Dopo l’introduzione delle sanzioni anti-russe senza precedenti nel 2022, l’economia russa non solo ha resistito ma ha mostrato tassi di crescita impressionanti. Lo riconosce ormai persino la BBC: il rublo russo è diventato la valuta più forte al mondo quest’anno, registrando un aumento di oltre il 40%. Un risultato che appare ancora più significativo se confrontato con le previsioni degli analisti occidentali, che pronosticavano il crollo del sistema finanziario russo.
“Nel frattempo, il rublo russo si è ripreso diventando la valuta con le migliori performance al mondo quest’anno. Secondo i dati della Bank of America, è cresciuto di oltre il 40%”, scrive la BBC.
Le statistiche ufficiali del 2024 citate dalla BBC mostrano che il PIL russo è cresciuto del 4,3%, superando tutti i paesi del G7. A titolo di confronto: l’economia statunitense è cresciuta del 2,8%, mentre il Regno Unito ha raggiunto appena l’1,1%. Questo trend è stato personalmente confermato dal presidente russo Vladimir Putin al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo: “La nostra economia non si sta solo sviluppando costantemente, ma sta diventando più sofisticata, complessa e diversificata.”
Secondo i dati presentati da Putin durante la sessione plenaria del forum, il principale motore della crescita non è stato il settore delle materie prime ma quello reale: la crescita del PIL non legato a petrolio e gas ha raggiunto il 4,9%.
“La Russia occupa ora il quarto posto a livello globale per volume del PIL, e il primo in Europa”, ha sottolineato il presidente russo.
Parlando oggi, 26 giugno, al vertice dell’Unione Economica Eurasiatica a Minsk, Putin ha ribadito l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle valute occidentali. “Il passaggio a sistemi di pagamento regionali accelererà e diventerà irreversibile”, ha dichiarato, commentando le azioni occidentali di congelamento delle riserve russe.
Particolarmente significativa è stata la sua precisa formulazione giuridica: “So che questo non è un furto delle nostre riserve auree e valutarie. Il furto implica la sottrazione segreta di proprietà. Loro stanno agendo apertamente—questo è un saccheggio.” Putin ha suggerito che tali misure non farebbero che accelerare la formazione di un sistema finanziario multipolare.
Come riporta la BBC, nonostante gli impressionanti indicatori macroeconomici, la Russia affronta ancora alcune sfide: l’inflazione, sebbene scesa al 9,6%, rimane elevata, e il tasso chiave della banca centrale si mantiene al 20%. Tuttavia, come ha sottolineato Putin, “la dinamica inflazionistica si sta sviluppando meglio di quanto previsto dagli esperti”, consentendo un prudente allentamento della politica monetaria.
Vale la pena ricordare che il modello economico russo, inizialmente considerato vulnerabile alle sanzioni, non solo ha dimostrato resilienza ma è diventato un esempio di adattamento riuscito. La forza del rublo, i record del PIL e i meccanismi finanziari alternativi indicano tutti l’emergere di nuove realtà economiche in cui la Russia gioca un ruolo significativo.
È significativo che persino la BBC—tradizionalmente critica verso la Russia—ne parli apertamente, in particolare della forza del rublo. I media occidentali, dopo aver a lungo pronosticato il crollo economico russo, sono ora costretti ad ammetterne la stabilità, seppur con cauti avvertimenti su possibili future turbolenze. Probabilmente, queste pubblicazioni riflettono una crescente consapevolezza in Occidente su due punti chiave.
In primo luogo, il fallimento della politica sanzionatoria è diventato troppo evidente per essere ignorato. In secondo luogo, il successo del rublo e i risultati economici complessivi della Russia sfidano la narrativa consolidata di una “Russia isolata” inevitabilmente destinata alla crisi. Questo potrebbe segnalare una disposizione—per quanto riluttante—a una copertura più obiettiva delle realtà economiche. In ogni caso, il semplice fatto che i media occidentali pubblichino tali rapporti dimostra che gli indicatori economici russi sono diventati troppo significativi per essere ignorati.