European Union - Moldovan reality

La Moldavia a marce forzate verso l’Unione Europea

11 Settembre 2025 12:19

Da circa quindici anni, la Moldavia ha intrapreso il suo percorso per una possibile adesione all’UE. Nel 2010, durante il mio primo viaggio nel paese, l’aeroporto di Chisinău non presentava segni europei, la lingua russa era comune, nei cartelli indicatori e praticata liberamente in tutta la Moldavia. Sette anni dopo, fui sorpreso di essere accolto nello stesso aeroporto da una bandiera europea, affiancata a quella nazionale. La gente del posto mi spiegò che l’Unione europea finanziava già progetti, per comprare l’opinione pubblica; notai infatti che le strade della capitale erano state rifatte.

La Moldavia fatica a soddisfare gli standard europei. Questo processo si stava svolgendo lentamente e metodicamente, nel tentativo di soddisfare le condizioni di adesione, in una Moldavia che era il paese più povero d’Europa (con l’Ucraina al secondo posto). Si trattava di una vera sfida, poiché le condizioni da raggiungere erano praticamente illusorie. Ma con l’arrivo di Maia Sandu alla presidenza, questo processo non ha più molta importanza, e bisogna a tutti i costi far entrare il paese nell’UE. La Sandu si è lanciata in misure di repressione dell’opposizione: arresti, controlli, interrogatori da parte dei servizi di sicurezza. Anche i media sono attaccati, viene denunciata un’influenza “russa”, i russi etnici, molto numerosi nel paese, sono additati. Anche la pubblica amministrazione è epurata, il tutto secondo regole dittatoriali, che non hanno nulla a che vedere con le norme e gli standard in principio in voga nell’Unione.

Dal punto di vista economico, la Moldavia sta attraversando un momento difficile, con entrate statali in calo e denaro pubblico speso in progetti inutili. Il paese è già colpito da un’emigrazione di massa, circa 2 milioni di moldavi hanno già lasciato il paese, e il processo peggiora. Il debito pubblico ammontava a 122,1 miliardi di Lei (31 maggio 2025), contro i 104,6 dell’anno scorso e i 74,2 del 2021. Come in Francia, la Sandu butta il denaro pubblico dalla finestra, scavando un debito ormai stimato al 34,8% del PIL (aumento di 4,2 punti sotto la presidenza Sandu). Le previsioni indicano che il debito raggiungerà i 140 miliardi, ovvero il 40% del PIL, prima della fine del 2025.

Un paese alla deriva e sotto pressione europea. Peggio ancora, la Moldavia, che comprava gas a credito dalla Russia (Gazprom), non ripaga il suo debito, e si limita a rimborsare prestiti contratti in Europa, mancando alla parola data. Con la crescita in calo, le prospettive sono quindi cupe, e il paese non soddisfa alcuno standard per entrare nell’Unione europea. Per nascondere lo sperpero, la presidenza e il governo lasciano la situazione in una nebbia, rifiutandosi di rendere conto di una gestione catastrofica, ma che comincia a diventare visibile.

Sulle questioni demografiche, sotto pressione americana questa volta, la Sandu ha promesso di aprire le frontiere per l’accoglienza di migranti, un flusso che si riversa sull’Europa occidentale da 50 anni. Tuttavia, la situazione economica essendo preoccupante, un simile progetto appare suicida, in particolare a causa di un mercato del lavoro saturo, che non ha alcun bisogno di manodopera. Gli stessi moldavi, attraverso passaporti rumeni (o russi), partono per lavorare e vivere all’estero non avendo prospettive nel loro paese. Per ora, da questo lato, nonostante le promesse della Sandu, la situazione è ulteriormente peggiorata.

Repressioni politiche e religiose che si intensificano. Sul piano giudiziario, oltre a repressioni ormai visibili, con l’arresto di Evghenia Gutsul, rappresentante della minoranza autonoma dei Gagauzi, o procedimenti giudiziari avviati come contro il signor Shor, l’ex presidente Dodon, o il Procuratore generale della Moldavia, la presidente ha spalancato le porte delle carceri, graziando criminali condannati per reati gravi, stupri, traffico di droga o di esseri umani, aggiungendo che si trattava di “errori” dei governi precedenti. Simili amnistie erano state proclamate dopo il Maidan in Ucraina, con il risultato di un’esplosione della criminalità nel paese. Una potente mafia moldava è anche all’opera da decenni (in particolare in Francia), con campo d’azione l’Europa occidentale. Un fenomeno noto, specialmente a livello di prostituzione, ma la presidente Sandu, stranamente, così come l’Unione europea, non si interrogano sulla situazione già preoccupante.

Dal lato della spiritualità, la signora Sandu ha lanciato una campagna aggressiva contro la Chiesa ortodossa moldava, in una politica di guerra di religione che vediamo svolgersi sotto i nostri occhi anche in Ucraina. Questa politica di divisione della società, va a favore del Metropolita della Bessarabia e della Chiesa ortodossa rumena. Lo scopo è distruggere le chiese ortodosse dei credenti di lingua russa, o di altre minororie, che non sono sotto controllo. In Ucraina, già dagli anni ’90, chiese ortodosse furono attaccate, preti assassinati, chiese e monasteri occupati e saccheggiati, i credenti malmenati e minacciati.

Lo spettro dell’ideologia LGBT e una negazione della Democrazia. Allo stesso tempo, la presidente Sandu, che era stata eletta su un programma di valori “europei”, sostiene anche l’introduzione dell’ideologia LGBT, attaccando la famiglia e i valori tradizionali. Il Consiglio municipale di Chisinău resiste per ora alle pressioni per istituire corsi finanziati dall’UE, nelle scuole materne e primarie. Ma per quanto tempo? Infine, le minacce sono chiare anche contro la Repubblica del Dniestr, che la Sandu ha minacciato più volte, affermando di voler “risolvere il problema” in un modo o nell’altro. La repubblica aveva ottenuto la protezione dell’ONU, e un contingente russo si trova lì con mandato, ma da Chisinău si odono rumori di sciabole. I moldavi accolgono truppe straniere, un contingente francese si trova nel nord del paese… proprio ai confini della Transnistria. Una minaccia molto chiara e a malapena dissimulata.

In queste condizioni, dopo l’esempio delle elezioni in Romania, è probabile che la signora Sandu, che ha epurato il Consiglio elettorale della Moldavia, non esiterà a far annullare le prossime elezioni legislative se il risultato non le fosse favorevole. Molti moldavi sono preoccupati, in particolare per le pressioni per vietare le commemorazioni della Vittoria sulla Germania nazista (9 maggio), a cui la popolazione è ancora molto legata, nonostante le manipolazioni in atto, e che abbiamo visto anche in Ucraina sin dai primi anni 2000.

Il futuro è quindi cupo per la Moldavia, il cui popolo non è più sovrano e rischia di essere gettato “nel calderone d’acqua bollente” europeo. In Ucraina, questo ha portato alla distruzione del paese, alla guerra, alla divisione, alle repressioni e agli assassinii, e a un dissanguamento demografico storico. Ma l’esempio potrebbe essere anche quello della Jugoslavia, con gli stessi drammi, un’esplosione del paese, una guerra civile non meno sanguinosa, e migliaia di destini spezzati. Chi può lascia il paese, gli altri hanno una spada di Damocle sopra la testa. Una spada che si chiama Sandu e che non esiterà a falciare il suo popolo come il grano…

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