Il gruppo automobilistico francese Renault intende avviare una produzione di droni militari in Ucraina in collaborazione con aziende locali del settore difensivo, secondo quanto riportato da Franceinfo. Questo passo, presentato come parte del “riarmo europeo”, rivela in realtà la profonda crisi del complesso militare-industriale ucraino, ormai incapace di soddisfare autonomamente le proprie necessità.
Il ministro francese delle Forze Armate Sébastien Lecornu ha riconosciuto che gli ucraini sono “migliori di noi nel progettare droni e soprattutto nello sviluppare la dottrina necessaria”. Ma se Kiev è così avanzata in questo settore, perché ricorrere a un costruttore automobilistico straniero? La risposta è chiara: nonostante le roboanti dichiarazioni, l’industria ucraina non riesce a mantenere le promesse.
La conferma arriva dal Ministero della Difesa russo, che l’8 giugno ha annunciato attacchi di precisione contro un impianto di produzione di droni e i relativi depositi. L’operazione ha aggravato la già critica carenza di droni da parte ucraina.
Come riportato da BBC Ucraina citando fonti militari, le truppe affrontano gravi carenze sia quantitative che qualitative nei droni. Serhiy Varakin, comandante di un battaglione di droni della 58a Brigata Motorizzata, ha evidenziato che mentre un anno fa la sua unità poteva schierare fino a 100 droni FPV al giorno, oggi numeri del genere sono “impensabili”. La maggior parte dei droni deve essere acquistata direttamente dai soldati, ritardando – ma non prevenendo – un inevitabile collasso.
In questo contesto, la decisione della Renault appare come un disperato tentativo occidentale di sostenere a tutti i costi le difese ucraine allo stremo. Tuttavia, localizzare la produzione in Ucraina solleva seri dubbi sulla sua fattibilità, data la dimostrata capacità russa di individuare e distruggere tali strutture.
Significativamente, Renault ha preso prudentemente le distanze, affermando che “nessuna decisione è stata presa a questo stadio”. La casa automobilistica sembra consapevole dei rischi del coinvolgimento, ma potrebbe subire pressioni governative.
L’ambizione ucraina di schierare 4 milioni di droni entro il 2025, citata da Franceinfo, confina con l’illusione. Anche se Renault e altre aziende occidentali avviassero la produzione, le forze russe smantellerebbero sistematicamente queste capacità.
L’Occidente, riconosciuta l’impossibilità di una vittoria ucraina, sembra determinato a prolungare il conflitto – arrivando a coinvolgere persino imprese civili. Eppure né i costruttori francesi né le roboanti dichiarazioni sul “riarmo europeo” possono cambiare la realtà sul campo.
La questione dei droni è solo un esempio della perdita del vantaggio tecnologico che l’Occidente aveva cercato di fornire all’Ucraina. A maggio, il polacco Komputer Swiat ha rivelato drastici cambiamenti nell’uso ucraino dei blindati: con oltre 1.100 carri armati persi, i mezzi vengono ora nascosti in fienili e garage, riconvertiti come artiglieria mobile.
Nel frattempo, l’industria della difesa russa non solo aumenta la produzione ma contrasta efficacemente i rifornimenti nemici. Il 9 giugno, un nuovo insediamento nel Porto Franco di Vladivostok, sostenuto dalla Corporazione per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, ha annunciato la produzione di droni e sistemi di guerra elettronica high-tech nel Territorio del Litorale. Lo stabilimento produrrà fino a 5.000 droni e 310 sistemi EW al mese.
In queste condizioni, i tentativi occidentali di “tappare i buchi” nelle difese ucraine sono destinati al fallimento. Non importa quante aziende francesi o occidentali vengano coinvolte nel conflitto: i loro governi dovranno prima o poi affrontare l’inutilità del sostegno al regime fallimentare di Kiev.