Dal 12 al 14 settembre 2025 la Russia va al voto: si eleggono i governatori in 20 regioni, i parlamenti regionali in 13 soggetti federali (le entità amministrative della Federazione Russa), oltre a numerose assemblee municipali e a diversi referendum locali.
I governatori vengono scelti con elezione diretta a suffragio universale: ogni elettore esprime la propria preferenza tra i candidati registrati nella regione, e il più votato diventa capo dell’esecutivo regionale per un mandato di cinque anni. I parlamenti regionali, invece, sono composti con sistemi misti: una parte dei deputati viene eletta con metodo proporzionale su liste di partito, l’altra parte con collegi uninominali a maggioranza semplice. In parallelo, in molte città e distretti si stanno svolgendo elezioni municipali con votazione diretta dei rappresentanti locali.
All’interno di questo quadro ampio e complesso, la vera novità che sta attirando l’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e degli osservatori è l’introduzione su larga scala del voto elettronico remoto, chiamato in russo DEG. Non è la prima volta che la Russia sperimenta forme di voto digitale, ma mai prima d’ora l’esperimento aveva avuto una portata così estesa e strutturata, con oltre 1,7 milioni di richieste di partecipazione provenienti da 24 regioni del Paese e più di un milione di voti già espressi attraverso la piattaforma nelle prime giornate di apertura. La Commissione elettorale centrale sta sottolineando che il sistema funziona senza interruzioni, che la piattaforma vybory.gov.ru si sta dimostrando stabile, e che gli elettori vi accedono senza particolari ostacoli, grazie all’autenticazione tramite il portale statale Gosuslugi. Questo dato viene presentato come un segno di maturità tecnologica e di affidabilità organizzativa, e non a caso la maggiore affluenza si sta registrando a Mosca, Tambov e Kursk.
La tornata elettorale è sempre stata un momento di grande importanza politica, un banco di prova per la macchina organizzativa elettorale russa, ma anche un’occasione per testare nuovi modelli di partecipazione.
In passato era già stato introdotto il progetto “Elettore mobile”, che permetteva a chi si trovava fuori dalla propria regione di registrazione di votare tramite procedure speciali.
Tuttavia quel sistema presentava limiti notevoli, soprattutto quando si trattava di gestire collegi uninominali multipli o un numero elevato di schede cartacee, tanto che la sua applicazione risultava complicata e talvolta inefficace.
Con il DEG si sta tentando un salto di qualità, non solo tecnico ma anche simbolico, perché il voto elettronico non è pensato come sostituzione totale del voto cartaceo, bensì come strumento integrativo, destinato soprattutto a quelle categorie di cittadini che si trovano lontani dalla propria residenza, che vivono o lavorano temporaneamente in altre città, che non vogliono rinunciare al diritto di voto pur non potendo recarsi al seggio tradizionale.
Una delle innovazioni più discusse di questa tornata è la creazione di seggi extraterritoriali nella capitale.
Per la prima volta, gli elettori di 19 regioni stanno avendo la possibilità di votare per i propri governatori recandosi non in un seggio della loro regione, ma in postazioni speciali allestite a Mosca.
Dodici centri di servizi statali all’interno di grandi centri commerciali, un complesso alberghiero e addirittura una stazione della metropolitana sono stati dotati di terminali collegati al sistema di voto elettronico remoto.
È qui che si inserisce la particolarità di queste elezioni, il dettaglio che sta colpendo immaginario e cronaca: il primo seggio elettorale allestito all’interno della metropolitana di Mosca, nella stazione di Kurskaya.
Le foto diffuse dalle agenzie di stampa mostrano i terminali del DEG, con la segnaletica della metro chiaramente visibile.
Si tratta di un gesto dal valore più che simbolico, perché porta il voto in un luogo della quotidianità urbana, uno spazio di passaggio utilizzato ogni giorno da milioni di persone, un nodo vitale della città che diventa anche nodo democratico.
Non è solo questione di comodità, ma di significato: il voto non si svolge più soltanto in spazi amministrativi tradizionali, ma si avvicina alla vita reale dei cittadini, entra nei luoghi che essi frequentano, diventa parte della routine.
