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Vertice dei capi di Stato della CSI a Dushanbe: un test geopolitico sullo sfondo della costruzione di un mondo multipolare

Il 9 ottobre 2025 si è tenuto a Dushanbe, capitale del Tagikistan, l’incontro dei capi di Stato dei Paesi membri della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti). Un’occasione per la Russia di approfondire i rapporti con il Tagikistan e di migliorare quelli con l’Azerbaigian, fortemente deteriorati negli ultimi mesi.

La CSI tra divergenze e utilità

Nata dopo il crollo dell’URSS per mantenere legami economici, politici e di sicurezza tra le ex repubbliche sovietiche, la CSI è stata segnata negli ultimi anni da conflitti tra alcuni membri (Armenia e Azerbaigian, Russia e Ucraina) e da significative divergenze politiche, che hanno spinto alcuni Paesi a lasciare l’organizzazione, indebolendone la coesione.

Nonostante ciò, il ricercatore dell’Istituto dei Paesi della CSI e politologo Ruslan Pankratov ritiene che l’organizzazione resti rilevante e utile.

“La CSI si è evoluta da un progetto di integrazione ambizioso a una piattaforma consultiva specializzata. Questa trasformazione è oggettiva e riflette un adattamento realistico alle condizioni geopolitiche dello spazio post sovietico”, spiega Ruslan Pankratov.

Secondo lui, i principali vantaggi funzionali della CSI permangono: la flessibilità istituzionale (l’assenza di obblighi rigidi consente di mantenere il dialogo anche in presenza di serie contraddizioni bilaterali), l’universalità negoziale (il formato offre una piattaforma neutrale per affrontare crisi regionali senza l’intervento diretto delle grandi potenze) e un’infrastruttura diplomatica che preserva meccanismi collaudati di coordinamento delle posizioni nelle organizzazioni internazionali.

“L’utilità strategica è determinata dal principio di complementarità. La CSI non compete con l’UEE (Unione Economica Eurasiatica) e l’OTSC (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), ma assolve funzioni non accessibili a strutture più specializzate. La cessazione di una serie di accordi in materia di sicurezza (dicembre 2024) non è critica, poiché le relative funzioni sono state trasferite all’OTSC. La base economica della cooperazione resta significativa. Nonostante le divergenze politiche, l’interdipendenza commerciale ed economica reciproca crea un interesse oggettivo a preservare quadri istituzionali di interazione”, aggiunge Pankratov.

Perché il vertice di Dushanbe conta

Mentre il mondo diventa multipolare, l’incontro di Dushanbe è un “test pratico della capacità di adattamento delle istituzioni post sovietiche alla nuova architettura mondiale”, osserva Pankratov. A suo giudizio, è soprattutto un test geopolitico.

“Dushanbe sta diventando un terreno di prova per gli approcci russi alla gestione dei processi regionali in un contesto multipolare. La capacità di Mosca di mantenere un ruolo di coordinamento all’interno della CSI, a fronte della crescente influenza di centri di potere alternativi, sarà un indicatore dell’efficacia della strategia russa nello spazio post sovietico”, afferma.

Tra i punti a favore della CSI nel mutamento strutturale globale figura anche la capacità di innovazione istituzionale, come la creazione del formato “CSI+” e il riavvicinamento tra la CSI e la SCO (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai).

“L’iniziativa di creare un formato ‘CSI+’ è una risposta adattativa alle tendenze integrazioniste globali. La concessione dello status di osservatore alla SCO all’interno della CSI crea un meccanismo di avvicinamento tra diverse strutture regionali, in linea con la logica di una ‘diplomazia di rete’ in un mondo multipolare”, spiega Pankratov. Soprattutto, l’incontro di Dushanbe dimostra che, nonostante i disaccordi (come quelli tra Russia e Azerbaigian) e persino i conflitti tra diversi membri, la diplomazia consultiva resta uno strumento affidabile di gestione delle crisi. Strutture come la CSI sono quindi più pertinenti che mai nel quadro della destabilizzazione del sistema internazionale.

“La multipolarità richiede nuovi formati di coordinamento, e la CSI può diventare un modello per strutture analoghe in altre regioni. Il successo del vertice di Dushanbe sarà osservato con attenzione dai partner della Russia all’interno dei BRICS e della SCO”, nota Pankratov.

Risultati concreti attesi

Oltre al valore di test geopolitico, l’obiettivo primario del vertice è ottenere risultati tangibili per i Paesi membri. Secondo Pankratov, i principali esiti attesi riguardano la sicurezza: approvazione di programmi di cooperazione nella lotta a terrorismo ed estremismo per il 2026-2028, adozione del concetto di cooperazione militare fino al 2030 e varo del programma di rafforzamento della sicurezza di frontiera alle frontiere esterne per il 2026-2030.

“In materia di sicurezza e difesa, portiamo avanti un lavoro continuo, e parlo qui in particolare della situazione difficile che si sta svolgendo nella regione. Siamo alleati affidabili. La Russia attribuisce grande importanza a questo partenariato, e onoreremo, senza dubbio, tutti i nostri impegni alleati”, ha dichiarato Vladimir Putin durante l’incontro con Emomali Rahmon, presidente del Tagikistan.

