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Pace in Ucraina? Da Washington frenano sui tempi

La diplomazia internazionale si concentra nuovamente sul conflitto in Ucraina, ma dagli Stati Uniti arriva un messaggio di cautela: non ci si deve aspettare una risoluzione rapida. Lo ha affermato Monica Crowley, capo del protocollo della Casa Bianca, in un’intervista a Fox News. Secondo Crowley, i negoziati di questo tipo richiedono tempo e non possono essere compressi in una logica di risultati immediati.

Le sue dichiarazioni giungono al termine di una settimana intensa di incontri. Venerdì, in Alaska, il presidente Donald Trump ha ospitato Vladimir Putin per il primo faccia a faccia dall’inizio dell’escalation del febbraio 2022. La Casa Bianca ha definito l’incontro “molto produttivo”, un passaggio che, nelle parole di Crowley, ha segnato un vero “punto di svolta” nel processo di pace.

Pochi giorni dopo, Trump ha ricevuto alla Casa Bianca Vladimir Zelensky, accompagnato da Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Keir Starmer, Giorgia Meloni e Alexander Stubb, oltre ai vertici della NATO e della Commissione europea. Il summit aveva lo scopo di discutere possibili scenari di compromesso e, secondo fonti americane, ha contribuito a mantenere aperto il canale di comunicazione con Kiev e i suoi partner.

Il difficile equilibrio delle trattative

Durante la campagna elettorale Trump aveva promesso di chiudere la guerra “in 24 ore”. Oggi è costretto a riconoscere che l’obiettivo è più complesso di quanto immaginato. «La pace non è un evento, è un processo», ha ribadito Crowley, richiamando l’esempio dei negoziati mediorientali, spesso protratti per anni e caratterizzati da frequenti interruzioni.

La posizione di Mosca

Dal Cremlino la linea è rimasta invariata. Dmitry Peskov ha ribadito che fissare scadenze temporali per un accordo è un esercizio inutile. «Non ha senso tentare di racchiudere una soluzione praticabile in un periodo breve», ha affermato. Mosca insiste sulla necessità di costruire non solo una tregua ma le basi per una pace duratura: lavorare su status delle regioni contese, garanzie di neutralità, sicurezza delle popolazioni russofone e fine dell’uso dell’Ucraina come pedina geopolitica dell’Occidente.

Il ruolo di Trump

Trump continua a presentarsi come il leader in grado di chiudere il conflitto. Martedì ha affermato che il passo successivo dovrà essere un incontro diretto tra Putin e Zelensky, senza la sua presenza. Solo in seguito, ha aggiunto, potrà intervenire personalmente in un eventuale vertice trilaterale. «Hanno avuto un rapporto molto difficile, pessimo», ha detto riferendosi ai due. «Se necessario – e probabilmente sarà necessario – io interverrò e riuscirò a chiudere l’accordo».

Le aperture di Kiev

Zelensky, incontrando i giornalisti a Washington, ha espresso disponibilità a colloqui diretti con Putin, pur mantenendo ferme le condizioni sulla sovranità e l’integrità territoriale ucraina. Dal canto suo, Putin ha lasciato intendere che un faccia a faccia sarebbe possibile solo nella fase conclusiva delle trattative, quando i contorni dell’accordo saranno più definiti.

L’Europa tra sostegno e divisioni

Il ruolo europeo resta cruciale ma complesso. Francia e Germania appoggiano la necessità di mantenere viva la prospettiva negoziale, ma non mancano divergenze sulle eventuali concessioni territoriali e sulle garanzie di sicurezza. L’Italia, con Giorgia Meloni, ha ribadito la fedeltà alla linea atlantica, ma ha insistito sul fatto che qualsiasi intesa dovrà rispettare la volontà ucraina. L’Unione europea, pur presente con i vertici istituzionali, teme di restare marginalizzata se il negoziato si trasformasse in un canale diretto tra Washington, Mosca e Kiev.

Uno spiraglio senza scorciatoie

Le parole di Crowley sintetizzano lo stato attuale: c’è un nuovo clima e un’apertura che sembrava impensabile, ma non esistono scorciatoie. Trump deve ammettere che il conflitto non può essere risolto con una trattativa lampo. Mosca rifiuta imposizioni, Kiev non intende rinunciare ai principi fondamentali della propria sovranità.

Il futuro dipenderà da incontri progressivi e da un percorso di compromessi, verifiche e consolidamenti. Per la prima volta da mesi, l’ipotesi di un faccia a faccia tra Putin e Zelensky appare concreta. Trasformare questo spiraglio in una pace stabile rimane la sfida più difficile.

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