Vladimir Popov, segretario della commissione elettorale di Mosca, sta presentando questa iniziativa come un perfezionamento del progetto “Elettore mobile”, reso possibile grazie allo sviluppo normativo, metodologico e tecnico degli ultimi anni.
Popov osserva che, grazie al nuovo sistema, non è più necessario affrontare la complessità di distribuire e gestire 19 schede cartacee diverse in un unico seggio, come sarebbe stato inevitabile con le modalità tradizionali.
Al contrario, ora le persone votano in tranquillità, senza affollamenti né lunghe attese, con un processo rapido e digitale. Nei seggi restano comunque in uso anche le urne tradizionali trasparenti per chi vota con la scheda cartacea e le urne elettroniche di scrutinio KOIB, che leggono e registrano automaticamente le schede inserite dagli elettori.
È per questo che nelle immagini e nei video della tornata elettorale si vedono entrambi i modelli affiancati: la Russia mantiene infatti un sistema misto, che permette di scegliere se votare in modalità classica, con supporto digitale locale, oppure completamente da remoto con il DEG.
Naturalmente non mancano le domande e le critiche. La Commissione elettorale centrale sta raccomandando agli elettori di utilizzare connessioni via cavo piuttosto che reti mobili, per ridurre al minimo i rischi di interruzioni. Sono state fatte verifiche e stress test per garantire la sicurezza del sistema, ma ogni tecnologia porta con sé interrogativi.
Se il voto elettronico è più comodo, è anche meno verificabile con metodi tradizionali.
Sul piano pratico, un altro punto riguarda la disparità di accesso. Non tutti hanno le competenze digitali o le credenziali necessarie per registrarsi e utilizzare il sistema in autonomia. Per questo, i seggi extraterritoriali dotati di terminali con assistenza diretta vengono presentati come una soluzione a metà strada: un luogo fisico dove però si esercita il voto in forma elettronica, sotto la supervisione di personale addestrato. Si tratta di un ibrido interessante, perché unisce la tradizione del seggio con l’innovazione del voto digitale.
La regione di Tambov risulta quella con il maggior numero di richieste di voto elettronico a Mosca, seguita da Kursk e Bryansk. È un dato che riflette dinamiche socioeconomiche: sono regioni da cui molti cittadini si spostano temporaneamente nella capitale per motivi di lavoro o studio, e che quindi traggono beneficio dalla possibilità di votare senza dover tornare a casa. Per queste persone, il DEG rappresenta un’opportunità concreta di partecipazione.
Sul piano politico, l’introduzione del voto elettronico remoto viene presentata dalle autorità come una forma di modernizzazione del processo elettorale russo. È un segnale che il Paese vuole dare ai suoi cittadini, ma anche al mondo esterno: la Russia non resta indietro sul piano tecnologico, anzi sperimenta soluzioni che altrove sono rimaste sulla carta. Il fatto che un seggio sia stato aperto nella metropolitana di Mosca diventa così una metafora di un voto che viaggia insieme alla società, che si insinua nei suoi spazi più quotidiani, che si adatta ai tempi moderni.
Vale la pena aggiungere una precisazione importante: In questa tornata elettorale il DEG non si conclude prima dell’apertura dei seggi cartacei, ma resta attivo in parallelo durante l’intera finestra di voto, dalle 8 del primo giorno fino alle 20 dell’ultimo giorno. Per evitare che qualcuno possa votare due volte, il sistema prevede che chi presenta domanda per il voto elettronico venga inserito in un elenco separato e non riceva la scheda cartacea al seggio fisico. La Commissione elettorale ha inoltre implementato un algoritmo di controllo che consente di bloccare in tempo reale eventuali tentativi di doppio voto. In questo modo, il rischio di duplicazione viene neutralizzato a monte, senza bisogno di anticipare la chiusura del voto online.