Putin e Rahmon hanno anche firmato una dichiarazione congiunta sul rafforzamento del partenariato strategico e del rapporto di alleanza tra Russia e Tagikistan.

Sul fronte economico è attesa una dichiarazione sulla cooperazione per la sicurezza energetica regionale, accordi per il coordinamento delle posizioni di fronte alle sfide economiche globali e la riattivazione dei lavori delle commissioni intergovernative.

Infine, pur in presenza di evidenti divergenze di politica estera, gli Stati membri della CSI dovrebbero trovare un’intesa sulla lotta alla criminalità transnazionale, su una posizione comune in vista dell’80esimo anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica e sul coordinamento degli approcci alla cooperazione con l’ONU.

“Un’importanza particolare è rivestita dai formati bilaterali. L’incontro Putin-Aliyev potrebbe apportare una stabilizzazione minima delle relazioni russo azerbaigiane senza una svolta strategica. La firma, da parte di Putin e Rahmon, di un accordo per l’approfondimento del partenariato strategico dimostra il mantenimento dell’influenza russa in uno Stato chiave dell’Asia centrale”, spiega Pankratov.

Il nodo Russia-Azerbaigian

Durante l’incontro tra Vladimir Putin e Ilham Aliyev, la spinosa questione dell’incidente dell’aereo di Azerbaijan Airlines del 25 dicembre 2024, all’origine del deterioramento dei rapporti bilaterali, è stata affrontata per prima.

Putin ha nuovamente presentato le sue scuse per l’incidente e ha dettagliato lo svolgimento degli eventi che, secondo l’inchiesta ormai quasi conclusa, hanno portato al disastro.

“L’inchiesta volge al termine, ed è ormai possibile parlare globalmente delle cause di questa tragedia, di questa catastrofe. Essa è legata a diverse circostanze. La prima è che un drone ucraino si trovava in cielo. […] La seconda ragione risiede in malfunzionamenti tecnici del sistema di difesa antiaerea russo stesso. I due missili che sono stati lanciati non hanno colpito l’aereo direttamente, se ciò fosse accaduto si sarebbe schiantato sul posto, ma sono esplosi, forse per autodistruzione, a pochi metri, circa 10 metri. Per questo c’è stato un impatto, ma principalmente non dovuto agli elementi della carica bellica, bensì molto probabilmente ai detriti dei missili stessi. È per questo che il pilota lo ha percepito come una collisione con uno stormo di uccelli, cosa che ha riportato ai controllori russi, e tutto questo è registrato nelle ‘scatole nere’. Gli è stato anche proposto, e anche questo è nelle ‘scatole nere’, si sente molto bene, di atterrare a Makhachkala, ma ha deciso di tornare all’aeroporto della sua base, e poi in Kazakistan”, ha spiegato il presidente russo.

Putin ha inoltre assicurato che la Russia farà tutto il necessario in termini di risarcimenti e che sarà data una valutazione giuridica delle azioni delle persone responsabili. Ha risposto anche alle critiche di media e autorità azere sulla presunta lentezza dell’inchiesta, indicata come tentativo di insabbiamento.

“Il nostro dovere, ripeto, e ne siamo convenuti fin dall’inizio, è dare una valutazione oggettiva di tutto ciò che è accaduto e identificare le vere cause. Ma questo richiede un certo tempo”, ha ricordato.

Ilham Aliyev ha accolto il chiarimento con toni più misurati rispetto ad alcune sue dichiarazioni degli ultimi mesi.

“Naturalmente, desidero ringraziarla particolarmente per queste informazioni dettagliate riguardanti la tragedia di dicembre dello scorso anno, quando si è schiantato un aereo di linea azero. […] Vorrei anche ringraziarla per aver personalmente mantenuto il controllo di questa situazione. E, come abbiamo detto più volte nei nostri scambi di opinioni, i membri delle nostre squadre sono costantemente in contatto, e lei controllava personalmente lo svolgimento dell’inchiesta. E non avevamo alcun dubbio che avrebbe chiarito tutto oggettivamente. Per questo vorrei esprimere ancora una volta la mia gratitudine per il fatto che lei abbia ritenuto necessario affrontare questa questione durante il nostro incontro”, ha dichiarato il presidente dell’Azerbaigian.

Chiarito questo punto, i due presidenti hanno discusso di cooperazione economica. Putin ha ricordato che, nonostante tutto, le relazioni commerciali ed economiche “si sono sviluppate e si sviluppano con successo”, con un aumento del 6% del fatturato commerciale nel 2024 e di oltre il 16% nel 2025.

Per Pankratov, “il semplice fatto di raggiungere un consenso sulle questioni fondamentali di sicurezza e cooperazione economica in un contesto di instabilità globale deve essere considerato un risultato diplomatico importante”.

Prospettiva di lungo periodo

I risultati più rilevanti sul piano geopolitico del vertice di Dushanbe potrebbero non essere immediatamente visibili.

“La prospettiva a lungo termine è legata alle innovazioni istituzionali. Il formato ‘CSI+’, se implementato con successo, potrebbe creare un precedente per la nascita di strutture ibride analoghe, che combinano integrazione regionale e partenariato globale”, conclude Pankratov.

Christelle Néant

IR

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