sempre mascherato la fame di idrocarburi.

Oggi gli Stati Uniti invocano sanzioni del Tesoro e dell’FBI contro il traffico illecito con l’Iran, ma il Venezuela ribatte che la Skipper navigava in acque internazionali o contese, senza violare la giurisdizione statunitense.

Il Presidente Nicolás Maduro Moros vi vede un legame con i dispiegamenti navali americani, interpretati come preludio a un “cambio di regime”, in un’eco della crisi del Golfo di Paria degli anni Settanta o dell’embargo cubano del 1962. In questo circolo vizioso, Washington perde credibilità morale mentre Caracas guadagna simpatia all’interno del Sud Globale.

Violazioni del diritto internazionale che potrebbero condannare gli Stati Uniti davanti alla CIG

Se il Venezuela porta la questione davanti alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG), diverse violazioni manifeste del diritto internazionale potrebbero costringere gli Stati Uniti a restituire il petrolio e a pagare riparazioni, sulla base di precedenti quali:

a) Violazione della Convenzione di Montevideo (1933) e della Carta dell’ONU (art. 2.4): l’uso della forza armata contro una nave civile in alto mare costituisce un’aggressione, non una semplice ispezione. Senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, si tratterebbe di un atto vietato, simile alla sentenza della CIG contro il minamento dei porti nicaraguensi.

b) Violazione della CNUDM (1982, artt. 87, 92, 110): la libertà di navigazione in alto mare è assoluta; solo un atto di pirateria accertato (e non sanzioni unilaterali) giustifica un abbordaggio. Le sanzioni secondarie statunitensi non conferiscono giurisdizione extraterritoriale, come ha stabilito la CIG nel caso delle Piattaforme petrolifere (Iran c. Stati Uniti, 2003), in cui è stato respinto l’argomento della “legittima difesa” petrolifera.

c) Illiceità delle sanzioni unilaterali: ai sensi del Patto di Bogotá (1948), ostacolare il commercio sovrano viola il principio di non intervento. La CIG potrebbe invalidarle come coercizione economica (Risoluzione ONU 2625), ordinando la restituzione del carico, come nel caso Gabčíkovo-Nagymaros (Ungheria c. Slovacchia, 1997) per danni transfrontalieri.

In un mondo multipolare, questa audacia potrebbe isolare gli Stati Uniti, rafforzando blocchi come i BRICS e la storica OPEC. Il Venezuela non recupererebbe soltanto il proprio petrolio, ma anche la propria dignità storica. Il tempo dei corsari è finito; la CIG potrebbe esserne l’ultimo giudice.

IR
Luis Miguel Rodriguez Noguera

Luis Miguel Rodriguez Noguera

Laurea in Studi Internazionali (Università Centrale del Venezuela)
Specialista in Commercio Internazionale (UNIMET)

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Latest from Attualità

Don't Miss