seconda guerra mondiale

1 settembre 1939: l’inizio della Seconda guerra mondiale e le responsabilità nascoste

1 Settembre 2025 06:30

Il 1 settembre 1939, con l’attacco tedesco alla Polonia, ha inizio la Seconda guerra mondiale. Una data simbolica che segna il crollo dell’ordine uscito da Versailles e l’avvio di un conflitto destinato a diventare la più grande catastrofe del Novecento.

Spesso questa giornata viene ricordata in modo superficiale, come se l’aggressione nazista fosse un fulmine a ciel sereno. In realtà, l’attacco alla Polonia fu la conseguenza di anni di calcoli geopolitici e di precise scelte delle potenze europee. Per capire perché la guerra scoppiò, occorre guardare non solo a Berlino e Varsavia, ma anche a Londra e Parigi.

Le radici di una guerra annunciata

Dopo il 1918, la Germania uscì piegata dal trattato di Versailles, l’Italia visse il mito della “vittoria mutilata”, mentre l’Unione Sovietica era considerata un pericolo dalle capitali occidentali.

Negli anni Venti e Trenta, Francia e Gran Bretagna, pur proclamandosi garanti della pace, adottarono una linea ambigua. I regimi fascista e nazista vennero tollerati, se non addirittura incoraggiati, soprattutto per la loro funzione antisovietica.

L’anticomunismo era la bussola che guidava Londra e Parigi. La minaccia di Mosca appariva più grave di quella rappresentata dal nazifascismo. Così, di fronte alle prime aggressioni tedesche e italiane, si preferì la politica delle concessioni.

Austria e Cecoslovacchia

Nel 1938 Hitler annette l’Austria senza incontrare opposizioni. Pochi mesi dopo, con gli accordi di Monaco, ottiene la cessione dei Sudeti. Francia e Gran Bretagna partecipano al negoziato, ma scelgono di sacrificare la Cecoslovacchia. Neville Chamberlain, tornando a Londra, proclama “pace per il nostro tempo”, ma in realtà consegna a Hitler carta bianca.

La Cecoslovacchia era uno Stato democratico e ben armato. Se fosse stata difesa, il corso della storia avrebbe potuto cambiare. Al contrario, Londra e Parigi preferirono guardare a est, convinte che l’espansione tedesca si sarebbe rivolta contro l’URSS.

L’Italia in Africa e in Spagna

La stessa logica vale per l’Italia. Nel 1935 Mussolini invade l’Etiopia: le sanzioni della Società delle Nazioni sono solo simboliche. In Spagna, durante la guerra civile, Francia e Gran Bretagna si trincerano dietro la formula del “non-intervento”, che di fatto favorisce le potenze fasciste.

Queste scelte non furono ingenue. Rispondevano a una visione strategica: tollerare le dittature, purché fossero utili come baluardo contro il socialismo.

Il 1 settembre 1939

Quando Hitler ordina l’attacco alla Polonia, l’operazione è giustificata da un falso incidente di frontiera, l’attacco a Gleiwitz, organizzato dalle SS.

Il 3 settembre Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania. Ma restano ferme: inizia la “strana guerra”, con un fronte occidentale immobile e nessun serio tentativo di soccorrere Varsavia. La Polonia, pur legata da accordi militari a Londra e Parigi, viene lasciata sola e cade in poche settimane.

L’Europa si avvia così verso la catastrofe.

Il patto Molotov-Ribbentrop: mito e realtà

Il 23 agosto 1939 l’URSS firma con la Germania il patto Molotov-Ribbentrop. Oggi viene spesso presentato come un’alleanza militare, o addirittura come la vera causa della guerra. Questa interpretazione è fuorviante.

Il patto non fu un’alleanza ma un accordo di non aggressione. Stalin, dopo anni di tentativi falliti di costruire un sistema di sicurezza collettiva con l’Occidente, si trovava isolato. I negoziati con Londra e Parigi, nell’estate del 1939, non avevano portato a nulla.

L’accordo con Berlino fu una mossa difensiva: guadagnare tempo per rafforzare l’esercito e spostare i confini più a ovest. Non vi furono mai operazioni militari congiunte, né un coordinamento strategico. Germania nazista e URSS rimasero nemici inconciliabili, e infatti si scontrarono nel giugno 1941.

Occorre ricordare che altri Stati avevano firmato accordi con Hitler ben prima di Mosca: la Polonia nel 1934, l’Italia con l’Asse Roma-Berlino, e le stesse potenze occidentali avevano permesso l’espansione nazista a spese di Austria e Cecoslovacchia.

Una lezione per l’Europa

Il 1 settembre 1939 non è solo una ricorrenza storica. È un monito. Le guerre non scoppiano all’improvviso: maturano tra calcoli geopolitici, errori diplomatici e cinismi strategici.

L’errore dell’Occidente fu credere di poter “indirizzare” l’aggressività nazista contro l’Unione Sovietica. La realtà dimostrò che un regime fondato sul suprematismo e sul razzismo non poteva essere contenuto né usato come pedina come sperava l’Occidente degli anni 30.

La lezione è chiara: la pace si difende con coerenza, non con compromessi che diventano complicità.

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