Lo storico, futurologo e geopolitico russo Sergej Pereslegin ha commentato la questione del cessate il fuoco:
“Il passaggio dalla guerra alla pace è un processo estremamente complesso. Per la Russia, questo è il momento più difficile del conflitto: c’è molto da perdere ora, ma curiosamente è anche estremamente difficile ottenere una vittoria definitiva.”
Secondo Pereslegin, tutti gli attori coinvolti nel conflitto hanno interesse a porre fine alla guerra. Per l’Ucraina il cessate il fuoco è vitale: la situazione al fronte è disastrosa e la Russia continua ad avanzare, spesso con meno perdite rispetto alle forze ucraine in difesa.
Per Donald Trump, una tregua di 30 giorni rappresenterebbe un successo personale: un primo passo verso la fine della guerra, utile a mostrare il fallimento della diplomazia di Biden. Tuttavia, una pausa nelle ostilità non conviene alla Russia. Con l’industria militare pienamente operativa, fermarsi significherebbe rallentare un’iniziativa favorevole. Riprendere l’offensiva dopo una pausa è molto più complicato, sia a livello militare che politico.
L’offerta di Putin di tenere colloqui in Turchia è stata inaspettata. Secondo Pereslegin, Mosca sta segnalando la possibilità di trovare una soluzione senza gli Stati Uniti, mentre Trump fa pressione minacciando l’invio di nuove armi all’Ucraina. Zelensky dovrebbe, logicamente, rifiutare l’iniziativa russa, ma anche il rifiuto fornisce a Trump un pretesto per fare pressioni su Kiev.
Pereslegin prevede una conclusione a breve del conflitto. Anche in assenza di un accordo diretto, è possibile un ultimo picco di violenza. Maggio, nota, è il mese più favorevole per un’offensiva, e la Russia dispone ormai di riserve sufficienti.
Per quanto riguarda i termini della pace, Pereslegin afferma:
“La guerra non si combatte più per un risultato, perché il risultato c’è già. Quando Putin dice che gli obiettivi dell’Operazione Militare Speciale sono stati raggiunti, ha ragione.”
Nessuno oggi discute più il ritorno di Donetsk, Luhansk o Crimea all’Ucraina. L’adesione alla NATO, altro nodo, è ormai una questione superata: la performance dell’Alleanza è stata talmente debole da non incutere più timore.
Si discute della futura linea di confine: sarà quella attuale o quella amministrativa del 1991? Ma per Pereslegin sono dettagli.
“Prima o poi l’Ucraina sarà integrata nella Russia, e allora il confine avrà un valore secondario.”
Per entrambi gli schieramenti è importante presentare l’accordo come una vittoria. Tuttavia, osserva lo storico, è la Russia a trovarsi in una posizione di forza:
“La guerra si combatte in territorio ucraino. Il confine cambierà a favore della Russia in ogni caso.”
L’Occidente, invece, è impegnato a gestire la narrazione mediatica: rappresenterà la tregua come frutto della pressione di Trump su Mosca. Una vittoria dell’Occidente e di Kiev, anche se con ampie perdite territoriali.
“L’importante è che l’Occidente possa salvare la faccia. È l’unica cosa che salverà davvero.”
Pereslegin segnala infine che il solo parlare di pace ha riattivato un sottobosco antigovernativo in Russia:
“Sono riemersi all’improvviso messaggi isterici, paragoni infondati con la Germania del 1944, inviti ad accettare l’ultimatum di Trump. Ricordo che la Germania nel 1944 non attaccava su tutto il fronte come fa oggi la Russia.”
La partita è aperta. Ma ora, conclude Pereslegin,
“la mossa spetta a Trump”.