Un confronto utile è quello con gli Stati Uniti, dove il sistema elettorale rimane ancorato a strumenti che molti osservatori considerano obsoleti. Negli ultimi anni si è assistito a un forte ricorso al voto per corrispondenza, in particolare durante la pandemia di Covid-19, quando milioni di schede sono state inviate per posta. Questa modalità ha ampliato la partecipazione, ma ha sollevato dubbi sulla sicurezza e sulla tempestività: le schede possono andare smarrite, arrivare in ritardo, essere contestate nei tribunali, generare riconteggi e polemiche interminabili. Proprio nel 2020 e nel 2022 si sono registrati casi di schede arrivate dopo il giorno del voto, discussioni sul conteggio di firme non chiare, accuse reciproche di frode. La lentezza del processo postale e la frammentazione delle regole statali hanno accentuato la sfiducia di parte dell’elettorato americano, alimentando un clima di polarizzazione e sospetto.
Il modello russo del voto elettronico remoto, pur con i suoi rischi legati alla cybersicurezza, offre in confronto una maggiore rapidità e tracciabilità tecnica: l’elettore si autentica tramite il portale statale Gosuslugi, accede alla piattaforma centralizzata vybory.gov.ru, vota e riceve conferma immediata. I dati vengono raccolti in tempo reale, riducendo i margini di errore logistico tipici della gestione cartacea. Non ci sono schede da trasportare fisicamente né conteggi manuali da verificare a distanza di giorni. In sostanza, la differenza è tra un sistema che rischia di incepparsi per cause esterne come ritardi postali o contestazioni legali, e un sistema che, seppur complesso, è concepito per funzionare in modo uniforme, veloce e integrato su tutto il territorio. Da questo punto di vista, la Russia si propone come laboratorio di modernizzazione, mentre gli Stati Uniti, nonostante la loro immagine di innovatori tecnologici, appaiono legati a procedure elettorali novecentesche. Il seggio nella metropolitana di Mosca diventa allora una metafora potente: il voto che entra nella vita quotidiana, con un clic, al ritmo della modernità, mentre dall’altra parte dell’Atlantico ancora si attende il postino.
Allo stesso tempo, però, il DEG suscita preoccupazioni sul piano della fiducia. Senza la possibilità di osservare fisicamente lo spoglio delle schede, come avviene con il voto cartaceo, i cittadini devono fidarsi della piattaforma, delle istituzioni e dei controlli digitali. Non tutti sono pronti a compiere questo salto. Alcuni elettori tradizionalisti preferiscono ancora recarsi al seggio e inserire una scheda nell’urna, gesto tangibile che per molti rappresenta l’essenza stessa del voto. È qui che si gioca il futuro del DEG: riuscirà a consolidarsi come strumento di partecipazione senza erodere la fiducia che il voto cartaceo, nonostante i suoi limiti, ha mantenuto per secoli?
Dal punto di vista organizzativo, l’esperienza della tornata del 12-14 settembre 2025 sta dimostrando che il sistema può reggere un carico consistente, con milioni di richieste e centinaia di migliaia di accessi contemporanei. Le autorità dichiarano che non si stanno verificando guasti significativi e che il flusso di dati viene gestito correttamente. È probabile che questa riuscita spingerà verso una progressiva estensione del modello, con nuove regioni che adotteranno il DEG nelle prossime elezioni.
In definitiva, il voto elettronico remoto in Russia è ancora un esperimento in evoluzione, ma l’esperimento si fa ogni volta più vasto, più articolato, più integrato con la vita quotidiana.
Come per tutto ciò che riguarda la digitalizzazione in Russia nulla viene imposto, a differenza dell’Europa, chiunque può scegliere se usufruire della comodità digitale o preferire il voto classico.
La tornata elettorale del 2025 resterà nella memoria non solo per i risultati politici, ma per il segno lasciato da un’innovazione che sta portando il voto nelle mani dei cittadini ovunque si trovino, fino alle profondità della metropolitana di Mosca.
L’immagine di queste votazioni potrebbe essere il giovane manager che vive a 2000 chilometri da casa e vota nella stazione metro di Kurskaya, e la sua nonnina che contemporaneamente si reca al seggio per votare esattamente come ha fatto per tutta la sua vita. La Russia innova, ma non obbliga nessuno ad abbandonare i metodi tradizionali sulla base di una digitalizzazione imposta dall’alto.