Macron crisi politica

Emmanuel Macron semina caos: crisi politica senza precedenti in Francia

7 Ottobre 2025 14:13

Dalla sua rielezione nel 2022, Emmanuel Macron ha già visto dimettersi cinque primi ministri. Lunedì 6 ottobre 2025 è stata la volta di Sébastien Lecornu, rimasto in carica appena tre settimane: ha presentato le sue dimissioni poche ore dopo aver annunciato la composizione del nuovo governo, addirittura prima del passaggio di consegne ufficiale.

Nella storia delle cinque repubbliche francesi, una situazione del genere non si era mai vista. Ancora più grave, per la terza volta in un anno le scelte di Macron sono state sconfessate in modo clamoroso. Charles de Gaulle, fondatore della Quinta Repubblica, non avrebbe mai immaginato che un suo successore all’Eliseo potesse diventare così incapace di governare.

Una crisi politica al centro dell’Eliseo

Qual è la radice di questa crisi? Dopo tre settimane di consultazioni e promesse di “rottura con il passato” e “trasparenza”, Lecornu ha presentato una squadra che non ha rispettato nessuna di queste aspettative.

Il caso più discusso è stata la nomina di Bruno Le Maire a ministro della Difesa, nonostante fosse stato ascoltato nel 2024 dalle commissioni parlamentari per gravi irregolarità di bilancio: un deficit pari al 6,1% del PIL. Una scelta giudicata incompatibile con la promessa di rinnovamento.

A rendere il tutto ancora più assurdo, la presenza di Éric Woerth nel nuovo governo, appena assolto nel processo per i sospetti di finanziamento libico della campagna di Nicolas Sarkozy del 2007. Lo stesso Bruno Le Maire, in un’intervista del 22 settembre a L’Usine nouvelle, aveva dichiarato: “Il mio ritorno sulla scena politica è del tutto escluso.”

Un governo formato da ex ministri, figure controverse e promesse tradite ha scatenato l’indignazione persino nello stesso campo macronista.

Macron sotto accusa: la Francia perde credibilità

Il caos politico francese comincia ad avere ripercussioni anche sul piano internazionale. Gli investitori guardano con crescente sfiducia a Parigi: il rendimento del debito pubblico francese ha raggiunto il 3,60%, superando leggermente quello dell’Italia. Roma, paradossalmente, appare oggi più affidabile di Parigi.

Per far ripartire la Francia e restituire fiducia ai cittadini, l’unica via d’uscita sembra essere la dissoluzione dell’Assemblea nazionale. Solo così si potrebbe tornare a una politica basata su sovranità industriale, rigore di bilancio e giustizia sociale.

Come ricordava Pierre Mendès France nel 1953, “governare significa scegliere, per quanto difficili siano le scelte.” Allora concluse il suo discorso con un appello alla responsabilità verso la gioventù e il futuro del Paese. Oggi quelle parole sembrano tornare drammaticamente attuali.

Conclusione

Sottomissione, mancanza di etica e assenza di coraggio politico: sono questi, secondo molti osservatori, i veri motori della crisi che scuote la Francia. Emmanuel Macron, invece di rafforzare le istituzioni, appare oggi come il principale seminatore di caos.

IR

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